1023. quando faccia loro da termine un avverbio locale anteposto; li, là, ivi, costì, laggiù ecc. ecc. Ivi entro (si parla d'una fonte) gittava tant' acqua e sì alta verso, il cielo ecc. (ivi entro, cioè, dentro quella fonte). Boccaccio. - Ivi presso (presso a quel luogo) correva un fiumicel di vernaccia. Boccaccio. - Venir m'indusse ad una sua fortezza Ch'è qui presso (presso a questo luogo). Ariosto. - Corse ad una villa ivi vicino. Boccaccio. - Gli mostrò un uscio e disse: entrate là entro (dentro quel luogo). Boccaccio;

1024. quando il nome che farebbe da termine si sottintende ripetuto. Quando con arme e quando senza (senz'arme) gire (andare) Penteo usava. Boccaccio. - Colson (colser) dell'erba con radici e senza. Ariosto. Non sarebbe detto bene con e senz'arme, con e senza radici, come usano oggi;

1025. quando il termine si può sottintendere dal contesto, o se ne prescinde affatto. Così adopransi spesso a mo' di veri avverbii le preposizioni improprie prima, dopo, innanzi, dietro, dentro, fuori, vicino, lontano, addosso, intorno, accanto, dirimpetto, di qua, di là ed altre somiglianti. Dopo venia Demostene (cioè dopo i precedenti). Petrarca. -

1026. E l'occhio riposato intorno mossi (cioè intorno a me). Dante. - E la morte vien dietro a gran giornate (cioè dietro a me). Petrarca. - Si come all'orlo dell'acqua d'un fosso Stan li ranocchi pur col muso fuori (cioè fuori dell'acqua) ecc. Dante. - I cittadini di Parma usciron fuori tutti armati (cioè fuori della città). G. Villani. - Andatosene alla cella, quella aprì ed entrò dentro (dentro la cella stessa). Boccaccio. - Vago già di cercar dentro e d'intorno La divina foresta ecc. (dentro di essa, e intorno ad essa). Dante.

1027. Anche le preposizioni invece e in cambio si possono usare come avverbii. Deve schivarsi ogni leggerezza ed affettazione, adottando invece una grave semplicità. Antoniano. - Risolvemmo abbandonarla (questa duplice traduzione) e di mettervi invece la derivazione diretta della parola. Accad. Crusca. - Il popolo piglierà esempio da voi di lasciar la chiesa e di andare in cambio chi a taverne, chi a trebbii. Segneri. - Dicesi anche: in quella vece, in quel cambio oppure in vece di ciò, in cambio di ciò.

1028. Così pure fino e perfino (più di rado sino, persino, insino) si usano nel senso di anche. La prima regola del nostro mestiere è di non domandare i fatti degli altri: tantochè fin le nostre donne non son curiose. Manzoni. - Perfino gli adorati cavalli furono da me trascurati. Alfieri.

1029. Fino a, insino a trovansi usati avverbialmente: Per qualche tempo fino all'are di Giove ne rimarranno solitarie e deserte. G. Gozzi. - Questo fanciullo che insino alle capre se n'innamorano. Caro.