Se fossi figlia unica...

Caro Direttore, approfitto della sua cortese disponibilità per una lettera aperta a tutti gli amatori del bello scrivere. Mi permetta, intanto, di presentarmi: sono la quarta di nove fratelli, il mio nome è In, il cognome Preposizione. Per gli appassionati di etimologia posso dire di discendere da un nobile casato: il latino.
Preposizione viene, infatti, dal latino praepositio e significa l’anteporre; la preposizione è, quindi, quella parte invariabile del discorso che si antepone (si mette prima) al nome o al pronome per indicare una relazione di dipendenza fra due termini di una medesima frase. Come ho detto ho otto fratelli; molte volte, però, mi piacerebbe essere figlia unica, questo mi risparmierebbe violente liti con alcuni fratelli, soprattutto con i permalosissimi Di e Da.
Alcuni scrittori, infatti, non so se per ignoranza o per snobismo linguistico mi usano in vece di mio fratello DI; ciò – come potete immaginare – suscita la gelosia (e le ire) di mio fratello che si vede detronizzato del posto che legittimamente gli spetta. Ho pensato, per tanto, caro Direttore, di rinfrescare la memoria agli amici scrittori (per carità, non me ne vogliate) e a quanti li seguono ciecamente, elencando i casi in cui si deve necessariamente ricorrere all’aiuto di mio fratello Di. Così facendo saranno più apprezzati e mi eviteranno le continue liti familiari. Vediamo, dunque.
Si usa la preposizione Di per introdurre il complemento di materia: abito di raso; letto di ferro; maniglia di ottone; rivestimento di pelle. Si deve ricorrere, invece, al mio aiuto (cioè a In) quando si vuole mettere in evidenza la materia sulla quale o con la quale si opera: scultore in marmo (lavora sul marmo); pittura in tela e simili.
È necessario, altresì, adoperare Di con i complementi di specificazione, ovviamente: studente di medicina (non in medicina); venditore di stoffe. Si dirà, però, laureato in giurisprudenza. Ancora. Specialista di, non in. Lo specialista, infatti, è una persona che si è specificatamente dedicata a un ramo di una disciplina o di un’arte: specialista di arte antica; specialista di malattie tropicali; specialista di cardiologia.
E che dire del biglietto da visita? La preposizione Da, sarà bene rammentarlo, è adoperata correttamente quando indica l’idoneità, l’attitudine, la destinazione: sala da ballo; pianta da frutto; cavallo da corsa. È usata erroneamente, al posto della titolare Di, quando si parla di una qualità specifica della cosa, e non di una destinazione occasionale. Si dirà, quindi, biglietto di visita; festa di ballo.
Potrei continuare, ma mi fermo qui per non annoiare ancora. Sicura di poter contare sulla comprensione di chi avrà la bontà di leggermi, ringrazio il Direttore della sua cortese ospitalità e porgo a tutti un cordiale saluto.
La vostra preposizione IN.

11-03-2009 — Autore: Fausto Raso