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Carlo Goldoni
(✶1707   †1793)

I libretti

La città e l'anno si riferiscono alla prima rappresentazione.

Libretti per opere serie:
1. Amalasunta (composto nel 1732 e successivamente bruciato dall'autore)
2. Gustavo I, re di Svezia (musicato da Baldassarre Galuppi, 1740)
3. Oronte, re de' Sciti (musicato da Baldassarre Galuppi, 1740)
4. Statira (musicata da Pietro Chiarini, 1741)

Libretti per opere giocose:
1. La contessina (revisione di Marco Coltellini, musicato da Florian Leopold Gassmann e Filippo Maria Gherardeschi, 3 settembre 1770, Mährisch-Neustadt)
2. Il filosofo di campagna (musicato da Baldassarre Galuppi, 26 ottobre 1754, Venezia)
3. La buona figliuola (musicato da Egidio Romualdo Duni, 1756; musicato da Niccolò Piccinni, 6 febbraio 1760, Roma)
4. La buona figliuola maritata (musicato da Niccolò Piccinni, 10 giugno 1761, Bologna; musicato da Johann Gottfried Schwanenberger, 1764, Brunswick)
5. Il festino (musicato da Antonio Ferradini, 1757)
6. Il viaggiatore ridicolo (musicato da Antonio Maria Mazzoni, 1756)
7. Vittorina (musicato da Niccolò Piccinni, 1763)
8. Il re alla caccia (musicato da Baldassarre Galuppi, 1763)
9. I volponi (compositore sconosciuto, 1777)
10. Il mercato di Malmantile (musicato da Domenico Fischietti, 26 dicembre 1757, Venezia; musicato da Domenico Cimarosa come La vanità delusa, primavera 1784, Firenze; musicato da Nicola Antonio Zingarelli come Il mercato di Monfregoso, 22 settembre 1792, Milano)
11. La calamità de' cuori (musicato da Baldassarre Galuppi, 26 dicembre 1752, Venezia)
12. Il mondo della luna (musicato da Baldassarre Galuppi, 29 gennaio 1750, Venezia; musicato da Franz Joseph Haydn, 3 agosto 1777, Esterháza; musicato da Giovanni Paisiello, 24 settembre 1783, San Pietroburgo)
13. L'arcadia in Brenta (musicato da Baldassarre Galuppi, 14 maggio 1749, Venezia)
14. Il mondo alla roversa ossia Le donne che comandano (musicato da Baldassarre Galuppi, 14 novembre 1750, Venezia)
15. Il paese della cuccagna (musicato da Baldassarre Galuppi, 7 maggio 1750, Venezia)
16. Il conte Caramella (musicato da Baldassarre Galuppi, 18 dicembre 1749, Verona)
17. Le nozze (musicato da Baldassarre Galuppi, 14 settembre 1755, Bologna; musicato da Giuseppe Sarti, 14 settembre 1782, Milano)
18. Gli uccellatori (musicato da Florian Leopold Gassmann, 1759, Venezia)
19. Arcifanfano, re de' matti (musicato da Baldassarre Galuppi, 27 dicembre 1749, Venezia; musicato da Carl Ditters von Dittersdorf, 1º maggio 1774, Johannisberg)
20. L'isola disabitata (musicato da Giuseppe Domenico Scarlatti, 20 novembre 1757, Venezia)
21. Il negligente (musicato da Vincenzo Legrenzio Ciampi, 1749, Venezia)
22. I bagni d'Abano (musicato da Baldassarre Galuppi e Ferdinando Bertoni, 1753, Venezia)
23. Le virtuose ridicole (musicato da Giovanni Paisiello, 21 gennaio 1764, Parma; musicato da Bernardo Ottani, Carnevale 1769, Dresda)
24. Il finto principe (compositore sconosciuto, 1749, Venezia)
25. L'astuzia felice (musicato da Filippo Maria Gherardeschi, 1767, Venezia)
26. Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno (musicato da Vincenzo Legrenzio Ciampi, 27 dicembre 1748, Venezia)
27. I portentosi affetti della madre natura (musicato da Giuseppe Domenico Scarlatti, 11 novembre 1752, Venezia)
28. Lucrezia romana (compositore sconosciuto)
29. Buovo d'Antona (musicato da Tommaso Traetta, 27 dicembre 1758, Venezia)
30. Le donne vendicate (musicato da Gioacchino Cocchi, Carnevale 1751, Venezia)
31. La mascherata (musicato da Gioacchino Cocchi, 27 dicembre 1751, Venezia)
32. Le pescatrici (musicato da Ferdinando Bertoni, 26 dicembre 1751, Venezia; musicato da Franz Joseph Haydn, 16 settembre 1770, Esterháza)
33. La donna di governo (musicato da Domenico Fischietti, autunno 1763, Praga)
34. La fiera di Sinigaglia (musicato da Domenico Fischietti, Carnevale 1760, Roma)
35. Il talismano (musicato da Antonio Salieri, 10 settembre 1788, Vienna)
36. Il Tigrane (revisione del libretto di Francesco Silvani La virtù trionfante dell'amore, e dell'odio, musicato da Giuseppe Arena, autunno 1741, Venezia; musicato da Christoph Willibald Gluck, 9 settembre 1743, Crema; musicato da Daniel Dal Barba, Carnevale 1744, Verona; musicato da Giovanni Battista Lampugnani, 10 maggio 1747, Venezia)
37. Lo speziale (musicato da Vincenzo Pallavicini e Domenico Fischietti, Carnevale 1755, Carnevala; musicato da Franz Joseph Haydn, 28 settembre 1768, Esterháza)
38. La cascina (musicato da Giuseppe Scolari, 27 dicembre 1755, Venezia)
39. La ritornata di Londra (musicato da Domenico Fischietti, 7 febbraio 1756, Venezia)
40. Il signor dottore (musicato da Domenico Fischietti, autunno 1758, Venezia)
41. Amor contadino (musicato da Giovanni Battista Lampugnani, 12 novembre 1760, Venezia)
42. L'amore in musica (musicato da Antonio Boroni, 15 ottobre 1763, Venezia; musicato da Carl Ditters von Dittersdorf, 1768, Großwardein)
43. La cantarina (musicato da Baldassarre Galuppi, 28 febbraio 1756, Roma)
44. L'amore artigiano (musicato da Florian Leopold Gassmann, 26 aprile 1767, Vienna; musicato da Carlo Canobbio, 1785, San Pietroburgo)
45. La notte critica (musicato da Florian Leopold Gassmann, 5 gennaio 1768, Vienna)

Libretti revisionati di altri autori:
1. Griselda (scritto da Apostolo Zeno, musicato da Antonio Vivaldi, 18 maggio 1735, Venezia)

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Critica goldoniana

I pregiudizi

Due sono i pregiudizi principali che hanno sempre pesato sulla critica goldoniana:
1. il primo è di natura estetica: l'autore teatrale, cioè, non viene ritenuto degno di produrre vera letteratura (un pregiudizio questo che in verità ha pesato per tanti anni su tutta la produzione teatrale italiana), negando quindi ogni valore poetico alla sua opera.
2. il secondo è di natura ideologica: Goldoni, in quanto “copiatore” della natura, viene considerato soltanto come un piccolo bonario moralista, disconoscendone quindi il carattere rivoluzionario.

Il primo pregiudizio troverà il suo massimo espositore in Benedetto Croce, mentre il secondo verrà affermato da Francesco De Sanctis; entrambi i critici operano tra Ottocento e Novecento e condizionano quindi la critica goldoniana moderna.

Furono probabilmente i detrattori contemporanei di Goldoni ad intuire per primi la vera natura rivoluzionaria del suo nuovo teatro. Ciò è spiegabile per due motivi:
1. il primo è che, Goldoni, seguendo in prima persona la messa in scena delle proprie opere, fornisce al pubblico la giusta chiave di lettura delle sue commedie;
2. il secondo è che i contemporanei, pubblico e critica, avvertono con più immediatezza gli aspetti realistici e rivoluzionari delle commedie goldoniane, vivendo all'interno di quella società che Goldoni andava rappresentando.

Il massimo critico (e assiduo spettatore) del Goldoni fu Carlo Gozzi, che nel formulare le sue accuse, in realtà, da un punto di vista conservatore, colse in pieno gli elementi di profonda novità del teatro goldoniano. Egli infatti afferma che Goldoni:
1. "espose sul teatro tutte quelle verità che gli si parano dinanzi, ricopiate materialmente e trivialmente, e non imitate dalla natura, né coll'eleganza necessaria ad uno scrittore";
2. "non seppe, o non volle, separare le verità, che si devono, da quelle che non si devono porre in vista sopra un teatro; ma si è regolato con quel solo principio, che la verità piace sempre";
3. Le commedie di Goldoni "odorano per lo più di pernicioso costume. La lascia e il vizio gareggiano in esse colla modestia e colla virtù, e bene spesso queste due ultime sono vinte da' primi";
4. "ha fatto sovente de' veri nobili lo specchio dell'iniquità e il ridicolo; e della vera plebe l'esempio della virtù e il serio in confronto, in parecchie delle sue commedie";
5. Goldoni ha realizzato una scaltra operazione di avvicinamento alla plebe: "io sospetto (e forse troppo maliziosamente) ch'egli abbia ciò fatto per guadagnarsi l'animo del minuto popolo, sempre sdegnoso col necessario giogo della subordinazione";
6. Quanto allo stile: "Moltissime delle sue commedie non sono che un ammasso di scene, le quali contengono delle verità, ma delle verità tanto vili, goffe e fangose, che quantunque abbiano divertito anche me medesimo, animate dagli attori, non seppi giammai accomodare nella mia mente che uno scrittore dovesse umiliarsi a ricopiarle nelle più basse pozzanghere del volgo, né come potesse aver l'ardire d'innalzarle alla decorazione d'un teatro, e soprattutto come potesse aver fronte di porre alle stampe per esemplari delle vere pidoccherie";
7. Un'ultima accusa riguarda il fatto che Goldoni ricavi da vivere dal suo stesso mestiere di autore teatrale.

Si evince quindi che Gozzi comprese fino in fondo:
1. L'assoluta novità del teatro di Goldoni e della sua figura di intellettuale
2. Il carattere decisamente realistico del teatro goldoniano
3. La pericolosità "pedagogica" (e quindi politica) di fare del realismo in scena
4. La pericolosità politica ed ideologica di esaltare la plebe e ridicolizzare la nobiltà
5. La felice, ma pericolosa, combinazione di efficacia artistica e realismo

Per circa due secoli la stroncatura di Carlo Gozzi rappresentò paradossalmente, con la sua doppia lettura positivo-negativo, l'interpretazione più lucida del cuore dell'operazione teatrale goldoniana.

In epoca successiva, però, si fecero strada i due pregiudizi primari, giustificabili con il fatto che l'opera di Goldoni venne valutata senza tener conto della sua corretta messa in scena. In contesti storici differenti ed in contesti culturali lontani dalla Venezia di metà settecento, l'opera di Goldoni venne svalutata sia sul piano ideologico, che sul piano linguistico. Illuministi di rilievo come Baretti e Cesarotti finirono per dare giudizi molto riduttivi, formulando addirittura accuse di "sciatteria", "scorrettezza", "grossolanità". Nel frattempo si andava consolidando la tendenza a considerare le opere teatrali come forme di letteratura minore.

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Il giudizio di Francesco De Sanctis e Benedetto Croce

In pieno Ottocento, con Francesco De Sanctis, gli studi su Goldoni hanno un parziale riavvio. Il famoso critico riconosce al Goldoni la novità del realismo, il tentativo cioè di ritrarre la natura in tutte le sue sfaccettature e rendere protagonista “l'uomo, con le sue virtù e le sue debolezze, che crea o regola gli avvenimenti, o cede in balia di quelli”. In questo l'operazione di Goldoni è simile a quella di Galileo, che creò la nuova scienza operando lo stesso capovolgimento di valori: identica quindi la novità di metodo. Pur riconoscendo a Goldoni, quindi, tutte le qualità necessarie per affrontare e vincere questa impresa, De Sanctis però formula accuse di volgarità, superficialità e mancanza di vera poesia: “Questo mondo poetico ha il difetto delle sue qualità: nella sua grossolanità è superficiale, nella sua naturalezza è volgare. In quel suo correre dritto e rapido il poeta non medita, non si raccoglie, non approfondisce; sta tutto al di fuori, giocoso e spensierato, indifferente al suo contenuto, e intento a caricarlo quasi per suo passatempo, con l'aria più ingenua, senza ombra di malizia e di mordacità; onde la forma del suo comico è caricatura allegra e smaliziata, che di rado giunge all'ironia. Nel suo studio del naturale e del vero trascura troppo il rilievo, e se ha il brio del linguaggio parlato ne ha pure la negligenza; per fuggire alla retorica, casca nel volgare. Gli manca quella divina malinconia, che è l'identità del poeta comico”.

Altra accusa riguarda il "mestiere": secondo lo studioso Goldoni non sarebbe stato libero nella sua invenzione, ma andò dietro a ragioni mercantili, legate al gradimento del pubblico: “le necessità del mestiere contrastavano alle aspirazioni dell'artista”. Secondo De Sanctis, Goldoni fu “obbligato spesso a concessioni e a mezzi termini per contentare il pubblico, la compagnia e gli avversari […] Di queste concessioni trovi i vestigi nelle migliori commedie, dove non rifiuta certi mezzi volgari e grossolani di ottenere gli applausi della platea”. In conclusione possiamo dire che la critica del De Sanctis contiene rivalutazioni e stroncature:
1. si riconosce il valore realistico e quindi nuovo dell'opera di Goldoni
2. si riconosce l'importanza del metodo "galileano", che pone al centro dell'osservazione diretta l'uomo, così com'è
3. si formulano accuse di grossolanità e volgarità dello stile
4. si accusa Goldoni di essere asservito a logiche mercantili e non letterarie
5. il giudizio negativo viene esteso a tutte le opere di Goldoni, nessuna esclusa
6. non si individuano le necessità ed i meriti della riforma goldoniana, che non sarebbe stata condotta agli esiti dovuti per mancanza di coraggio.

Dopo De Sanctis la riflessione critica su Goldoni insiste sugli aspetti di sensibilità psicologica, di bonomia dello sguardo, di poesia delle opere. Non-poetica viene considerata l'arte di Goldoni dal Momigliano, il quale pur riconoscendo una certa maestria all'autore esprime infine un giudizio riduttivo: “fu grande quando seppe far con arte profonda un'interpretazione superficiale”.

A questi giudizio fa riferimento anche Benedetto Croce che, senza aver una conoscenza adeguata forse del teatro di Goldoni, ovvero della messa in scena delle commedie, esprime giudizi netti e riduttivi: “…inferiore al Molière nell'osservazione morale e aggirantesi in più semplice cerchia di esperienze… sta tutto nella capacità di un'ilare visione degli uomini, delle loro passioncelle, difetti e vizi o piuttosto difettucci e vizietti e curiose deviazioni, dei quali poi quasi sempre si ravvedono e si correggono. Era anche un buon uomo, di oneste intenzioni, bonario, pietoso, indulgente; la sua vena era quella… e alla poesia propriamente detta non s'innalza”.

In definitiva, secondo Croce, il Goldoni:
1. non ha grandi capacità nell'osservazione morale degli uomini
2. non si impegna in uno studio profondo dell'umanità
3. è agito da un carattere bonario, da papà indulgente
4. non raggiunge mai con le sue opere la vera poesia

Da quanto detto, emerge con chiarezza che Croce “buca” letteralmente il cuore stesso dell'opera di Goldoni, non considerando:
1. lo sforzo di rinnovamento del teatro italiano
2. le esigenze e le necessità della sua riforma
3. il valore realistico dell'arte goldoniana
4. lo spessore poetico di alcuni capolavori oggi indiscussi
5. gli aspetti di critica, secca e talora feroce, verso talune realtà sociali
6. la necessità di una corretta messa in scena delle commedie

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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