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Gaetano Filangieri
(✶1753   †1788)

La Scienza della Legislazione

La Scienza della Legislazione, composta da otto volumi, è un'opera di alto e innovativo valore europeo in materia di filosofia del diritto e teoria della giurisprudenza. In quest'opera che fu così apprezzata per la sobrietà della critica e per la concreta esposizione sul piano giuridico, Filangieri espose un pensiero frutto della grande cultura napoletana antecedente all'Unità d'Italia, rappresentata in particolare da Giambattista Vico e da Pietro Giannone, che interpolò con le teorie dei filosofi francesi, in particolare con le dottrine di Montesquieu e soprattutto di Rousseau.

La Scienza della Legislazione porta alla luce le ingiustizie sociali che affliggevano anche la Napoli borbonica come le tante altre capitali europee (Parigi, Londra, San Pietroburgo, ecc.) pervasa dal lusso sfrenato dei privilegi feudali di aristocrazia e clero sfruttatori del popolo; al tempo stesso essa chiede alla Corona di farsi portatrice di una "rivoluzione pacifica", una sorta di modello di monarchia illuminata, secondo i canoni illuministici, da conseguire attraverso una seria azione riformatrice da attuarsi sugli strumenti giuridici.

Importanti l'affermazione dell'esigenza di attuare una codificazione delle leggi e di una riforma progressiva dalla procedura penale, la necessità di operare un'equa ripartizione delle proprietà terriere e anche un miglioramento qualitativo dell'educazione pubblica oltre ad un suo rafforzamento su quella privata.

Per ciò che attiene al diritto criminale, nell'opera Filangieri dà un'innovativa definizione di delitto: «Non tutte le azioni contrarie alle leggi sono delitti, non tutti coloro che le commettono sono delinquenti. L'azione disgiunta dalla volontà non è imputabile; la volontà disgiunta dall'azione non è punibile. Il delitto consiste dunque nella violazione della legge accompagnata dalla volontà di violarla».

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L'opera tratta le principali proposte di riforma, nel campo politico-economico (abolizione dei privilegi feudali ecc.), penale, dei rapporti tra religione e legislazione, e, in modo particolare, nel campo educativo. Essa comprende il primo libro dedicato a Le Regole generali della scienza legislativa, il secondo a Le Leggi politiche ed economiche, il terzo a Le Leggi criminali (prima parte: la procedura; seconda parte: dei delitti e delle pene), il quarto a Le Leggi che riguardano l'educazione, i costumi e l'opinione pubblica, il quinto a Le Leggi che riguardano la religione. Il sesto, dedicato alle leggi relative alla proprietà, rimase abbozzato (ne fu steso soltanto il sommario), e il settimo, dedicato alle leggi sulla famiglia, non venne mai scritto.

Tra le varie tesi esposte in questo libro emerge la considerazione che Filangieri aveva dell'agricoltura; sotto l'influenza di Genovesi, di Verri e dei fisiocratici, egli la considerava come un settore importante del sistema economico e propose la rimozione di ogni ostacolo giuridico, fiscale ed economico al suo sviluppo e alla libertà del commercio dei suoi prodotti, sostenendo altresì l'imposta unica sul prodotto della terra.

L'opera fu messa all'Indice dalla Chiesa cattolica nel 1784, per le sue idee giacobine e per i suoi attacchi ai diritti del clero. Filangieri infatti criticava l'atteggiamento della Chiesa, ritenendo appunto che questa pesasse sulla società e si avvalesse di privilegi. Egli aveva messo in campo proposte (giustizia sociale e giuridica, uguaglianza, pubblica istruzione, espropriazione dei beni ecclesiastici donati dai fedeli, ecc.) miranti al "progresso" in senso rivoluzionario attraverso un'azione legislativa fondata sulla presunta "ragione" e rivolta ad un altrettanto presunto sviluppo della realtà delle città di Napoli, ma con i metodi tipicamente giacobini basati su coercizione e sentimento massonico e anticattolico.

Fu pubblicata a partire dal 1780 in 7 volumi e una parte uscì postuma (l'indice e parte del libro V). Nel 1783 e nel 1785 ne vennero stampati altri due libri, i quali ebbero grande successo non solo a livello nazionale con le riedizioni (Firenze e Venezia 1782, Milano 1784) ma anche a livello europeo.

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Fino all'Ottocento si contarono 40 edizioni italiane e 28 in lingue straniere. In Germania comparvero tre edizioni diverse a Zurigo, Berlino e a Vienna (la prima traduzione in tedesco è del 1784). L'opera venne tradotta in francese (la prima traduzione in francese è del 1786), spagnolo, inglese, russo e svedese, con elogi entusiastici rivolti all'autore: il più noto e significativo fu quello di Benjamin Franklin, il quale avviò una corrispondenza con Filangieri e tenne presente le sue idee per la stesura della Costituzione americana.

La fortuna dell'opera fu vastissima sul continente europeo e oltre. L'opera fu - assieme a Dei delitti e delle pene (1764) di Cesare Beccaria - uno dei contributi italiani maggiormente diffusi e tradotti all'estero. Suscitò interesse e discussioni sino al Novecento anche grazie all'attenzione dedicatagli da Benjamin Constant (1767-1830).

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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