3. Inoltre sono tali anche quei verbi transitivi che significano eleggere, nominare, stimare ed altri di significato simile, i quali si compiono nel nome della funzione, della denominazione o della qualità che si conferisce o si attribuisce a qualcuno, per esempio. eleggere re, nominare Giovanni, stimare dotto o ignorante ecc. o in costruzione passiva come esser eletto re, esser detto o chiamato Francesco, essere stimato, creduto, reputato buono o cattivo.
Quella che abbiamo fin qui descritta è la forma più semplice possibile della proposizione che si chiama appunto proposizione semplice.

Proposizione semplice ellittica
4. La proposizione semplice può non essere completa, cioè può lasciare sottintesa una sua parte (figura di ellissi). Più spesso manca il soggetto, il che avviene quando il predicato stesso o il contesto del discorso bastano a farlo individuare, per esempio: leggo (io); leggi (tu); leggono (quelle persone, di cui abbiamo parlato).
Talvolta si omette invece il predicato verbale, perché già noto: per esempio alla domanda Chi legge? si risponde: io, tu, lui (senza ripetere il predicato verbale); oppure si mette il solo nome del predicato nominale; per esempio: io ricco, io sano (cioè si omette sono).

Proposizione complessa
5. Una proposizione semplice può ampliare con altre parole i suoi elementi. Queste parole si chiamano complementi, e la proposizione prende il nome di complessa.
Tali complementi possono essere:
Attributivi, così detti perché attribuiscono ad una cosa una qualità, una proprietà, una condizione. Essi consistono in aggettivi, o in frasi rette da preposizioni, che ne fanno le veci, o in sostantivi (nel qual caso si ha l'apposizione); ed aggiungono al soggetto una qualificazione, per esempio i bravi allievi studiano; la virtù sincera piace; la casa di Piero era splendida. Plinio il Vecchio fu arso. Federico imperatore regnò.
Oggettivi, così detti perché fanno da oggetto ad un verbo transitivo. Essi consistono in nomi, pronomi o infiniti, su cui cade direttamente l'azione del predicato: io leggo un libro; la candela arde il candeliere; io voglio parlare; devo partire ecc.
Avverbiali, così detti, perché determinano le modalità e le condizioni di un'azione. Consistono in avverbi o in nomi retti da una preposizione, per esempio Alessandro regnò in Macedonia; la virtù piace a tutti; Dante scrive eccellentemente; nessuno ama per forza.