Mettere il fodero in bucato

Il rag. Rompini fu chiamato d’urgenza dall’usciere addetto al pubblico: un signore, stanco dell’estenuante attesa e della lunghissima fila, aveva messo a soqquadro la sala d’attesa — si fa per dire — dove la gente si accalcava per poter accedere agli sportelli. «Corra, ragioniere —gridò il commesso — una persona del pubblico ha messo il fodero in bucato!».
Il direttore dell’agenzia lì per lì non capì il linguaggio del suo dipendente; «costui è impazzito», pensò; poi si rese conto che un pazzo, in effetti, c’era: era uno del pubblico che, in preda a un raptus da stanchezza, aveva dato in escandescenza rompendo varie suppellettili.
L’usciere voleva dire, infatti, che una persona era improvvisamente impazzita e usò quel modo di dire desueto per non dire sconosciuto. «Mettere (o fare) il fodero in bucato» significa, dunque, impazzire. Ma qual è l’origine di questa locuzione? È presto detto.
Nei tempi andati si chiamava fodero una sorta di sottana fatta di pelliccia e la stessa pelle concia di qualche animale per foderare i vestiti. Ora mettere una pelliccia (fodero) nel bucato è da pazzi in quanto, si sa, si rovinerebbe. Probabilmente, in passato, qualche donna deve averlo fatto se ciò ha dato origine al modo di dire.

02-09-2016 — Autore: Fausto Raso