La leva militare

Incredibile, ma vero. Al compimento della maggiore età, cioè quando il figlio festeggiò il diciottesimo anno di età, il padre si rese conto – per la prima volta – che il suo fanciullo, probabilmente, non aveva tutte le rotelle del cervello a posto.
Gigetto, questo il nome del bambino-prodigio, contrariamente alle aspettative sue e del genitore, non era stato ammesso tra i cadetti dell’Accademia militare; sarebbe partito, quindi, per il normale servizio militare di leva (oggi non più obbligatorio).
In vista di questa scadenza, Gigetto trascorreva le giornate, chiuso nella sua cameretta, esercitandosi con una leva di ferro a sollevare l’armadio perché – riuscì, dopo molta reticenza, a confessare al padre – non voglio fare una figura caprina con i miei futuri commilitoni. Tutti gli altri ragazzi – proseguì – sono molto più forti di me; quando anch’essi partiranno per la leva militare saranno, quindi, in grado di sollevare qualsiasi leva.
Vi lasciamo immaginare, cortesi amici lettori, la disperazione del padre il quale sudò le classiche sette camicie per spiegare al bambino che la leva (l’asse) non aveva nulla che vedere con il servizio militare di leva.
Riuscì a fargli capire, infatti, che la leva militare, cioè il complesso delle operazioni svolte per la chiamata alle armi di una classe (e, per estensione, il servizio militare stesso) è così chiamata dal verbo levare che – fino a qualche secolo fa – aveva il significato di arruolare (anzi arrolare, senza la u, rispettiamo la legge del dittongo mobile; vedi etimo.it).
Un giovane di leva, quindi, è arrolato, cioè iscritto nei ruoli dell’esercito. E a proposito di servizio militare, la nostra cugina Francia ci ha regalato un altro termine: cadetto. Come tutti sanno (o dovrebbero sapere) i cadetti sono gli allievi di una scuola militare, così chiamati dal francese cadet, appunto.
Fino a qualche secolo fa, nelle antiche famiglie aristocratiche in cui vigeva il diritto di maggiorascato, il figlio non primogenito escluso dalla successione era chiamato cadet e quasi sempre entrava nelle Accademie dove intraprendeva la carriera militare.
Il francese cadet – vediamolo subito – proviene dal guascone capdet, diminutivo (guarda caso) del... latino caput, capitis (capo, comandante). I cadetti, per tanto, terminati gli studi presso le Accademie diventano comandanti.
Lo stesso termine è entrato, per estensione, nel linguaggio sportivo: gli appassionati di calcio sanno benissimo, infatti, che i cadetti sono i giocatori di una squadra di serie B, cioè di una squadra minore.
E sempre in tema militaresco concludiamo queste noterelle con un pensiero di Voltaire: «I soldati si mettono in ginocchio quando sparano: forse per chiedere perdono dell’assassinio».

25-10-2009 — Autore: Fausto Raso