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Domenico II Contarini
(✶1585   †1675)

Il 6 settembre del 1669 il provveditore Francesco Morosini (poco amato dal Contarini che nell'agosto del 1661, di ritorno questi a Venezia dall'isola dove aveva comandato la piazzaforte, lo trattò freddamente e non fu felice quando gli venne rinnovato l'incarico nel 1667), famoso condottiero e poi doge degli anni Ottanta e Novanta di quel secolo, ridottisi i difensori a soli tremila contro forze spaventosamente superiori, con le mura distrutte e con pochissime case ancora in piedi, si vedeva costretto a firmare la resa.

Dopo venticinque anni di lotta la guerra era finita: Venezia aveva perso 190 milioni di ducati e oltre 30.000 uomini. Comunque anche i turchi non erano in condizioni migliori, avendo subito 80.000 perdite e avendo spesi svariati milioni in una impresa che doveva durare pochi mesi secondo le intenzioni originarie.

Il Contarini, vecchio ed acciaccato, partecipò marginalmente ai processi che si svolsero contro il Morosini ed i suoi collaboratori per aver ceduto la fortezza di Candia senza aver consultato il governo (1670). Nonostante questi tristi fatti, gli ultimi anni passarono lieti, soprattutto per via del matrimonio di suo nipote Angelo con Elena Nani, e per la nascita di Giulio Felice, nel 1671, che rese il Contarini bisnonno.

Poco altro accadde in un'epoca dove, dopo la fine della guerra, Venezia cercava soprattutto di ripristinare le rotte mercantili, ferme da parecchio tempo a seguito delle ostilità, e di pareggiare il bilancio, pesantemente in rosso.

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Eventi minori del suo dogado

Ultime curiosità del suo dogato furono che proprio le sue figlie furono le prime nobildonne veneziane a portare scarpette al posto dei tradizionali zoccoli. Inoltre dal 1665 fece la sua comparsa la parrucca, vietata, con scarso effetto, dal 1668.

Il Contarini, già vecchissimo, passò l'ultimo anno e mezzo di vita a letto, bloccato da un'emiparesi che gli impediva qualsiasi movimento.

Fatto testamento il 24 gennaio del 1674, moriva il 26 gennaio del 1675, a quasi novanta (o novantaquattro) anni, rimpianto da molte persone.

Bibliografia

Andrea Da Mosto, “I dogi di Venezia”, Giunti Martello, Firenze 1983, pp.400–406
Enciclopedia bibliografica degli italiani, Vol.28, pp.142 – 145.
Claudio Rendina, "I dogi", Newton, Roma 1984, pp.383– 388

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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