Specificazione epesegetica

A proposito del complemento di aggiunzione , di cui abbiamo parlato recentemente, dobbiamo dire che non è il solo snobbato da molti sacri testi grammaticali. Ce n’è un altro snobbato a metà: il complemento di specificazione. E ci spieghiamo.
La maggior parte (tutti?) dei testi grammaticali liquidano l’argomento scrivendo: « Il complemento di specificazione serve a specificare il significato di un nome generico (l’amico ‘di Carlo’) e risponde alla domanda sottintesa ‘di chi?, ‘di che cosa’? », oppure: « È un sostantivo o un nome preceduto dalla preposizione ‘di’, che specifica o chiarisce il nome precedente ».
A nostro modo di vedere l’argomento andrebbe affrontato diversamente chiarendo, inoltre, che il complemento di specificazione non è unico; ci sono almeno tre tipi:
a) il complemento di specificazione propriamente detto (specificazione epesegetica);
b) il complemento di specificazione attributiva;
c) il complemento di specificazione possessiva.
Questi tre tipi vengono, come dicevamo, snobbati dai testi grammaticali. Vediamo di chiarire meglio.
Il tipo a si ha quando il complemento dichiara il senso particolare del sostantivo o nome cui è riferito: il libro di geografia è introvabile; il tipo b quando il sostantivo si può trasformare in un attributo: le acque dei fiumi (fluviali) sono inquinate; il tipo c , infine, si ha quando il complemento indica la persona o la cosa che possiede o a cui appartiene quanto espresso dal termine reggente: il vestito di Marianna è veramente costoso.
Per concludere: il complemento di specificazione è retto da un sostantivo; con un verbo o un aggettivo si hanno, infatti, altri complementi, anch’essi introdotti dalla preposizione di (piangere di gioia, complemento di causa; ombroso di carattere, complemento di limitazione).

03-04-2017 — Autore: Fausto Raso