Fare la cicala

Chissà quanti di voi, amici che seguite le nostre noterelle, conoscono delle persone che fanno la cicala, vale a dire sperperano il denaro e i propri beni senza pensare al domani. Questo è, infatti, il senso della locuzione. Ma perché proprio la cicala? Questo animaletto, che originariamente per la sua vocazione canora rappresentava la serenità e la vita spensierata, perché è diventato il simbolo della persona improvvida e spendacciona?

Questa fama la deve a una favola che La Fontaine ha ripreso da Esopo in cui si narra la storia di una cicala e di una formica che abitavano lo stesso albero. Mentre la formica si preoccupava di fare le provviste per l’inverno, la cicala, al contrario, incurante delle esortazioni, si dava alla bella vita, trascorrendo le giornate a cantare e a godersi il sole.

L’estate però, finì e la cicala, infreddolita e affamata, bussò all’uscio della formica per piatire un po’ di cibo e ripararsi dal freddo. Appena la vide, la formica l’apostrofò: «Che cosa hai fatto per tutta l’estate mentre io pensavo al sopraggiungere dell’inverno?». «Ho cantato e mi sono goduta la vita», rispose, pronta, la cicala. E la formica, di rimando: «Hai cantato? Bene, adesso balla!».

La morale è di facile intuizione. Si adopera anche nella variante fare come la cicala delle favole, il cui significato, però, è leggermente diverso: chiacchierare in continuazione e, generalmente, trattare argomenti frivoli o dire cose noiose che tediano gli astanti.

02-03-2016 — Autore: Fausto Raso