Fratelli sì, siamesi no!

Mi presento. Mi chiamo Preposizione, vengo dal latino che significa preposta. I biografi mi hanno definito quella parte invariabile del discorso che si mette prima (o dopo) di un nome o di un pronome per indicare una relazione di dipendenza tra due termini di una medesima proposizione; in parole più semplici: servo per la formazione dei vari complementi.
Appartengo a una famiglia di vecchio stampo, all’antica, composta dei genitori e di nove figli: Di, A, Da, In, Con, Su, Per, Tra e Fra; più alcuni cognati (preposizioni articolate) e cugini (preposizioni improprie). I miei genitori (non finirò mai di benedirli), per non creare gelosie tra fratelli, hanno assegnato a ciascuno di noi il compito, ben preciso, di introdurre un complemento.
Siamo fratelli, sì, ma non siamesi: ognuno di noi ha la propria personalità che non deve essere assolutamente calpestata quando in un discorso o in uno scritto, per esempio, si usa Da al posto di Per. Nonostante le buone intenzioni dei miei genitori, come dicevo, la mia serenità viene spesso turbata dalla lite di alcuni miei fratelli che si accusano di rubarsi i vari complementi; i più turbolenti sono In e Di. Perciò, vi prego, gentili amici, usateci con discrezione e soprattutto secondo logica.
Molti di voi, infatti, seguendo l’esempio non sempre corretto della stampa, chiamano In per introdurre il complemento di materia; cosa, questa, che suscita legittimamente le ire e la gelosia di mio fratello Di, l’unico autorizzato a reggere il predetto complemento. Non
dite mai, quindi, letto in ottone ma, correttamente, letto di ottone; vestito in lino, bensì di lino; pavimento in marmo ma pavimento di marmo e simili. Altri fratelli focosi sono Da e Per. Quest’ultimo rimprovera a Da di essere la saccente della famiglia; Da, dal canto suo, sapendo di essere la preferita — non sempre a ragione — di molti scrittori che fanno la lingua si pavoneggia e fa i capricci... Ricordo la lite scoppiata l’estate scorsa.
Avevamo appena finito di cenare, quando bussò alla porta un valente scrittore, uno di quelli che fanno testo (tanto per intenderci): cercava una macchina, una di quelle che si adoperano (forse è meglio: adoperavano) per scrivere; gli occorreva per il suo ultimo romanzo. Subito si precipitò Da dicendo: «Ecco, pronta, la macchina da scrivere».
Non fece in tempo a finire la frase che Per le saltò sopra, calpestandola, «non sai — le disse — che se ti metti davanti a un verbo di modo infinito lo rendi passivo?, di conseguenza tu segui la medesima sorte, non servi più per scrivere ma per essere scritta. In questo caso occorro io, si dice macchina per scrivere!».
Da, però, si prese subito la rivincita accusando Per di prendere il posto di Con nelle frasi rette dai verbi cominciare e finire seguiti da un infinito: cominciò per dargli torto, ma poi finì per dargli ragione. La forma corretta è, appunto, con il... Con: cominciò con il dargli torto, ma poi finì con il dagli ragione. Negli esempi sopra citati il Per in vece di Con è un francesismo che in buona lingua
italiana deve essere evitato. Come è da evitare, perché errato, l’uso di Con in frasi del tipo con domani comincio la dieta, oppure con la fine del mese di ottobre torna l’ora solare. Mio fratello Con introduce il complemento di compagnia non il moto da luogo, sia pure in senso temporale; dite, perciò, correttamente, da domani... e dalla fine del mese....
Tra e Fra, invece, sono i più bistrattati dai fruitori perché oltre a essere preposizioni sono anche prefissi che servono per la formazione di parole composte. Come prefisso, Fra esige, al contrario di Tra, il raddoppiamento della consonante che segue: frattanto, frammezzo, frapposto. Va su tutte le furie, quindi, quando legge, per esempio, intravisto,
adoperato indiscriminatamente da moltissime persone; no, il raddoppiamento della consonante è una prerogativa di Fra, non di Tra. Dite, quindi, per la pace della mia famiglia, intravedere e inframmettere. L’unica concessione che Tra è riuscito a strappare a Fra, cioè il raddoppiamento della consonante, sta nel verbo trattenere e derivati. Null’altro.
In funzione di preposizione, invece, Tra e Fra vanno fraternamente d’accordo perché si alternano nell’uso. Alcuni scrittori, bontà loro, cercano di evitare, quando sono costretti ad adoperare Tra e Fra, la formazione di suoni sgradevoli, le così dette cacofonie; evitano cioè, di impiegare Fra con parole che cominciano con f e Tra con quelle la cui consonante iniziale è una t; non scrivono, insomma, fra
fratelli
ma tra fratelli oppure tra tre giorni ma fra tre giorni.
Grazie a tutti.
Cordialmente
La vostra
Preposizione

22-06-2012 — Autore: Fausto Raso