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Dino Buzzati
(✶1906   †1972)

Dino Buzzati Traverso, conosciuto come Dino Buzzati (San Pellegrino di Belluno, 16 ottobre 1906 – Milano, 28 gennaio 1972), è stato uno scrittore, giornalista, drammaturgo, poeta, librettista e pittore italiano. Fin da quando era uno studente collaborò al Corriere della Sera come cronista, redattore e inviato speciale.

Infanzia e studi

Dino Buzzati (il cognome Traverso fu aggiunto nel 1917) nasce nella villa di famiglia presso San Pellegrino, località alle porte della città di Belluno. Il padre è Giulio Cesare Buzzati (1862-1920), celebre giurista proveniente da un'illustre famiglia bellunese, mentre la madre è Alba Mantovani (1871-1961), veneziana, figlia del medico Pietro Mantovani e della nobildonna Matilde Badoer. È il terzo di quattro fratelli: gli altri sono Augusto (1903-?), che diverrà ingegnere, Angelina (1904-2004) e Adriano (1913-1983), futuro biologo genetista.

La famiglia Buzzati trascorreva le estati nella villa di Belluno e il resto dell'anno a Milano, dove il padre — docente di diritto internazionale — lavorava alla neonata Università commerciale Luigi Bocconi, dividendosi tra questa e l'insegnamento alla più antica Università di Pavia. La villa di famiglia e la biblioteca, fondamentali nella formazione dello scrittore, meriterebbero una storia a parte. Nei primi anni della sua infanzia lo scrittore mostrò una grande attenzione e sensibilità per le arti figurative e per la musica, imparando a suonare a dodici anni pianoforte e violino, abbandonando però in seguito gli studi. Connaturato alla crescita di Buzzati è anche l'amore per la montagna, che lo porterà a scalare e a sognare le montagne per tutta la vita.

Dopo i primi anni, e dopo la morte del padre, a quattordici anni, Buzzati si iscrive al liceo Parini di Milano, dove conosce Arturo Brambilla; i due stringono amicizia e si cimentano anche in duelli di scrittura. Con lui inizierà una fitta corrispondenza che continuerà sino alla prematura morte di Brambilla. In questi anni Buzzati scopre l'interesse per la cultura egizia (nelle lettere con Brambilla si firmerà a lungo Dinubis) e per Arthur Rackham. Terminati gli studi superiori Buzzati inizia a mostrare il desiderio di scrivere un romanzo. Si iscrive a giurisprudenza per assecondare la volontà della famiglia.

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Carriera giornalistica

Nel 1928, poco prima di terminare gli studi universitari, entra come praticante al Corriere della Sera, del quale diverrà in seguito redattore, ed infine inviato. I suoi articoli al Corriere furono relativamente pochi, in quanto vi lavorò a lungo con l'importante qualifica di titolista (chi pensa ai titoli degli articoli). Sempre nell'anno 1928 si laurea in giurisprudenza con una tesi dal titolo La natura giuridica del Concordato.

Fra il 1935 e il 1936 si occupò del supplemento mensile La Lettura. Incomincia soprattutto in questi anni a dedicarsi alla scrittura di racconti brevi, talvolta pubblicati anche sulle pagine del Corriere. Nel 1940, anno di uscita de Il deserto dei tartari, era inviato di guerra ad Addis Abeba per il Corriere.

Dal gennaio all'estate del 1942 Buzzati soggiornò in incognito a Messina, come inviato di guerra e operatore militare nella base della Marina di MareSicilia, con il compito di compilare una manuale tecnico "sulla nostra attuale guerra navale", un lavoro di "grande responsabilità e mole".

Aderì alla Repubblica sociale italiana e il 25 aprile 1945 fu casualmente suo l'editoriale di commento alla Liberazione, che uscì sulla prima pagina del Corriere col titolo Cronaca di ore memorabili.

Nel 1949 fu inviato dal Corriere al seguito del Giro d'Italia, all'epoca la manifestazione sportiva più seguita nella penisola.

Carriera letteraria

Nel 1933 uscì il suo primo romanzo, Bàrnabo delle montagne, al quale seguì dopo due anni Il segreto del Bosco Vecchio. Da entrambe le opere furono tratti film ad opera di registi italiani: il primo girato da Mario Brenta nel 1994, il secondo da Ermanno Olmi nel 1993. Il 9 giugno 1940 Buzzati pubblicò il suo più grande successo: Il deserto dei Tartari, scritto l'anno precedente (il titolo originale doveva essere La fortezza, poi fu cambiato su suggerimento di Leo Longanesi, che lo pubblicò da Rizzoli), dal quale nel 1976 Valerio Zurlini trasse il film omonimo.

Nel 1946, Buzzati cambiò editore passando a Mondadori. Nel 1949 Il deserto dei Tartari usciva in lingua francese, riscuotendo un lusinghiero successo. Nacque allora la popolarità di Buzzati in Francia. Nel 1958 vince il Premio Strega con la raccolta Sessanta racconti.

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Del 1960 è Il grande ritratto, che riscosse molto successo dal punto di vista tematico, meno da quello letterario: viene affrontato il tema della femminilità, novità rispetto alle tematiche affrontate fino ad allora dall'autore. Esso anticipa il più famoso Un amore, in cui si riconoscono alcune vicende biografiche dell'autore, come per esempio il matrimonio avvenuto ad età avanzata.

Fra i suoi ultimi scritti rientra I miracoli di Val Morel, pubblicato nel 1971 e ristampato solo in gennaio 2012. Il libro è una raccolta di finti miracoli, che nell'invenzione dell'autore sarebbero stati attribuiti a Santa Rita dalla tradizione popolare, e ispirati alla località di Valmorel di Limana.

Altre attività

Accanto all'attività di scrittore e giornalista, Buzzati si dedicò al teatro, dando vita a un sodalizio con il musicista e direttore di orchestra Luciano Chailly, curando personalmente anche le scenografie delle sue rappresentazioni, e alla pittura: fu un grande appassionato di arte ed eseguì numerosi bozzetti e dipinti di vario genere, partecipando a numerose mostre. L'autore dichiarò «Sono un pittore il quale, per hobby, durante un periodo purtroppo alquanto prolungato, ha fatto anche lo scrittore e il giornalista. [...] La pittura per me non è un hobby, ma il mestiere; hobby per me è scrivere. Ma dipingere e scrivere per me sono in fondo la stessa cosa. Che dipinga o scriva, io perseguo il medesimo scopo, che è quello di raccontare delle storie». Con Poema a fumetti vincerà il premio Paese Sera, nel 1970. Il suo dipinto più noto è Piazza del Duomo di Milano, nel quale il Duomo è raffigurato come una montagna dolomitica con guglie e pinnacoli, circondata da pascoli verdi.

Un'altra passione di Buzzati è stata infatti quella dell'alpinismo e in particolare delle scalate su roccia. Molte sono le vie di roccia, anche difficili, da lui percorse sulle Dolomiti, spesso accompagnato da famose guide alpine divenute nel tempo suoi intimi amici (come Gabriele Franceschini). Le zone da lui più frequentate erano le Pale di San Martino e la Croda da Lago, a cui era particolarmente affezionato. Per quasi tutta la sua vita ha dedicato a questa attività il mese di vacanza in settembre, che trascorreva nella casa di famiglia a San Pellegrino di Belluno. Il suo amore per le montagne e per le scalate era tale che più volte ha raccontato e scritto che quasi tutte le notti a Milano sognava di arrampicare.

Interessanti le esperienze come sceneggiatore, che lo videro collaborare con Federico Fellini alla stesura de Il Viaggio di G. Mastorna, il progetto che il regista inseguì tutta la vita, e che non ebbe mai luce. Fu, da un certo punto di vista, un autore molto realistico che affrontava la gente con i temi della solitudine e dell'angoscia. Uno dei pochi in Italia a promuovere i canoni della letteratura fantastica.

Morte

Morì di tumore al pancreas (ne morì anche il padre nel 1920) alla clinica "La Madonnina" di Milano il 28 gennaio 1972. Nell'estate del 2010 le sue ceneri furono disperse sulla Croda da Lago nelle amate Dolomiti.

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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