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Eugenio Scalfari
(✶1924   †##)

Eugenio Scalfari (Civitavecchia, 6 aprile 1924) è un giornalista, scrittore e politico italiano.

Contribuì, con altri, a fondare il settimanale l'Espresso ed è fondatore del quotidiano la Repubblica. I campi principali dell'analisi di Scalfari sono l'economia e la politica. La sua ispirazione politica è liberale di matrice sociale. Punti forti dei suoi articoli recenti sono la laicità, la questione morale, la filosofia.

Formazione e vita privata

Scalfari inizia gli studi secondari al Liceo Mamiani di Roma, ma è a Sanremo (dove la famiglia, che è di origini calabresi, si era trasferita temporaneamente, essendo il padre direttore artistico del Casinò) che compie gli studi liceali, al liceo classico G.D. Cassini, col compagno di banco Italo Calvino.

Nel 1950 si sposa con la figlia del giornalista Giulio De Benedetti, Simonetta, morta nel 2006.

Dalla fine degli anni settanta Scalfari è sentimentalmente legato a Serena Rossetti, già segretaria di redazione de L'Espresso (e poi di Repubblica) che sposerà dopo la scomparsa della moglie Simonetta. Eugenio Scalfari è ateo (cfr. Corriere della Sera, 21/03/1996).

Esordi giornalistici durante il fascismo

Tra le prime esperienze giornalistiche di Scalfari c'è "Roma Fascista", organo ufficiale del GUF (Gruppo Universitario Fascista), mentre era studente di giurisprudenza. Negli anni successivi Scalfari continua a collaborare con riviste e periodici legati al fascismo, come "Nuovo Occidente", diretto dall'ex squadrista e fascista cattolico Giuseppe Attilio Fanelli. Nel 1942 Scalfari sarà nominato caporedattore di "Roma Fascista".

All'inizio del 1943 scrisse una serie di corsivi non firmati sulla prima pagina su Roma Fascista in cui lanciava generiche accuse verso speculazioni da parte di gerarchi del PNF sulla costruzione dell'EUR. Questi articoli portarono alla sua espulsione dai GUF per opera di Carlo Scorza, allora vicesegretario del PNF. Di fronte al gerarca intenzionato a perseguire gli speculatori, il giovane Scalfari aveva ammesso come i suoi corsivi fossero basati su voci generiche. Il gerarca accusò poi il giovane di essere un imboscato, e lo prese materialmente per il bavero strappandogli le mostrine dalla divisa del partito.

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Carriera giornalistica nel dopoguerra

Dopo la fine della seconda guerra mondiale entra in contatto con il neonato partito liberale, conoscendo giornalisti importanti nell'ambiente. Nel 1950, mentre lavora presso la Banca Nazionale del Lavoro, diventa collaboratore prima a Il Mondo e poi all'Europeo di due personalità che spesso richiama nei suoi scritti: Mario Pannunzio e Arrigo Benedetti. Ricorderà, poi, con orgoglio di essere stato licenziato dalla BNL per una serie di articoli sulla Federconsorzi non graditi alla direzione.

Nel 1955 partecipa all'atto di fondazione del Partito Radicale. Nello stesso anno nasce il settimanale L'Espresso: Scalfari è direttore amministrativo.

Nel 1963 somma la carica di direttore responsabile de L'Espresso a quella di direttore amministrativo. Il settimanale arriva in cinque anni a superare il milione di copie vendute. Il successo giornalistico si fuse con il piglio imprenditoriale, dato che Scalfari continuò a gestire anche la parte organizzativa e amministrativa.

Sempre nel 1967 Scalfari pubblicò insieme a Lino Jannuzzi l'inchiesta sul SIFAR che fece conoscere il tentativo di colpo di Stato chiamato piano Solo. Il generale De Lorenzo li querelò e i due giornalisti furono condannati rispettivamente a 15 e a 14 mesi di reclusione, malgrado la richiesta di assoluzione fatta dal Pubblico Ministero Vittorio Occorsio, che era riuscito a leggere gli incartamenti integrali prima che il governo ponesse il segreto di Stato.

Scalfari e Jannuzzi evitarono il carcere grazie all'immunità parlamentare loro offerta dal Partito Socialista Italiano: alle elezioni politiche del 1968 Scalfari fu eletto deputato, come indipendente nelle liste del PSI, mentre Jannuzzi divenne senatore. Scalfari, che era stato eletto sia nella circoscrizione di Torino che in quella di Milano, optò per la prima e aderì al gruppo del PSI. Restò deputato fino al 1972. Nel 1968 con la candidatura in Parlamento aveva lasciato la direzione de L'Espresso.

In quegli anni criticò accanitamente le manovre di Eugenio Cefis, prima presidente dell'ENI e poi di Montedison, appoggiando spesso chi gli si opponeva; tra questi vi fu nel 1971 Sindona nel suo scontro con Mediobanca per il controllo di Bastogi. Soprattutto contro Cefis era indirizzato il celebre libro-inchiesta pubblicato da Scalfari e da Giuseppe Turani nel 1974, Razza padrona.

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Fondazione e direzione de la Repubblica

Nel 1976 Scalfari fondò il quotidiano la Repubblica, che debuttò nelle edicole il 14 gennaio di quell'anno. L'operazione, attuata con il gruppo L'Espresso e la Arnoldo Mondadori Editore, aprì una nuova pagina del giornalismo italiano. Il quotidiano romano, sotto la sua direzione, compie in pochissimi anni una scalata imponente diventando per lungo tempo il principale giornale italiano per tiratura.

L'assetto proprietario registra negli anni ottanta consolidamenti della posizione dello stesso Scalfari e l'ingresso di Carlo De Benedetti, nonché un vano tentativo di acquisizione da parte di Berlusconi in occasione della "scalata" del titolo Arnoldo Mondadori Editore, finito con il "lodo Mondadori" resosi necessario a causa del fatto che (come accertato dalla magistratura in seguito) Silvio Berlusconi, a capo della Fininvest, aveva corrotto uno dei tre giudici per avere un pronunciamento favorevole nella disputa con De Benedetti per il controllo della Mondadori: tale accordo fu fortemente voluto da Giulio Andreotti, grazie all'intermediazione di Giuseppe Ciarrapico. Sotto la sua guida La Repubblica aprì il filone investigativo sul caso Enimont, che dopo due anni fu in buona parte confermato dall'inchiesta di "Mani pulite".

Contro Craxi, a differenza che con Spadolini e con De Mita, Scalfari s'era speso sin dall'inizio del decennio precedente, considerandolo l'archetipo della questione morale contro cui si scagliava l'anima della sinistra rappresentata da Berlinguer. Di questi invece elogiò lo "strappo" con l'Unione Sovietica in occasione del golpe polacco, pur restando essenzialmente estraneo alla tradizione comunista e rimanendo su posizioni legate all'intellettualità laica e alla tecnocrazia. In tal senso vanno lette alcune sue importanti iniziative, tutte sostenute per il tramite di "Repubblica": sponsorizzò il "governo del Presidente" candidandovi il governatore della Banca d'Italia Carlo Azeglio Ciampi già negli anni ottanta; indicò al presidente Scalfaro il commissario PSI a Milano Giuliano Amato come viatico per la sua scelta a premier nel 1992; apprezzò Guido Rossi come commissario delle aziende travolte nel turbine di Tangentopoli.

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Il ritiro dalla direzione de la Repubblica

Scalfari, padre del quotidiano la Repubblica e della sua ascesa editoriale e politico-culturale, abbandona il ruolo di direttore nel 1996, e a lui subentra Ezio Mauro. Non scompare dalla testata del giornale, poiché attualmente svolge il ruolo di editorialista dell'edizione domenicale. I suoi editoriali sono entrati oramai nella consuetudine del giornale, tanto da essere soprannominati - anche per la loro congrua lunghezza - "la messa cantata della domenica". Cura altresì una rubrica su L'Espresso (il vetro soffiato). Il 6 luglio 2007, sul Venerdì di Repubblica (il magazine settimanale che esce dal 1987), ha annunciato l'abbandono della sua storica rubrica Scalfari risponde dopo l'estate ringraziando i lettori per l'affetto ricevuto e gli stimoli da loro pervenuti per le sue riflessioni. Gli è subentrato Michele Serra.

Su RaiSat Extra è andato in onda per qualche tempo, ogni giovedì, un programma dal titolo la Scalfittura, in cui Scalfari teneva dei colloqui politici con Giovanni Floris.

Nel 2013 le sue "interviste" con papa Francesco hanno causato per due volte la smentita da parte della sala stampa vaticana in relazione alle parole attribuite da Scalfari al Pontefice. Scalfari ha ribattuto di aver scritto virgolettati "come se fossero usciti dalla bocca del Papa", senza aver preso appunti o registrato durante i colloqui.

Opere

Petrolio in gabbia, con Ernesto Rossi e Leopoldo Piccardi, Bari, Laterza, 1955.
I padroni della città, con Leone Cattani e Angelo Conigliaro, Bari, Laterza, 1957.
Le baronie elettriche, con Josiah Eccles, Ernesto Rossi e Leopoldo Piccardi, Bari, Laterza, 1960.
Rapporto sul neocapitalismo in Italia, Bari, Laterza, 1961.
Il potere economico in URSS, Bari, Laterza, 1962.
Storia segreta dell'industria elettrica, Bari, Laterza, 1963.
L'autunno della Repubblica. La mappa del potere in Italia, Milano, Etas Kompass, 1969.
Il caso Mattei. Un corsaro al servizio della repubblica, con Francesco Rosi, Bologna, Cappelli, 1972.
Razza padrona. Storia della borghesia di Stato, con Giuseppe Turani, Milano, Feltrinelli, 1974.
Interviste ai potenti, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1979.
Come andremo a incominciare?, con Enzo Biagi, Milano, Rizzoli, 1981.
L'anno di Craxi (o di Berlinguer?), Milano, Mondadori, 1984
La sera andavamo in Via Veneto. Storia di un gruppo dal Mondo alla Repubblica, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1986.
Incontro con Io, Milano, Rizzoli, 1994.
Alla ricerca della morale perduta, Milano, Rizzoli, 1995.
Il labirinto, Milano, Rizzoli, 1998.
Attualità dell'Illuminismo, a cura di, Roma-Bari, Laterza, 2001.
La ruga sulla fronte, Milano, Rizzoli, 2001.
Articoli, 5 voll., Roma, la Repubblica, 2004.
Eugenio Scalfari (a cura di), Dibattito sul laicismo, Roma, La biblioteca di Repubblica, 2005.
L'uomo che non credeva in Dio, Torino, Einaudi, 2008.
Per l'alto mare aperto, Torino, Einaudi, 2010.
Scuote l'anima mia Eros, Torino, Einaudi, 2011.
La passione dell'etica. Scritti 1963-2012, in Collana I Meridiani, Milano, Mondadori, 2012, ISBN9788804613985.
Dialogo tra credenti e non credenti, Torino, Einaudi, 2013.
L'amore, la sfida, il destino. Il tavolo dove si gioca il senso della vita, Milano, Einaudi, 2013, ISBN9788806218508.
Racconto autobigrafico, Milano, Einaudi, 2014, ISBN9788806216429.
L'allegria, il pianto, la vita, Collana Supercoralli, Torino, Einaudi, 2015.

Bibliografia

Claudio Mauri, Il cittadino Scalfari, prefazione di Ruggero Guarini, Milano, SugarCo, 1983, SBNIT\ICCU\RAV\0062015.
Giancarlo Perna, Eugenio Scalfari, una vita per il potere, Milano, Leonardo Editore, 1990, ISBN8835500494.
Angelo Cannatà, Eugenio Scalfari e il suo tempo, Milano-Udine, Mimesis, 2010, ISBN9788857500270.
Francesco Bucci, Eugenio Scalfari. L'intellettuale dilettante, Roma, Società Editrice Dante Alighieri, 2013, ISBN9788853437501.

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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