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Gian Domenico Romagnosi
(✶1761   †1835)


«L'etica, la politica ed il diritto si possono bensì distinguere, ma non disgiungere. [...] Non esiste un'etica pratica, se non mediante le buone leggi e le buone amministrazioni.»
Gian Domenico Romagnosi, L'associazione dell'etica, della politica e del diritto

Gian Domenico Romagnosi (Salsomaggiore Terme, 11 dicembre 1761 – Milano, 8 giugno 1835) è stato un giurista, filosofo ed economista italiano.

Figlio di Bernardino e Marianna Trompelli, studia dal 1775 nel Collegio Alberoni di Piacenza e nel 1782 si iscrive nell'Università di Parma, dove si laurea in giurisprudenza nel 1786.

Per breve tempo esercita la professione notarile, nel 1789 fa parte della Società letteraria di Piacenza dove legge i suoi primi lavori scientifici: il Discorso sull'amore delle donne considerato come motore precipuo della legislazione; il Discorso sullo stato politico di tutte le nazioni; Sull'opinione pubblica.

Nel 1790 fa parte dell'Accademia degli Ortolani, nel 1791 è pretore della città di Trento e pubblica la Genesi del diritto penale, poi, nel 1792, Cosa è eguaglianza e, nel 1793, Cosa è libertà e Primo avviso al popolo, che mostrano simpatie rivoluzionarie. Il suo incarico gli procura contrasti con il principe vescovo di Trento, il conte Pietro Vigilio Thun: questi gli concede comunque il titolo di consigliere aulico d'onore.

Dal 1794 al 1798 è consulente legale; a Trento è autore di due volumetti dal titolo rispettivamente di "Cosa è eguaglianza" e "Cosa è la libertà?" in cui si schierò contro i principi della rivoluzione francese. Nel 1799, accusato di giacobinismo, è incarcerato a Innsbruck per 15 mesi ma viene assolto nel processo: durante la prigionia scrive Delle leggi dell'umana perfettibilità per servire ai progressi delle scienze e delle arti. Nel 1801, con l'occupazione francese di Trento, diviene segretario del Consiglio superiore presieduto dal giurista Carlo Antonio Pilati.

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Nel maggio 1802 scopre gli effetti magnetici dell'elettricità: pubblica i suoi risultati sui giornali di Trento e Rovereto e invia una relazione all'Accademia delle scienze francese ma la comunità scientifica la ignora. Nel 1820 il fisico danese Hans Christian Ørsted fonda l'elettromagnetismo, conducendo un analogo esperimento (noto come esperimento di Oersted) e riconosce che la conoscenza dei lavori di Romagnosi avrebbe anticipato la scoperta dell'elettromagnetismo di 18 anni.

Nel 1804 insegna diritto pubblico nell'Università di Parma, nel 1806 è chiamato a Milano a occuparsi della revisione del codice di procedura penale; nel 1807 ottiene la cattedra di diritto civile all'Università di Pavia e pubblica il discorso Quale sia il governo più adatto a perfezionare la legislazione civili; nel 1809 è professore nella Scuola di Alta legislazione e ispettore delle scuole di diritto e, nel 1811, fonda il Giornale di giurisprudenza universale.

Nel 1814 pubblica le Istituzioni di Diritto amministrativo e l'anno seguente, anonima, l'opera Della costituzione di una monarchia costituzionale rappresentativa che gli vale i sospetti della polizia austriaca.

Dal 1817 collabora alla Biblioteca Italiana e al Conciliatore e nel 1820 pubblica l'Assunto primo della scienza del diritto naturale. Nel 1821 è arrestato e incarcerato a Venezia con l'accusa di partecipazione alla congiura ordita da Silvio Pellico, Pietro Maroncelli e Federico Confalonieri: viene prosciolto ma gli è vietato l'insegnamento. Durante la detenzione scrive Dell'insegnamento primitivo delle matematiche che pubblica nel 1823 mentre del 1824 è l'opera Della condotta delle acque. Nel 1825 escono le Istituzioni di civile filosofia ossia di Giurisprudenza Teorica, testo per lezioni da tenere all'Università di Corfù su invito del governo britannico. Dal 1827 al 1835 è direttore degli Annali Universali di Statistica (1824-1848) rivista specialistica che tratta diversi rami del sapere, dalla storia al commercio all'economia politica; collabora anche all'Antologia fiorentina del Vieusseux.

Muore nel 1835 assistito dal suo allievo Carlo Cattaneo, al quale detta il testamento e affida i manoscritti inediti. È sepolto nella cappella dei conti Cusani Confalonieri del cimitero di Carate Brianza, località dove era solito trascorrere i periodi di villeggiatura estiva ospite di Luigi Azimonti.

A lui sono dedicate alcune vie: l'Istituto di Istruzione Superiore di Erba (Ragioneria, Geometri, Elettrico/elettronico ed Enogastronomico), l'Istituto Tecnico Commerciale di Piacenza e un Liceo Classico di Parma, la scuola elementare di Carate Brianza e la biblioteca comunale di Salsomaggiore Terme.

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Il pensiero giuridico, economico e storico

Tra i maggiori intellettuali italiani dei secoli XVIII e XIX, l'opera del Romagnosi, nel rinnovamento del pensiero giuridico italiano richiesto dalla necessità di codificare i nuovi interessi delle classi borghesi emersi con la Rivoluzione francese e consolidati nel successivo Codice napoleonico, è legata alla fondazione di una nuova scienza del diritto pubblico, penale e amministrativo, con uno spirito scientifico settecentesco illuministicamente volto all'unificazione delle scienze giuridiche, naturali e morali. Studiò pertanto la vita sociale nelle sue componenti storiche, giuridiche, politiche, economiche e morali, considerando l'uomo nelle forme della sua esistenza storica, nei modi in cui concretamente pensa e agisce in un contesto sociale determinato: in questo modo lo studio della storia rivela lo sviluppo dell'incivilimento umano.

Nella Genesi del diritto penale - opera che gli dette notevole fama e non solo in Italia, tanto che fu tradotta in diverse lingue – Romagnosi, riprendendo tesi di Cesare Beccaria, pone i problemi dell'utilità della punizione, della natura della colpa e del diritto. Dà una giustificazione razionale della società che gli appare una unione necessaria tra gli uomini, dialetticamente rapportati nel rispetto di una disciplina condivisa. L'uomo è lo stesso sia nello stato di natura che in quello di società, malgrado le diversità delle forme sociali; pertanto gli uomini hanno un diritto di socialità importante e sacro, quanto quello della conservazione di se stesso; la società è per lui l'unico stato naturale dell'uomo, respingendo così la dottrina di uno stato di natura anteriore allo stato sociale: il cosiddetto stato di natura è solo un diverso stato sociale nella storia dell'umanità.

Nell'Introduzione allo studio del diritto pubblico universale, premesso che ogni complesso giuridico deve basarsi sui bisogni della comunità, sostiene che lo scopo del diritto dev'essere il rafforzamento delle strutture civili e politiche della società.

Nell' Assunto primo della scienza del diritto naturale, riprendendo temi già sviluppati nella Genesi del diritto, sostiene che nella natura è tanto il principio di individualità quanto quello di socialità e pertanto lo sviluppo umano avviene naturalmente verso uno stato di società, l'unico in cui si sviluppa l'incivilimento - termine ricorrente nei suoi scritti - un continuo processo verso stadi più avanzati di perfezionamento morale, civile, economico e politico.

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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