Purista e puritano

Un cortese lettore ci chiesto se i termini purista e puritano sono sinonimi. No, cortese amico, i due vocaboli non sono affatto sinonimi (né assolutiapprossimativi), ma due sostantivi distinti e con... distinti significati.
Il primo – e ce lo dice il suffisso -ista che indica colui che svolge una certa attività o professa o parteggia per qualcosa (barista, violista, zarista ecc.) – si riferisce a colui che è uno strenuo seguace del purismo.
Il purismo – vale la pena ricordarlo – è un movimento di grammatici e letterati che si prefiggono di mantenere puro, cioè intatto, il patrimonio linguistico nazionale difendendolo dai barbarismi, dai dialettismi, dai neologismi, e proponendo di rifarsi, invece, a epoche letterarie ritenute più pure da un punto di vista prettamente linguistico.
Nel nostro Paese ebbe una notevole importanza il movimento puristico iniziato nel secolo scorso, pardon... due secoli fa per opera di Antonio Cesari e Basilio Puoti che sostenevano a spada tratta il ritorno alle forme semplici e pure degli scrittori trecentisti. Sotto l’aspetto etimologico il purista è un derivato di puro con riferimento, ovviamente, alla purità della lingua.
Il puritano, invece – e anche in questo caso ce lo dice il suffisso -ano che indica appartenenza – è colui che appartiene al puritanesimo (o puritanismo), che segue il puritanismo, un movimento religioso nato in Inghilterra a cavallo dei secoli XVI e XVII con lo scopo di portare la Chiesa anglicana su posizioni più rigorosamente calviniste. La sola fonte d'ispirazione di tale movimento era la Bibbia e la sua unica norma la coscienza della predestinazione personale.
Per estensione il termine puritanismo sta a indicare un moralismo ostentato e intransigente. Il puritano, dunque, è colui che segue la religione pura e, per estensione, un moralista intransigente. Quanto all'etimologia è una parola semibarbara derivando dall'inglese puritan, a sua volta derivato del latino purus (puro).

04-03-2010 — Autore: Fausto Raso