Anàfora e catàfora

Breve viaggio attraverso il gergo linguistico che non tutti i sacri testi trattano e, quindi, sconosciuto ai più; anche a coloro che amano il bel parlare e il bello scrivere.
Cominciamo con l’anàfora che le grammatiche riportano sotto la voce retorica
spiegando che si tratta di una figura retorica, appunto, consistente nella
ripetizione di una o più parole all’inizio di più frasi o versi successivi.
Classico esempio di anàfora i versi danteschi: «Per me si va ne la
città dolente / per me si va ne l’eterno dolore / per me si va tra la perduta
gente
» (Inferno, III I-3). Non trattano, invece — le grammatiche — l’anàfora
che interessa in questa sede e che in gergo linguistico significa riferimento
all’indietro
, vale a dire riferimento a qualcosa di cui si è già parlato;
l’anàfora è, insomma, la ripresa di un elemento del discorso (chiamato antecedente)
rappresentato — per lo più — mediante un pronome: «Giovanni non lo
saluto
». Il pronome lo, in questo caso, ha una funzione anaforica
perché ci rimanda a quanto già detto (all’indietro), cioè a Giovanni. L’anàfora,
quindi, termine tratto dal verbo greco ἀναφέρειν; (anaphèrein, riportare) ci riporta all’indietro.
Un altro esempio, crediamo, farà maggiore chiarezza: «Le domande di ammissione al concorso debbono essere presentate entro il termine predetto...». L’aggettivo predetto — come si intuisce facilmente — ha valore anaforico perché ci rimanda, appunto, al termine... già detto (all’inizio).
All’anàfora si contrappone la catàfora che — sempre in gergo linguistico (forse sarebbe meglio dire settoriale) — significa riferimento in avanti, a qualcosa di cui si parlerà in avanti, in seguito: «non lo conosco, Giovanni». Nell’esempio su riportato per capire che il pronome lo si riferisce a Giovanni dobbiamo andare in avanti; dobbiamo, cioè, arrivare a... Giovanni. Il lo, per tanto, ha una funzione cataforica.
È interessante notare, in proposito, che i pronomi questo e quello (con i rispettivi femminili e plurali, naturalmente) possono assumere, secondo i casi, valore anaforico e cataforico. Avranno funzione anaforica quando servono per richiamare qualcuno o qualcosa di cui si sia già detto in precedenza; saranno adoperati cataforicamente, invece, quando servono per anticipare ciò di cui si parlerà in seguito.
Corriere.it - Anafora
Corriere.it - Catafora

01-12-2012 — Autore: Fausto Raso