Suo e proprio

Alcuni ritengono che gli aggettivi suo e proprio si possono adoperare indifferentemente perché sono sinonimi. Non è proprio così. Suo e proprio, è bene chiarirlo, sono sinonimi solo in alcuni casi: Giovanni conferma le sue/le proprie idee, ha messo a profitto la sua/ la propria capacità comunicativa; a volte si rafforzano a vicenda: Goffredo ha scritto la lettera di sua propria mano.
L’uso di proprio, in particolare, è obbligatorio — secondo la legge grammaticale — nelle costruzioni impersonali: occorre difendere i propri convincimenti; è preferibile a suo, invece, quando il soggetto della frase è un pronome indefinito e in frasi che altrimenti potrebbero originare fraintendimenti di senso (e in casi del genere proprio si riferisce al soggetto): ognuno può manifestare il proprio pensiero; Luca ha dato un passaggio a Giuseppe con la propria automobile (l’uso di sua potrebbe generare ambiguità, cioè equivoci, sul proprietario dell’automobile). 
Suo non può essere sostituito da proprio nei seguenti casi:
1) quando non si riferisce al soggetto della proposizione, sia in funzione di aggettivo, sia in quella di pronome: Il suo appartamento si trova al quinto piano; mio figlio è più giovane del suo;
2) in frasi idiomatiche: non ha nessun santo dalla sua; ne ha detta, fatta, combinata una (un’altra o qualcuna) delle sue; stare sulle sue e simili;
3) quando suo ha valore avverbiale e sta per spontaneamente, naturalmente, ovviamente: lascialo in pace, già è nervoso di suo; Lucilla non si trucca, è bella di suo;
4) infine, con valore aggettivale e adoperato per lo più nella forma femminile, quando sottintende il possedimento carnale: Anna non era mai stata sua.

27-11-2015 — Autore: Fausto Raso