148. Siccome tutte le carni morte, tutte l'erbe e tutti i frutti sono un nido proporzionatissimo per le mosche e per gli altri animaletti volanti, così lo sono ancora tutte le generazioni di funghi. Redi. - Quando per altro la chiarezza non lo richiegga, sarà meglio omettere questo lo, come sogliono fare i buoni scrittori, o sostituirgli il dimostrativo tale (vedi cap. seg., § 10).

Uso del pronome ciò
149. Il pronome ciò ha sempre significato neutro equivalente a questo, quello, codesto senza distinzione, ed è invariabilmente di numero singolare. Il popolo di questa terra vedendo ciò, si leverà a romore. Boccaccio. - E di lagrime vivo a pianger nato, Nè di ciò duolmi. Petrarca.

150. È raro nel parlar familiare, ma frequentissimo negli scrittori. Essendo indeterminato, è anche più comprensivo de' suoi corrispondenti, e quindi si usa specialmente quando si voglia abbracciare tutto insieme un concetto complesso, poco avanti enunciato, e più sovente davanti al relativo che: ciò che = quello che. P. es. .... Fa' ciò che ti piace. Non si usa bene riferito ad un oggetto o fatto particolare; p. es. ciò è terribile, invece di dire questa è una cosa terribile o in altro modo somigliante.

151. Frasi con ciò
Con questo pronome si formano parecchie frasi avverbiali: perciò, contuttociò, ciò non ostante ecc. ecc.
Cioè = ciò è, è avverbio dichiarativo di qualche cosa detta innanzi (come vale a dire); e benchè in origine accenni a tempo presente singolare, essendo ormai divenuto avverbio, può riferirsi a qualunque tempo e numero. Egli è andato cercando ch'io faccia quello che io non volli mai fare, cioè ch'io racconti le cattività sue. Boccaccio. - Quel che non puoi avere inteso, Cioè come la morte mia fu cruda, Udirai. Dante.

152. Alcun di loro, cioè frate Filippo Lungo, fu toccato col carbone. Fioretti S. Francesco. - Alle cui leggi, cioè della natura, voler contrastare troppo gran forze abbisognano. Boccaccio.
Anticamente il verbo essere dopo ciò, si conjugava dicendo ciò sono, ciò era, ciò erano, ciò furono ecc. ecc.