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Carlo Cassola
(✶1917 †1987)
I giovani novisti risposero immediatamente ribadendo come sfida i loro principi e dichiarandosi un movimento di idee aperto a tutti i campi dell'attività umana e che rifiutava pregiudizi di ogni tipo. Cassola non solo partecipava alle riunioni dei novisti, ma le ospitava nella sua casa di via Clitunno a Roma, come ci racconta Ruggero Zangrandi, «Dalle prime adunate tenute in casa mia si era passati alle riunioni semiclandestine nella cantina di Carlo Cassola, in via Clitunno a Roma: un simbolo o, forse, la suggestione delle società carbonare, cui cominciavamo a ispirarci» e ancora «Ci proponevamo di affrontare problemi filosofici e ideologici di ogni sorta, discettavamo intorno alla pace, all'ordine sociale e internazionale, alla questione religiosa (eravamo ferocemente anticlericali) a quella sessuale, ecc.» In quello stesso anno i giovani novisti decidono di prendere contatto con il mondo operaio. «Avevamo sedici o diciassette anni quando una inconscia smania di conoscere da vicino "i fratelli oppressi", di legarci con loro per una "rivolta sociale" che non aveva ancora, per noi, definizione politica ci spingeva ad andarli a cercare.
Pietro Gadola, Carlo Cassola, Enzo Molajoni e io ci vestivamo a quel tempo dei nostri abiti più malandati e, con la barba incolta e i capelli in disordine, ci avventuravamo per i quartieri popolari di Roma, a tarda sera. Entravamo nelle osterie, nei luoghi più abbietti, timorosi e schifati. Ci capitava di imbatterci in gente strana, che la nostra fantasia, nutrita di letture russe, coloriva subito di nichilismo». Nel 1935, mentre nel paese stavano maturando grandi avvenimenti che porteranno al conflitto etiopico, Cassola si iscriverà alla Facoltà di Legge dell'Università di Roma dimostrando scarso entusiasmo per la guerra.
Nell'autunno di quello stesso anno, insieme a Cancogni e Giuseppe Lo Presti, dà vita ad uno dei vari nuclei antifascista e alla fine dell'anno partecipa al congresso tenuto dai gruppetti minoritari antifascisti, fra i quali Mario Alicata, Bruno Zevi, Marcello Merlo, Giulio Marini, Pietro Gadola, ma ben presto la polizia individua i loro movimenti e cerca di farli rientrare ai GUF. Nasce in questo periodo l'amicizia con lo scrittore Piero Santi, cugino da parte della madre, con il quale intrattiene una fitta corrispondenza e al quale invia alcune sue poesie per averne un giudizio.
Sotto la guida del cugino la vocazione letteraria di Cassola viene a consolidarsi e anche la scelta delle letture a farsi più raffinata. Scrive Cassola: «Le nostre conversazioni s'erano svolte in luglio, al mare; in agosto, in campagna, decisi di diventare uno scrittore. fu un periodo di letture frenetiche, perché Piero mi aveva detto che bisognava leggere almeno Huxley, Lawrence, Döblin e Dos Passos». Nel 1936 Cassola lascerà, insieme all'amico d'infanzia Manlio Cancogni, il gruppo dei novisti e scioglierà il piccolo partito che aveva fondato.
Conosce Rosa Falchi, nativa di Cecina, e si fidanza regolarmente. Sempre con Cancogni fa la sua prima esperienza giornalistica fondando un giornalino scolastico, intitolato Il pellicano, dedicato alla storia della letteratura e pubblicherà il suo primo scritto in prosa sulla Gazzetta di Messina intitolato Grande adunata. Sarà questo anche l'anno delle letture decisive per la sua formazione. Leggerà con passione soprattutto Joyce e proprio dalla scoperta di Joyce nascerà la prima formulazione della sua poetica:
«Le idee mi si chiarirono nell'inverno 1936-1937 grazie a una lettura e a un'amicizia.
La lettura fu quella di Dublinesi e Dedalus. In Joyce scoprii infatti il primo scrittore che concentrasse la sua attenzione su quegli aspetti della realtà che per me erano stati sempre i più importanti. Fin da bambino, infatti, ero consapevole che ogni cosa, ogni fatto, ogni luogo, ogni tempo, aveva una tonalità particolare; e questo alone che era intorno alle cose per me era più importante delle cose stesse. L'amico fu Manlio Cancogni (...). Insieme elaborammo una poetica che avrebbe dovuto guidarci nello scrivere... La battezzammo "subliminarismo".»
(; a Montanelli, 8 febbraio 1966)
All'inizio del 1937 proverà a cimentarsi anche con il cinema scrivendo il soggetto surrealista di un cortometraggio, Alla periferia che verrà prodotto dal Cineguf di Roma e verrà preso in considerazione alle gare dei Littoriali della Cultura e dell'Arte di Napoli. Proprio in questa occasione Cassola farà amicizia con Antonello Trombadori.
I primi racconti
Tra il 1937 e il 1940 Cassola scrive i suoi primi racconti, che verranno raccolti e pubblicati nel 1942 nei due volumetti Alla periferia e La visita (uno di questi racconti, Paura e tristezza, uscirà nell'agosto del 1937 su Il Meridiano di Roma). Sin da questi primi racconti, come scrive Salvatore Guglielmino. «Cassola mira a cogliere in una vicenda o in un gesto quello che è il suo aspetto più autentico, l'elemento sia pur modesto e quotidiano che ci svela il senso di un'esistenza, il tono di un sentimento. Questo comporta un paziente scavo nella vicenda di ogni giorno per mettere in luce e ritrovare in essa una dimensione di poesia e di verità, che invece sfuggirebbe in una narrazione di tradizionale impianto realistico tutta ancorata - e limitata - a un rappresentazione fenomenica delle cose, a gerarchie di valori fra accadimenti importanti e secondari.»Nel 1937 presta servizio militare prima alla Scuola Allievi Ufficiali di Spoleto e poi a Bressanone. Congedato, si laurea nel 1939 discutendo una tesi in Diritto civile, una scienza che non gli era mai piaciuta e che non lascerà nessun segno nella sua personalità culturale.
Nel 1939 Cassola inizia a frequentare un gruppo di intellettuali che gravitavano su Firenze tra i quali Romano Bilenchi, Franco Fortini, Franco Calamandrei, Ferruccio Ulivi, Paolo Cavallina, allora direttore della rivista Rivoluzione, e grazie a questi contatti riesce a pubblicare i tre racconti, La visita, Il soldato, Il cacciatore su la rivista Letteratura che furono segnalati da Giansiro Ferrata su "Corrente".
Da quel momento, Cassola inizia a collaborare alle riviste Corrente, Frontespizio (rivista), Letteratura e presto riceve l'invito di Alessandro Bonsanti di fargli pervenire tutti i racconti che scriveva. I racconti inviati verranno poi raccolti e costituiranno nel 1942 il volumetto La visita, nelle edizioni di Letteratura.
La guerra e la resistenza
Insegna per due anni a Volterra dove vive la fidanzata e il 26 settembre del 1940 lo scrittore si sposa. Nel 1941 viene richiamato, dopo l'intervento dell'Italia in guerra, prima a Pisa e in seguito a La Spezia. Gli verrà dato l'ordine di far saltare Manarola nelle Cinque Terre ma disobbedisce ai comandi e riesce a sfuggire alla corte marziale grazie alla perdita, dovuta ai bombardamenti, della documentazione accusatoria. Nel 1942 partecipa ad un concorso per la Cattedra di Storia, Filosofia e Pedagogia nei licei classici e scientifici e negli istituti magistrali e inizia la sua attività di insegnamento prima a Foligno e poi a Volterra.Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, Cassola inizia a prender contatti con i gruppi comunisti più attivi nel volterrano e insieme a loro partecipa alla resistenza con il nome di Giacomo, nella ventitreesima brigata garibaldina Guido Boscaglia, come capo della squadra Esplosivisti e di questa esperienza abbiamo testimonianza nel libro a carattere autobiografico, Fausto e Anna. Durante la Resistenza e i mesi di azione partigiana che trascorre nell'Alta Val di Cecina, a Berignone, Cassola ha modo di conoscere la gente del popolo, gli operai, i contadini, i taglialegna e quando ricomincia a scrivere sarà proprio di loro che parlerà e delle loro vicende.
Il ricordo della militanza partigiana ritorna nella dedica de L'ultima frontiera ai compagni della brigata Guido Boscaglia, ma tra tutti i luoghi di combattimento conserva più di tutti il ricordo del Berignone «... è un massiccio boscoso che, da Volterra, ha l'aspetto di un fortilizio. Io ne ho parlato in vari miei libri col nome di Monte Voltrajo».
Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera
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