Dappoco e da poco

Questo aggettivo invariabile che, riferito a una persona significa di poco merito e di scarsa importanza se riferito, invece, a una cosa, può essere univerbato (dappoco) e scisso (da poco).
È preferibile l’univerbazione se si parla di una persona: è un uomo dappoco. Con grafia attaccata abbiamo un bell’esempio del Boccaccio: «Chi è dappoco, se perde lo stato, non ha di che dolersi».
In grafia scissa parlando di una cosa: Non preoccuparti per una vicenda così da poco. Va da sé che se si usa in senso temporale sarà sempre in grafia scissa: Giovanni l’ho incontrato da poco.
Si può adoperare anche come aggettivo sostantivato, in questo caso l’univerbazione è obbligatoria: Non sopporto le persone false e i dappoco.
Fino a qualche secolo fa c’erano anche i plurali dappochi e dappoche.

24-03-2016 — Autore: Fausto Raso