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Francesco Domenico Guerrazzi
(✶1804   †1873)

Francesco Domenico Guerrazzi (Livorno, 12 agosto 1804 – Cecina, 23 settembre 1873) è stato un politico e scrittore italiano.

Fu un intellettuale organico della media borghesia produttiva e democratica del primo Ottocento di cui, muovendo dal particolare angolo visuale dell’ambiente livornese, interpretò le esigenze e le aspirazioni nel campo politico–economico come in quello culturale. Svolse l’attività di politico e scrittore nel movimento risorgimentale.

Formazione

Figlio di Francesco Donato Guerrazzi e di Teresa Ramponi, Francesco Domenico Guerrazzi era fratello maggiore di Temistocle; nacque in un quartiere popolare della vecchia Livorno proprio quando in città dilagava la febbre gialla, Procreato quasi per svista e auspici avversi. La sua nascita, come egli stesso dice, non fu ben accetta dai genitori e di ciò risentì la sua giovinezza, spesso triste e solitaria. Ciò si ripercosse anche nei primi apprendimenti scolastici: studiò presso i Barnabiti, avviandosi all’uso della buona lingua italiana ma, vivendo tale scuola come oscura e tetra, fuggì spaventato.

Crebbe aspro, vendicativo e attaccabrighe, infatti si ritrovò spesso in risse violente soprattutto contro gli ebrei; culmine di tale disagio fu una lite con il padre che lo fece fuggire di casa. Fu allora che conobbe Carlo Bini con il quale instaurò fin dal principio una intensa amicizia nonostante la loro diversità.

Poco prima di andare a Pisa si riconciliò con il padre e nella città toscana iniziò nel 1819 a studiare legge, mentre nel 1821 conobbe George Gordon Byron anch'esso giunto a Pisa dove si era stabilito con la sua amante Teresa Gamba Ghiselli; di Byron il Guerrazzi parlò con entusiasmo nelle Memorie e quando tornò a Livorno gli dedicò le ottave delle Stanze alla memoria di Lord Byron (Livorno 1825); questi furono di fatto i suoi primi scritti, nati quindi sotto l’influenza della poesia del Byron.

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Anche i suoi studi universitari non furono affatto tranquilli: nell'aprile 1822 fu infatti allontanato dall’università di Pisa per motivi politici e proprio allora cominciò a pensare di espatriare in Inghilterra o negli Stati Uniti d'America, paese che esercitò sempre un grande fascino su di lui. Finalmente nel 1824 riuscì a laurearsi.

Gli esordi

Dopo la laurea, tornato a Livorno, aprì con T. Barghellini uno studio di avvocato, mentre contemporaneamente portava avanti la sua produzione letteraria con il dramma I Bianchi e i Neri. Nel 1827 uscì il primo dei quattro volumi del romanzo storico La battaglia di Benevento, e nel 1828 gli altri tre: La battaglia di Benevento, storia del secolo XIII (Livorno 1827-28). Acceso sostenitore degli ideali repubblicani, fondò sempre nel 1828 il giornale politico-letterario L'indicatore livornese, che diresse con Carlo Bini fino al 1830 e di cui uscirono 48 numeri; il giornale però, che si poneva nettamente in alternativa ai periodici moderati, come ad esempio Antologia fondato a Firenze dal moderato Viesseux, fu attaccato dai reazionari e soppresso; nel 1830 il Guerrazzi cessò così le pubblicazioni. Sempre in questi anni, la fama raggiunta come scrittore impegnato anche sul piano civile, gli procurò la nomina di accademico della Labronica, il maggior istituto culturale cittadino.

Ebbe poco dopo l’audace idea di pronunciare un elogio a Cosimo Del Fante, ufficiale napoleonico morto nella campagna di Russia: tale discorso fece istruire un processo contro di lui e, oltre alle dimissioni dall'Accademia, venne ordinato che lo scrittore livornese fosse confinato per sei mesi a Montepulciano, dove scrisse il romanzo L’assedio di Firenze; durante l’esilio ricevette la visita dell’amico Bini e di Giuseppe Mazzini.

Il fallimento della congiura del Colletta, ovvero il tentativo di spingere Leopoldo II a concedere nel gennaio del 1831 la costituzione, accrebbe il senso di sconforto del Guerrazzi che, ritornato a Livorno al termine del confino, pensò ancora all'esilio e proprio per questo chiese al governatore di Livorno di concedergli il passaporto. Questa volta fu la diffusione delle idee di Mazzini negli ambienti patriottici livornesi a spingere il Guerrazzi al ripensamento: la sua affiliazione alla Giovine Italia fece di Livorno, con il suo porto aperto alle influenze esterne e alla circolazione delle idee, uno dei più importanti centri di diffusione della Giovine Italia.

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Nell'estate 1832 la cospirazione repubblicana provocò la prima repressione: arrestato e condannato ad un mese di carcere, Guerrazzi ne uscì il 21 settembre. Di lì a poco però fu di nuovo arrestato assieme al Bini, perché appartenenti alle due associazioni segrete dei Veri italiani e della Giovane Italia, e spedito nelle carceri del Forte della Stella a Portoferraio dove continuò e concluse L'assedio di Firenze e scrisse le Note Autobiografiche.

Per colpa di tali persecuzioni maturavano ormai nel Guerrazzi scetticismo e malinconia; in più nel 1835 morì il fratello Giovanni Gualberto che gli lasciò in cura i suoi due figli: lo scrittore provvide al loro sostentamento e alla loro educazione. La cura dei nipoti lo tenne così lontano dalle agitazioni politiche che vanno dal 1835 al 1847, anni in cui si dedico soprattutto alla sua attività forense.

Nel 1836 venne stampato per la prima volta a Parigi L'assedio di Firenze sotto lo pseudonimo di Anselmo Gualandi: il romanzo raggiunse un grande successo e fu senz'altro il più celebrato dello scrittore. Il Guerrazzi iniziò così a pensare di guadagnare con le sue opere. Del resto le vicende politiche e i fallimenti dei moti mazziniani lo allontanarono sempre di più dalla politica. Con i suoi libri era nato il romanzo storico risorgimentale in una miscela di patriottismo e di sconforto. Scrisse così Veronica Cybo (1838) e Isabella Orsini (1844).

La pressione esercitata dai controlli della polizia e della censura lo tormentava ma non estinse il suo spirito patriottico: nel 1847 quando la situazione politica si sbloccò, Guerrazzi scrisse infatti Memorie pubblicate a Livorno e diffuse con una lettera dedicatoria a Giuseppe Mazzini, libro nel quale narrava se stesso e la sua vita vissuta nell'amore della patria e della letteratura.

Nel 1847-48 Guerrazzi è uno dei suscitatori dei moti livornesi ma sempre a distanza e in modo da apparire ufficialmente estraneo. Tornato ufficialmente sulla scena politica era pronto a sfruttare anche la crisi sociale che travagliava i lavoratori del porto (riduzione dei salari e dell’occupazione) e i tumulti che si verificarono a Livorno fra il dicembre 1847 e il gennaio 1848.

Nel 1847 pubblicò un Discorso al principe e al popolo, in cui chiedeva un regime costituzionale, mentre nel gennaio del 1848 scese in piazza per chiedere un pronto armamento della guardia civica, ponendo il problema della partecipazione del popolo alla guerra contro l’Austria. Si ritrovò però isolato persino dall'Alba, il foglio dei democratici, e finì per essere arrestato di nuovo. Liberato dopo due mesi, nell'aprile del 1848 divenne direttore della Gazzetta Livornese.

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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