Il linguaggio

In questo portale non abbiamo mai trattato del linguaggio nella sua accezione più ampia. Vogliamo vederla? Con il termine linguaggio si intende, dunque, «qualunque mezzo che serve per la comunicazione di un messaggio, di un pensiero, di un’idea, ecc.». In questo senso sono forme di linguaggio i suoni, i gesti, le espressioni del volto, i disegni, le segnalazioni le più svariate (come potrebbero, anzi, possono essere le luci di un semaforo).
La forma di messaggio, o meglio di linguaggio più espressiva, più potente, più precisa — come si sa — si avvale della parola: il linguaggio, infatti, nella sua accezione primaria, quindi in senso proprio, è — potremmo dire — «l’uso delle parole, scritte e orali, secondo una regola convenzionale» che costituisce l’idioma di una collettività nazionale e no.
Ogni idioma o, se preferite, linguaggio, presenta diversi livelli: a) lingua ufficiale o formale, strettamente legata alle caratteristiche grammaticali di cui è espressione, ma proprio per questo spesso arida, impersonale seppur elegante; b) lingua comune, molto spesso non rispettosa delle regole convenzionali ma più viva ed espressiva, adoperata da tutti (lingua comune per le più consuete esigenze di comunicazione; c) lingua familiare o popolare, usata da una cerchia molto ristretta di utenti, più approssimativa ma più ricca di efficacia espressiva (basti pensare alla comunicativa di certe espressioni dialettali).
Ogni linguaggio, è noto, si adegua all’uso acquistando in tal modo — soprattutto sotto il profilo lessicale — diversificazioni dovute all’influenza dei vari settori d’uso. Tali diversificazioni determinano e caratterizzano i così detti linguaggi settoriali, vale a dire quel tipo di linguaggio che non sarebbe azzardato chiamare gergo, quei linguaggi legati a specifici settori professionali e di mestieri.
Il gergo, infatti, come specificano i dizionari è ogni «linguaggio convenzionale limitato a una ristretta categoria sociale» (il gergo della malavita, per esempio) e, per estensione, «ogni linguaggio artificiosamente diverso dal linguaggio comune» (il gergo burocratico per esempio). I linguaggi settoriali, per tanto, possono essere esemplificati in linguaggio giornalistico, tecnico, politico, scientifico, economico, sportivo, pubblicitario e via dicendo.

04-05-2010 — Autore: Fausto Raso