Scappare e scampare

Riprendiamo il nostro viaggio attraverso l’immensa foresta del vocabolario della lingua italiana alla scoperta di parole di uso comune il cui significato vero è nascosto. Prendiamo, per esempio, il verbo scappare. Chi non conosce il significato scoperto?
Scappare significa - e lo sappiamo per “pratica”, per esperienza - «allontanarsi velocemente per sfuggire qualcosa o qualcuno»: i malviventi, vedendo la polizia, scapparono a gambe levate. Bene. Questo il significato scoperto. E quello nascosto? Quello, cioè, insito nella parola, più esattamente all’interno del verbo? È più semplice di quanto si possa immaginare.
La persona che scappa, metaforicamente, si toglie la cappa (il mantello) per essere più libera nei movimenti. Sotto il profilo etimologico scappare è formato con il prefisso sottrattivo s- e il sostantivo cappa; è un verbo denominale quindi, e vale, appunto, togliersi la cappa per fuggire più rapidamente e per non farsi prendere dai lembi del mantello (o cappotto).
È l’opposto di incappare che, oltre all’accezione primaria di indossare la cappa, significa anche «incorrere in pericoli, in insidie, in errori»: incappò nei rigori della legge. Anche questo è un verbo parasintetico derivando da un sostantivo con l’aggiunta di un prefisso, per l’esattezza il sostantivo cappa e il prefisso in-, e propriamente significa andare a cadere in qualcosa che avvolge come una cappa.
Scappare, per assonanza, ci ha richiamato alla mente il verbo scampare il cui significato è chiarissimo: sfuggire a un pericolo, salvarsi, rifugiarsi: pochi scamparono dal naufragio; scampò in un paese straniero.
Anche questo verbo ha un significato nascosto: colui che scampa a un pericolo «esce da un campo di battaglia». È composto, infatti, con il prefisso s- e il sostantivo campo e propriamente vale uscire salvo dal campo (sottinteso di battaglia). Quanto all’ausiliare, a seconda del contesto, può prendere tanto essere quanto avere.

29-06-2009 — Autore: Fausto Raso