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Gabriele D'Annunzio
(✶1863 †1938)
Renzo De Felice afferma che D'Annunzio fu posto poi sotto controllo di agenti fascisti, visti anche i buoni rapporti del Vate con esponenti del mondo libertario, socialista e rivoluzionario, tra cui l'ex legionario fiumano e poi socialista Alceste de Ambris (che avvicinò il nazionalista D'Annunzio all'anarco-individualismo) e il politico Aldo Finzi, fascista di sinistra (poi partigiano antifascista) che prese parte con il poeta al volo su Vienna. Nel 1937-38 D'Annunzio si oppose all'avvicinamento dell'Italia fascista al regime nazista, bollando Adolf Hitler, già nel 1934, come "pagliaccio feroce". A partire da questo periodo, D'Annunzio cominciò a propagandare la necessità di completare l'irredentismo con una nuova "impresa fiumana" sulla Dalmazia. Mussolini e Starace lo fecero mettere segretamente sotto stretta sorveglianza, non fidandosi di lui e delle sue iniziative.
La sua influenza sulla cultura italiana ed europea nei primi decenni del Novecento fu indiscutibile. Sempre attento ai movimenti dei giovani, fu tra i massimi ispiratori del Fondaco di baldanza, della Federazione Italiana Universitaria e di La Fionda, associazione goliardica e casa editrice.
La sua salute cominciava ormai a declinare, D'Annunzio riceveva sempre le sue numerosi amanti, ma nonostante il carisma intatto e il fascino che esercitava il suo mito, egli le aspettava in camicia da notte o nella penombra, per nascondere il fisico invecchiato. Faceva spesso uso di stimolanti (come la cocaina), medicinali vari e antidolorifici, visibili tuttora negli armadietti del Vittoriale.
Il 1º marzo 1938, alle ore 20:05, Gabriele D'Annunzio morì nella sua villa per un'emorragia cerebrale, mentre era al suo tavolo da lavoro; sullo scrittoio era aperto il Lunario Barbanera, con una frase da lui sottolineata di rosso, che annunciava la morte di una personalità. Il ricercatore Attilio Mazza ha sostenuto che il poeta possa essere morto per overdose di farmaci, accidentale o volontaria, dopo un periodo di depressione; all'amica Ines Pradella aveva scritto pochi mesi prima: "Fiammetta, oggi patisco uno di quegli accessi di malinconia mortali, che mi fanno temere di me; poiché è predestinato che io mi uccida. Se puoi, vieni a sorvegliarmi". Il certificato medico di morte, scritto dal dottor Alberto Cesari, primario dell’ospedale di Salò, e dal dottor Antonio Duse, medico curante del poeta, ufficializzò comunque la morte per cause naturali.
Ai funerali di Stato, voluti in suo onore dal regime fascista, la partecipazione popolare fu imponente. Il feretro, avvolto dalla bandiera del Timavo era seguito da «...la folla innumerevole degli ex legionari, degli ammiratori, dei devoti alla sua gloria e alla sua fama...». È sepolto nel mausoleo del Vittoriale.
Luoghi dannunziani
Molti sono i luoghi visitati da Gabriele D'Annunzio, tra i quali l'Abruzzo, Pescara, Ortona, San Vito Chietino, la Toscana, Firenze, Settignano, Roma,Napoli, Venezia e altri posti all'estero. Alcuni dei quali sono descritti dal poeta nelle sue opere Il piacere, Primo vere, Canto novo, Il fuoco, Le novelle della Pescara, e Il trionfo della morte, nelle tragedie La figlia di Jorio e La fiaccola sotto il moggio, e nella raccolta a più volumi delle Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi.In Abruzzo
Pescara: il rione di Castellammare Adriatico, la Cattedrale di San Cetteo, la casa natale.
Chieti: Piazza della Cattedrale di San Giustino, Corso Marrucino.
Francavilla al Mare: Convento Michetti e Villa Schifanoia.
Guardiagrele: borgo antico, la Collegiata di Santa Maria Maggiore con le effigi degli antenati del protagonista de Il trionfo della morte, la Majella e il Torrione Orsini.
Costa dei Trabocchi: i centri di San Vito Chietino e Fossacesia, con i trabocchi da pesca, l'Abbazia di San Giovanni in Venere e l'eremo dannunziano nella località Portelle.
Ortona: il castello aragonese, il Palazzo Farnese, visitato da d’Annunzio con l’amico Francesco Paolo Tosti, e la Cattedrale di San Tommaso Apostolo, dove è descritto un pellegrinaggio nelle Novelle della Pescara.
Casoli: il borgo e il Castello Ducale Orsini, dove il poeta risiedette con l’amico Pasquale Masciantonio.
Casalbordino: i trabocchi, e il Santuario della Madonna dei Miracoli.
Lama dei Peligni: il borgo e la Grotta del Cavallone.
Miglianico: il pellegrinaggio di San Pantaleone nella cattedrale omonima, narrato nelle Novelle della Pescara.
Anversa degli Abruzzi: il castello normanno di Sangro, il borgo di Castrovalva e le gole del Sagittario.
Castiglione a Casauria: l'Abbazia di San Clemente a Casauria, visitata con gli amici Masciantonio, Tosti e Michetti.
Altrove
Atene, Corinto, Micene nella crociera in Grecia.
Firenze: centro, visitato con la Duse.
Settignano: Villa La Capponcina, dove visse con la Duse.
Roma: Palazzo Zuccari, Piazza di Spagna, Pincio, dove visse con la Leoni.
Venezia: Piazza San Marco, descritta nel Fuoco.
Napoli: centro, visitato con Masciantonio.
Parigi: centro, dove visse in esilio nel 1912-1914.
Arcachon in Gironda (Francia).
Buccari, dove compì la “beffa”.
Quarto dei Mille.
Ronchi dei Legionari.
Fiume (Croazia), dove il poeta occupò la città nel 1920.
Gardone Riviera: Vittoriale degli italiani, dove visse gli ultimi anni.
Opere principali
La produzione letteraria di D'Annunzio fu stampata integralmente fra il 1927 e il 1936 da un Istituto nazionale creato appositamente sotto l'egida dello Stato italiano per la pubblicazione della sua Opera Omnia. Il Vate collaborò attivamente alla realizzazione dell'ambizioso progetto, come collaborò alla pubblicazione di un'edizione economica (L'Oleandro) che ricalcava la precedente, realizzata anch'essa quando egli era ancora in vita, fra il 1931 e il 1937. Subito dopo la sua morte e cioè fra il 1939 e il 1942 la Fondazione del Vittoriale degli Italiani provvide a ristampare quasi integralmente la produzione dannunziana: 42 volumi su un totale di 46 (gli ultimi quattro non uscirono per le note vicende belliche che desolarono l'Italia nel 1943). Nel secondo dopoguerra merita una particolare menzione la pregevole edizione dell’Opera Omnia apparsa, a partire dal 1950, nei Classici Contemporanei Italiani di Arnoldo Mondadori Editore. Fra le opere più significative di Gabriele D'Annunzio segnaliamo:
Primo vere
Canto novo
Intermezzo di rime
Il piacere
L'innocente
Poema paradisiaco
Il trionfo della morte
Le vergini delle rocce
La città morta
La Gioconda
Il fuoco
Laudi
Le novelle della Pescara
La figlia di Iorio
La fiaccola sotto il moggio
La nave
Forse che sì forse che no
Notturno
Il libro segreto
La pioggia nel pineto (celeberrima lirica contenuta nel terzo libro delle succitate Laudi: Alcyone)
Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera
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