Incazzarsi...

Gli amici lettori ci perdoneranno se di tanto in tanto ci occupiamo di termini dal sapore volgare che possono urtare la loro sensibilità, ma la lingua è fatta anche di queste cose. Il vocabolo che avete appena letto, del resto, è ormai di uso comune tanto che lo registra anche il vocabolario della lingua italiana Treccani e significa – come sappiamo – arrabbiarsi, irritarsi fortemente. Ma perché proprio incazzarsi per indicare questo stato d’animo? Siamo rimasti entusiasti della spiegazione che dà Enzo La Stella e che vi proponiamo.


«Abbiamo esitato a lungo prima di includere questo verbo riflessivo (qui l’Autore ha commesso un errore: il verbo non è riflessivo ma pronominale, NdR) di cui nessuno ignora l’origine e che, per di più, è francamente volgare. D’altra parte l’uso è sovrano e non sarebbe certo sufficiente la nostra censura a eliminarlo dal linguaggio di uomini, donne e bambini.
Oggi inteso come sinonimo di arrabbiarsi, il verbo trae la sua origine dal termine a tutti noto, originariamente dialettale, ma oggi panitaliano (di tutta Italia, NdR) ad eccezione della Sicilia e di una parte dell’Italia meridionale, dove ci si attiene al termine ‘minchia’, da cui ‘minchione’ nel senso di sciocco, direttamente derivato dal latino mentula che ha lo stesso significato.
Non esiste, però, altrettanta concordia sul sostantivo, che si scosta molto dalle forme latine e che, per ragioni ovvie, compare tardi e con molta parsimonia nelle fonti letterarie. Esistono, però, varie ipotesi e quella che a noi pare più verosimile è quella che lo riconduce a ocazzo (da oco, maschio dell’oca, in certi dialetti), per aferesi o caduta della lettera iniziale».

10-10-2010 — Autore: Fausto Raso