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Francesco Guccini
(✶1940   †—)

«Bolognesi! Ricordatevi: Sting è molto bravo, però tenetevi il vostro Guccini. Uno che è riuscito a scrivere 13 strofe su una locomotiva, può scrivere davvero di tutto.»
(Giorgio Gaber)

Francesco Guccini (Modena, 14 giugno 1940) è un cantautore, compositore, scrittore e attore italiano.

Fra i più importanti e noti cantautori, il suo debutto ufficiale risale al 1967 con l'LP Folk beat n. 1 (ma già nel 1959 aveva scritto le prime canzoni rock 'n' roll); in una carriera ultraquarantennale ha pubblicato oltre venti album di canzoni. È anche scrittore e sporadicamente attore, autore di colonne sonore e di fumetti; si occupa inoltre di lessicologia, lessicografia, glottologia, etimologia, dialettologia, traduzione, teatro ed è autore di canzoni per altri interpreti.

È ritenuto uno degli esponenti di spicco della scuola dei cantautori italiani; i testi dei suoi brani vengono spesso assimilati a componimenti poetici, denotando una familiarità con l'uso del verso tale da costituire materia di insegnamento nelle scuole come esempio di poeta contemporaneo. Oltre all'apprezzamento della critica, Guccini riscontra un vasto seguito popolare, venendo considerato da alcuni il cantautore "simbolo", a cavallo di tre generazioni.

Fino alla metà degli anni ottanta ha insegnato lingua italiana al Dickinson College, scuola off-campus, a Bologna, dell'Università della Pennsylvania. Guccini suona la chitarra folk, e la maggior parte delle musiche da lui composte ha come base questo strumento. È uno tra gli artisti con il maggior numero di riconoscimenti da parte del Club Tenco, con quattro Targhe, due Premi e un Premio Le parole della musica, cui si aggiungono vari altri premi e riconoscimenti.

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L'infanzia (1940-1950)

«Cresciuto tra i saggi ignoranti di montagna,
che sapevano Dante a memoria e improvvisavano di poesia…»
(da Addio, Stagioni, 2000)

Il cantautore nacque da Ferruccio Guccini (1911-1990), impiegato delle Poste, originario di Pàvana, ed Ester Prandi (1914-2009), casalinga di Carpi, al n. 22 di via Domenico Cucchiari, a Modena, il 14 giugno 1940, dunque quattro giorni dopo l'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale. Di lì a poco, suo padre fu chiamato alle armi e questo evento costrinse il piccolo Francesco ad andare a vivere con la madre presso i nonni paterni, a Pàvana, sull'Appennino tosco-emiliano. Guccini ricorderà più volte nelle proprie opere gli anni dell'infanzia trascorsi sulle montagne dell'Appennino: proprio a Pàvana dedicherà inoltre il primo romanzo Cròniche epafàniche; molte delle sue canzoni attingeranno da questa ambientazione montanara della quale ha più volte dichiarato di andare molto fiero. Un forte senso di appartenenza ai luoghi di origine della sua famiglia, che descriverà nel brano Radici, avrebbe segnato quindi la sua poetica, divenendo un tema ricorrente dei suoi scritti e dei suoi brani, come ad esempio in Amerigo, che narra la storia di povertà ed emarginazione di un prozio emigrante. La fine della guerra riportò Guccini nei luoghi lasciati pochi mesi dopo la nascita; nel 1945 tornò dunque a vivere con la madre a Modena, dove l'anno successivo il padre, ritornato dalla prigionia, riprese il suo impiego alle Poste.

L'adolescenza (1950-1958)

A Modena, descritta con una certa amarezza nella canzone Piccola città, Guccini trascorse la sua adolescenza che avrebbe poi raccontato in Vacca d'un cane, suo secondo romanzo. Dopo la scuola dell'obbligo, frequentò l'istituto magistrale Carlo Sigonio (curiosamente nella stessa scuola del tenore Luciano Pavarotti), diplomandosi nel 1958. Questo periodo non viene ricordato con felicità: la "fuga" da Pàvana lo mise di fronte alla realtà modenese contro la quale si mosse anche nei suoi testi. Furono questi anni intensi per la sua formazione culturale e musicale: nacquero in questo contesto le storie delle sue canzoni che guardano alla società e al quotidiano, i racconti e i dubbi per i quali si definì in un verso di Samantha un «burattinaio di parole». Altri riferimenti a Modena si possono trovare in Cencio (Quello che non, 1990), ove Guccini ricorda con toni nostalgici un amico affetto da nanismo.. Nel 1960 si trasferì a Bologna al n. 43 di via Paolo Fabbri nel quartiere della Cirenaica.

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Il periodo giovanile e gli inizi nel mondo musicale (1959-1966)

La sua prima esperienza lavorativa di istitutore in un collegio a Pesaro terminò con esito fallimentare, poiché fu licenziato dopo breve tempo. Di ben altro spessore fu invece la sua esperienza alla Gazzetta di Modena: per due anni ricoprì il ruolo di cronista, un'occupazione a sua detta «massacrante, dodici ore di lavoro al giorno per ventimila lire al mese». In redazione ebbe diverse mansioni, prestando attenzione soprattutto alla cronaca giudiziaria; tra i suoi articoli è particolarmente rilevante un'intervista realizzata a Domenico Modugno (reduce da due vittorie consecutive al Festival di Sanremo) nell'aprile del 1960, e proprio l'incontro con il cantautore pugliese spingerà Guccini (già musicista e autore di brani rock'n'roll) a scrivere la sua prima canzone da cantautore, L'antisociale. Nel frattempo frequenta la facoltà di Magistero senza laurearsi.

La scoperta della musica rock fu fondamentale per la formazione del Guccini cantante. Cominciò a suonare grazie ad Alfio Cantarella che lo contattò per metterlo alla chitarra, lo stesso Alfio Cantarella con Pier Farri (che divenne in seguito suo produttore) erano alla batteria. Guccini chiamò inoltre Victor Sogliani (futuro componente dell'Equipe 84) al sassofono formando un gruppo chiamato I Gatti. Conobbero un altro gruppo, I giovani leoni formato da 3 ragazzi tra cui Maurizio Vandelli (che nel 1964 diede vita alla ben più nota Equipe 84) al quale Guccini ricorda di aver insegnato il Re ed il La maggiore. Guccini dovette partire per la leva militare e quando tornò i due gruppi si erano fusi formando l'Equipe 84. Fecero l'ingresso nella musica leggera di quegli anni anche Dodo Veroli (futuro produttore dei Nomadi) insieme ad altri due ragazzi di Modena che da li a poco diedero vita ai Nomadi. Guccini iniziò dunque con i Nomadi da una parte e l'Equipe 84 dall'altra.

Guccini mosse i primi passi nel mondo della musica come cantante e chitarrista in un'orchestra da balera, di cui facevano parte Pier Farri (che divenne in seguito suo produttore) alla batteria e Victor Sogliani (futuro componente dell'Equipe 84) al sassofono, più un altro chitarrista, Franco Fini Storchi. Il complesso, nato nel 1958, si chiamò dapprima Hurricanes, poi Snakers e infine Gatti, dopo l'unione con i Marino's di Alfio Cantarella: con gli Snakers Guccini scrisse le prime canzoni, Bimba guarda come (il ciel sa di pianto), Roy Teddy Boy, Ancora, Viola come gli occhi di Angelica, rock'n'roll sul modello dei brani di Peppino Di Capri e degli Everly Brothers, che, uniti ad alcune reinterpretazioni del periodo, costituirono il repertorio dell'orchestra. Per due anni il gruppo ottenne molti ingaggi, facendo la stagione sulla riviera romagnola e suonando in tutto il nord Italia e anche all'estero: proprio durante alcuni spettacoli in Svizzera Guccini si trovò ad accompagnare come chitarrista Nunzio Gallo, noto vincitore del Festival di Sanremo 1957 con Corde delle mia chitarra (in coppia con Claudio Villa).

Alla fine del 1961 la famiglia Guccini si trasferì a Bologna in via Massarenti, e Francesco (iscrittosi all'Università di Bologna nella facoltà di Lingue) per qualche tempo visse insieme ad Alfio Cantarella. Nel luglio 1962 Guccini partì per il servizio militare, che prestò a Lecce, alla Scuola di Fanteria di Cesano di Roma e a Trieste. Come ricorda egli stesso, si trattò di un'esperienza sostanzialmente positiva. Poco prima della partenza scrisse alcune canzoni, molte delle quali poi cestinò «un po' per pudore un po' per vergogna», ritenendole null'altro che tentativi. Fra queste vi erano La ballata degli annegati e Venerdì santo. Nel frattempo, durante l'assenza di Guccini, I Gatti si erano uniti a un'altra formazione, i Giovani Leoni di Maurizio Vandelli, che nel 1964 diede vita alla ben più nota Equipe 84; terminato il servizio militare, Guccini rifiutò di entrarvi per continuare gli studi, che in seguito abbandonò a un passo dalla laurea (nel 2002 gliene fu conferita una honoris causa in Scienze della formazione). Per la sua maturazione musicale e artistica risultarono decisivi gli ascolti (le «diete musicali», come le definì) del gruppo torinese dei Cantacronache di Fausto Amodei, Sergio Liberovici e Michele Straniero; la sua evoluzione artistica lo portò poi a interessarsi al beat (in quel periodo scoprì Bob Dylan) e compose canzoni come Auschwitz (incisa con il sottotitolo La canzone del bambino nel vento), È dall'amore che nasce l'uomo, portate al successo dall'Equipe 84, che aveva già inciso L'antisociale a gennaio del 1966, e Noi non ci saremo, incisa invece dai Nomadi.

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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