Indietro | Indice Autori Italiani |
Eugenio Montale
(✶1896 †1981)
Le occasioni
In Le occasioni (1939) la poesia è fatta di simbolo di analogia, di enunciazioni lontane dall'abbandono dei poeti ottocenteschi. Il mondo poetico di Montale appare desolato, oscuro, dolente, privo di speranza; infatti, tutto ciò che circonda il poeta è guardato con pietà e con misurata compassione. Simbolica la data di pubblicazione, 14 ottobre 1939, poco dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale. Il fascicolo di poesie è dedicato a una misteriosa I.B, iniziali della poetessa e dantista americana Irma Brandeis, di origini ebraiche e perciò costretta a rimpatriare dopo la promulgazione delle leggi razziali.La memoria è sollecitata da alcune "occasioni" di richiamo, in particolare si delineano figure femminili, per esempio la fanciulla conosciuta in vacanza a Monterosso, Annetta-Arletta (già presente negli Ossi), oppure Dora Markus, della omonima poesia: sono nuove "Beatrici" a cui il poeta affida la propria speranza. La figura della donna, soprattutto Clizia (senhal di Irma), viene perseguita da Montale attraverso un'idea lirica della donna-angelo, messaggera divina. I tratti che servono per descriverla sono rarissimi, ed il desiderio è interamente una visione dell'amore fortemente idealizzata, che non si traduce necessariamente in realtà.
Nel contempo il linguaggio si fa meno penetrabile e i messaggi sono sottintesi, e anche se non di un ermetismo irrazionale, espressione di una sua personale tensione razionale e sentimentale. In Le occasioni la frase divenne più libera e la riflessione filosofica, molto presente nella poesia di Montale, diviene più vigorosa. Il poeta indaga le ragioni della vita, l'idea della morte, l'impossibilità di dare una spiegazione valida all'esistenza, lo scorrere inesorabile del tempo (Non recidere, forbice, quel volto).
La bufera e altro
Sono componimenti riguardanti temi di guerra e di dolore pubblicati nel 1956. Nel poeta ligure confluiscono quegli spiriti della "crisi" che la reazione anti-dannunziana aveva generato fin dai Crepuscolari: tutto ciò che era stato scritto con vena ribelle nel brulicante mondo poetico italiano tra le due guerre, in lui diventa possibilità di scoprire altre ragioni per essere poeti. Per quanto riguarda l'engagement tipico di quegli anni, non ce n'è alcuna traccia.Xenia e Satura
Negli ultimi anni Montale approfondì la propria filosofia di vita, quasi temesse di non avere abbastanza tempo "per dire tutto" (quasi una sensazione di vicinanza della morte); Xenia (1966) è una raccolta di poesie dedicate alla propria moglie defunta, Drusilla Tanzi, amorevolmente soprannominata "Mosca" per le spesse lenti degli occhiali da vista. Il titolo richiama xenia, che nell'antica Grecia erano i doni fatti all'ospite, e che ora dunque costituirebbero il dono alla propria moglie. Le poesie di Xenia furono pubblicate insieme alla raccolta Satura, con il titolo complessivo Satura, nel gennaio 1971. «Con questo libro - scrive Marco Forti nel risvolto di copertina dell'edizione Mondadori - Montale ha sciolto il gran gelo speculativo e riepilogativo della Bufera e ha ritrovato, semmai, la varietà e la frondosità, la molteplicità timbrica, lo scatto dell'impennata lirica e insieme la "prosa" che, già negli Ossi di seppia, costituirono la sua sorprendente novità.»La poetica e il pensiero
Montale ha scritto relativamente poco: quattro raccolte di brevi liriche, un "quaderno" di traduzioni di poesia e vari libri di traduzioni in prosa, due volumi di critica letteraria e uno di prose di fantasia. A ciò si aggiungono gli articoli della collaborazione al Corriere della Sera. Il quadro è perfettamente coerente con l'esperienza del mondo così come si costituisce nel suo animo negli anni di formazione, che sono poi quelli in cui vedono la luce le liriche della raccolta Ossi di seppia.La poesia è per Montale principalmente strumento e testimonianza dell'indagine sulla condizione esistenziale dell'uomo moderno, in cerca di un assoluto che è però inconoscibile. Tale concezione poetica – approfondita negli anni della maturità, ma mai rinnegata – non attribuisce alla poesia uno specifico ruolo di elevazione spirituale; anzi, Montale al suo lettore dice di "non chiedere la parola", non "domandare" la "formula" che possa aprire nuovi mondi. Il poeta può solo dire "ciò che non siamo": è la negatività esistenziale vissuta dall'uomo novecentesco dilaniato dal divenire storico. A differenza delle "illuminazioni" ungarettiane, Montale fa un ampio uso di idee, di emozioni e di sensazioni più indefinite.
Egli cerca infatti una soluzione simbolica (il "correlativo oggettivo", contemporaneamente adottato da Thomas Stearns Eliot) in cui la realtà dell'esperienza diventa una testimonianza di vita. Proprio in alcune di queste immagini il poeta crede di trovare una risposta, una soluzione al problema del "male di vivere": ad esempio, il mare (in Ossi di seppia) o alcune figure di donne che sono state importanti nella sua vita. La poesia di Montale assume dunque il valore di testimonianza e un preciso significato morale: Montale esalta lo stoicismo etico di chi compie in qualsiasi situazione storica e politica il proprio dovere.
Rispetto a questa visione, la poesia si pone per Montale come espressione profonda e personale della propria ricerca di dignità e del tentativo più alto di comunicare fra gli uomini. L'opera di Montale è, infatti, sempre sorretta da un'intima esigenza di moralità, ma priva di qualunque intenzione moralistica: il poeta non si propone come guida spirituale o morale per gli altri; attraverso la poesia egli tenta di esprimere la necessità dell'individuo di vivere nel mondo accogliendo con dignità la propria fragilità, incompiutezza, debolezza. Montale non credeva all'esistenza di «leggi immutabili e fisse» che regolassero l'esistenza dell'uomo e della natura; da qui deriva la sua coerente sfiducia in qualsiasi teoria filosofica, religiosa, ideologica che avesse la pretesa di dare un inquadramento generale e definitivo, la sua diffidenza verso coloro che proclamavano fedi sicure. Pur essendo rispettoso di tutte le religioni, riteneva che la più ridicola fosse quella laica. Per il poeta la realtà è segnata da una insanabile frattura fra l'individuo e il mondo, che provoca un senso di frustrazione e di estraneità, un malessere esistenziale. Questa condizione umana è, secondo Montale, impossibile da sanare se non in momenti eccezionali, veri stati di grazia istantanei che Montale definisce miracoli, gli eventi prodigiosi in cui si rivela la verità delle cose, il senso nascosto dell'esistenza.
Alcuni caratteri fondamentali del linguaggio poetico montaliano sono i simboli: nella poesia di Montale compaiono oggetti che tornano e rimbalzano da un testo all'altro e assumono il valore di simboli della condizione umana, segnata, secondo il poeta, dal malessere esistenziale, e dall'attesa di un avvenimento, un miracolo, che riscatti questa condizione rivelando il senso e il significato della vita. In Ossi di seppia il muro è il simbolo negativo di uno stato di chiusura e oppressione, mentre i simboli positivi che alludono alle possibilità di evasione, di fuga e di libertà, sono l'anello che non tiene, il varco, la maglia rotta nella rete. Nelle raccolte successive il panorama culturale, sentimentale e ideologico cambia, e quindi risulta nuova anche la simbologia. Per esempio nella seconda raccolta, Le occasioni, diventa centrale la figura di Clizia, il nome letterario che allude alla giovane ebrea-americana Irma Brandeis, (italianista ed intellettuale) amata da Montale, che assume una funzione "angelico-salvifica" e dalla quale è possibile aspettare il miracolo da cui dipende ogni residua possibilità di salvezza esistenziale.
Bibliografia
Sergio Solmi, Le "Occasioni" di Montale, in Scrittori negli anni, il Saggiatore, Milano 1963Silvio Ramat, Montale, Vallecchi, Firenze 1965
Giuliano Manacorda, Montale, La nuova Italia («Il castoro»), Firenze 1969
D'Arco Silvio Avalle, Tre saggi su Montale, Einaudi, Torino 1972
Gianfranco Contini, Una lunga fedeltà. Scritti su Eugenio Montale, Einaudi, Torino 1974
Giulio Nascimbeni, Eugenio Montale, Longanesi, Milano 1975
Angelo Marchese, Visiting Angel. Interpretazione semiologica della poesia di Montale, SEI, Torino 1977
Vincenzo Guarna, Il terzo tempo dell'itinerario poetico di Eugenio Montale, in «Misure critiche» - Anno VII, Fascicolo 22, gennaio-marzo 1977
Annalisa Cima e Cesare Segre (a cura di), Eugenio Montale. Profilo di un autore, Rizzoli, Milano 1977
Luigi Greco (a cura di), Montale commenta Montale, Pratiche Editrice, Parma 1980
Gilberto Lonardi, Il Vecchio e il Giovane e altri studi su Montale, Bologna, Zanichelli 1980
Piero Bigongiari, L'autoriflessività del significato, in Poesia italiana del Novecento, Il Saggiatore, Milano 1980, tomo II, pp.321–418
Ettore Bonora, Le metafore del vero, Bonacci, Roma 1981
Annagiulia Angelone Dello Vicario, "Pietas" e "lacrimae rerum" nel messaggio poetico di Montale, in Il richiamo di Virgilio nella poesia italiana, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1981, pp.143–151
Mario Martelli, Eugenio Montale. Introduzione e guida allo studio dell'opera montaliana, Le Monnier, Firenze, 1982
Ettore Bonora Conversando con Montale, Rizzoli, Milano 1983
Romano Luperini, Montale, o l'identità negata, Napoli, Liguori, 1984.
Giorgio Orelli, Accertamenti montaliani, Bologna, Il Mulino, 1984.
Emerico Giachery, Metamorfosi dell'orto e altri scritti montaliani, Roma, Bonacci, 1985.
Maura Del Serra, Il poeta congetturale: appunti per un parallelo tematico-testuale fra il primo Montale e il primo Borges, in "Testuale", 5, 1986, pp.58–70.
Silvio Ramat, L'acacia ferita e altri saggi su Montale, Venezia, Marsilio,Venezia 1986
Umberto Carpi, Montale critico, in AA.VV., Letteratura italiana. I critici, vol. V, Milano, Marzorati, 1987, pp.3419–3445.
Ottaviano Giannangeli, Il significante metrico in Montale e La metrica di Montale satiro, in Metrica e significato in D'Annunzio e Montale, Chieti, Edizioni Solfanelli, 1988.
Claudio Scarpati, Invito alla lettura di Eugenio Montale, Milano, Mursia, 1988.
Ettore Bonora, Montale e altro novecento, Caltanissetta, Sciascia 1989.
Alberto Casadei, Prospettive montaliane. Dagli "Ossi" alle ultime raccolte, Pisa, Giardini, 1992.
Nico Orengo, Gli spiccioli di Montale, Theoria, Roma 1993.
Renzo Sommaruga, Diario inciso 1937-1993, Biblioteca Comunale di Verona, Banca Popolare di Verona, 1994.
Giuseppe Leone, Eugenio Montale nel primo centenario dalla nascita, "Quei suoi "limoni" in orti leopardiani, su «Il Punto Stampa», Lecco, dicembre 1996.
Stefano Agosti, Il lago di Montale, Novara, Interlinea, 1996.
Raffaello Ceschi (a cura di), Storia del Cantone Ticino, volume I, L'Ottocento, volume II, Il Novecento, Bellinzona, Casagrande, 1998.
Giuseppe Marcenaro, Eugenio Montale, Milano, Bruno Mondadori, 1999.
Marie H. Caspar (a c. di), Eugenio Montale, n. sp. di 'narrativa' (Paris X), J. Ch. Vegliante, V. Coletti, A. Dolfi et al., Paris, 1999.
Arnaldo Di Benedetto, Intertestualità montaliane, in Poesia e critica del Novecento, Napoli, Liguori, 1999.
Luigi Blasucci, Gli oggetti di Montale, Bologna, Il Mulino, 2002.
Pietro Montorfani, Elisabetta Crema, Maria Capizzi (e altri), Refusi, occasioni e imprevisti: Montale oltre il mare di vivere, Catalogo della Mostra, Rimini, Itaca libri, 2003.
Franco Croce, Storia della poesia di Eugenio Montale, Genova, Costa e Nolan, 2005.
Roberto Mosena, Le affinità di Montale. Letteratura ligure del Novecento, Roma, Edizioni Studium, 2006.
Angelo Marchese, Amico dell'invisibile. La personalità e la poesia di Eugenio Montale, a cura di Stefano Verdino, Novara, Interlinea, 2006.
John Butcher, Poetry and Intertextuality. Eugenio Montale's Later Verse, Perugia, Volumnia, 2007.
Antonio Zollino, I paradisi ambigui. Saggi su musica e tradizione nell'opera di Montale, Piombino, Il Foglio letterario, 2008, n.ed. 2009
Pietro Montorfani, «Il mio sogno di te non è finito»: ipotesi di speranza nell'universo montaliano, in «Sacra doctrina», (55) 2010, pp.185–196.
Angelo Fabrizi, Cultura degli scrittori Da Petrarca a Montale, Firenze, Società Editrice Fiorentina, 2006.
Arnaldo Di Benedetto, Tre poeti e il futurismo: Ezra Pound, Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale (con un cenno su Saba), in «Italica», LXXXVIII (2011), pp.198–218.
Maria Luisa Spaziani, Montale e la Volpe, Milano, Mondadori, 2011.
Gilberto Lonardi, Winston Churchill e il bulldog. La "Ballata" e altri saggi montaliani, Venezia, Marsilio, 2011.
Arnaldo Di Benedetto, Due lettere di Montale, in «Giornale storico della letteratura italiana», CLXXXIX (2012), pp. 590-601.
Arnaldo Di Benedetto, Montale «fuori di casa»: la Grecia, in «Strumenti critici», XXVII (2012), pp. 355-73.
Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera
Pagina precedente |
Indietro | Indice Autori Italiani |
- Dizionario italiano
- Grammatica italiana
- Verbi Italiani
- Dizionario latino
- Dizionario greco antico
- Dizionario francese
- Dizionario inglese
- Dizionario tedesco
- Dizionario spagnolo
- Dizionario greco moderno
- Dizionario piemontese