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Giambattista Vico
(✶1668   †1744)

Il giudizio della filosofia posteriore

«Predicavano la ragione individuale, ed egli le opponeva la tradizione, la voce del genere umano. Gli uomini popolari, i progressisti di quel tempo, erano Lionardo di Capua, Cornelio, Doria, Calopreso, che stavano con le idee nuove, con lo spirito del secolo. Lui era un retrivo, con tanto di coda, come si direbbe oggi. La coltura europea e la coltura italiana s'incontravano per la prima volta, l'una maestra, l'altra ancella. Vico resisteva. Era vanità di pedante? Era fierezza di grande uomo? Resisteva a Cartesio, a Malebranche, a Pascal, i cui Pensieri erano «lumi sparsi», a Grozio, a Puffendorfio, a Locke, il cui Saggio era la «metafisica del senso». Resisteva, ma li studiava più che facessero i novatori. Resisteva come chi sente la sua forza e non si lascia sopraffare. Accettava i problemi, combattea le soluzioni, e le cercava per le vie sue, co' suoi metodi e coi suoi studi. Era la resistenza della coltura italiana, che non si lasciava assorbire, e stava chiusa nel suo passato, ma resistenza del genio, che cercando nel passato trovava il mondo moderno. Era il retrivo che guardando indietro e andando per la sua via, si trova da ultimo in prima fila, innanzi a tutti quelli che lo precedevano. Questa era la resistenza del Vico. Era un moderno e si sentiva e si credeva antico, e resistendo allo spirito nuovo, riceveva quello entro di sé.»
(Francesco De Sanctis, Storia della letteratura italiana [1870], Morano, Napoli 1890, p. 314.)

Finché il Vico fu in vita, il valore della sua opera, tranne che nella città che gli diede i natali, fu misconosciuto e si iniziò ad apprezzarlo maggiormente soltanto fra l'Ottocento e il Novecento. Affermatasi la fama del pensiero vichiano, esso fu conteso dalle più disparate correnti filosofiche: dal pensiero cristiano (nonostante l'iniziale rifiuto), dagli idealisti fu proclamato precursore dell'immanentismo hegeliano, dai positivisti e dai marxisti. Come fa notare il Fassò «Vico è ben più di un semplice filosofo [...] tanto che in certi momenti della sua travagliatissima fama fu apprezzato prevalentemente per la sua filosofia del diritto, così come in altri momenti fu celebrato precursore della sociologia, della psicologia dei popoli, o come campione fra i maggiori della filosofia della storia, mentre veniva ignorata la sua pur genialissima metafisica, che è ad un tempo il punto d'arrivo e il presupposto logico di tutte le ricerche da lui condotte nei più vari campi dell'operare umano».

Il pensiero vichiano, le cui prime fonti s'ispirano alla tradizione filosofica del Seicento che permeava l'ambiente partenopeo della sua epoca, rappresenta un ponte fra la cultura secentesca e quella settecentesca. Nonostante il Vico non sia caratterizzato dall'audacia innovatrice illuminista, il suo pensiero raggiunse – come nota Abbagnano – «alcuni risultati fondamentali» che lo connettono a pieno titolo al Settecento. Tuttavia, non può tacersi il carattere conservatore della filosofia politico-religiosa del Vico, generato dal turbamento di chi, «assistendo alla fine di un mondo famigliare, non sa scoprire i segni del sorgere di un nuovo». E ciò è dimostrato dalla giustapposizione del certo (ossia il peso dell'autorità della tradizione) al vero (ossia lo sforzo innovatore della ragione) che è il segno di una ricerca di equilibrio estranea al pensiero illuministico. A tali conclusioni il pensiero vichiano fu condotto dalla limitatezza della sua gnoseologia e dalla polemica contro il cartesianesimo, il quale professava, al contrario, l'eliminazione di ogni limite gnoseologico.

Bibliografia

Giambattista Vico, Scienza nuova, Scrittori d'Italia 135, Bari, Laterza, 1931.
Giambattista Vico, Scienza nuova seconda. 1, Scrittori d'Italia 112, Bari, Laterza, 1942.
Giambattista Vico, Scienza nuova seconda. 2, Scrittori d'Italia 113, Bari, Laterza, 1942.

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Bibliografia critica

Il pensiero vichiano rimase quasi del tutto ignorato dalla cultura europea del XVIII secolo con una diffusione limitata nell'Italia meridionale. Ancora in età romantica Vico era poco conosciuto anche se filosofi tedeschi come Herder, chiamato il Vico tedesco, ed Hegel presentano delle somiglianze con la dottrina vichiana per quanto riguarda soprattutto il ruolo della storia nello sviluppo della filosofia.

La filosofia di Vico comincia ad essere conosciuta ed apprezzata nel periodo del romanticismo francese ed italiano: Chateaubriand e De Maistre ma soprattutto
- G. Michelet, Principes de la philosophie de l'histoire Parigi 1827
diffonde il pensiero di Vico di cui apprezza la concezione della storia come sintesi di umano e divino.

Nella prima metà dell'Ottocento, Comte e Marx stimarono la filosofia della storia di Vico ma furono soprattutto i filosofi italiani, come Rosmini e soprattutto Gioberti, che videro in lui un maestro.
- N. Tommaseo, G.B. Vico e il suo secolo, 1843, rist. Torino 1930, mette in evidenza la grande affinità del pensiero vichiano con quello di Gioberti.
- Agostino Maria de Carlo, "Istituzione Filosofica secondo i Princìpj di Giambattista Vico ad uso della gioventù studiosa" - Napoli - Tip. Cirillo - 1855

Nuove interpretazioni basate sul principio vichiano del verum ipsum factum considerano Vico un anticipatore del positivismo
- G. Ferrari, Il genio di Vico, 1837, rist.Carabba, Lanciano 1916
- Giambattista Vico, Scienza nuova, Scrittori d'Italia 135, Bari, Laterza, 1931.
- Giambattista Vico, Scienza nuova seconda. 1, Scrittori d'Italia 112, Bari, Laterza, 1942.
- Giambattista Vico, Scienza nuova seconda. 2, Scrittori d'Italia 113, Bari, Laterza, 1942.
- C. Cattaneo, Sulla 'Scienza Nuova' di Vico, Milano 1946-47
- C. Cantoni, Vico, Torino 1967
- P. Siciliani, Sul rinnovamento della filosofia positiva in Italia, Civelli Firenze 1871

Una spinta decisiva all'apprezzamento e alla diffusione del pensiero vichiano come anticipatore di Kant e dell'idealismo, si ebbe in Italia a cominciare dagli studi di S.Spaventa e De Sanctis iniziatori di quella corrente dottrinale interpretativa che si ritrova soprattutto in Croce e
- G. Gentile, Studi vichiani, Messina 1915, rist. Sansoni Firenze 1969
che ne mette in luce le ascendenze neoplatoniche e rinascimentali rifiutandone nel contempo l'interpretazione positivista e interpretandone il verum ipsum factum in senso idealistico. Una forzatura questa, secondo alcuni critici, ripresa da
- B. Croce, La filosofia di G.B.Vico, Laterza, Bari 1911
che ebbe soprattutto il merito di aver intuito in Vico una definizione dell'arte come attività autonoma dello spirito e della visione storicistica dello sviluppo dello spirito da cui Croce elimina ogni riferimento alla trascendenza della Provvidenza vichiana.

Una accurata ricerca storica su Vico fu operata dal crociano
- Fausto Nicolini, La giovinezza di Vico, Laterza, Bari 1932
- Fausto Nicolini, La religiosità di Vico, Laterza, Bari 1949
- Fausto Nicolini, Commento storico alla seconda 'Scienza Nuova', Roma 1949-50
- Fausto Nicolini, Saggi vichiani, Giannini, Napoli 1955
- Fausto Nicolini, Giambattista Vico nella vita domestica. La moglie, i figli, la casa, Editore Osanna Venosa, 1991

Contrari all'interpretazione immanentistica della Provvidenza vichiana sono gli studi di autori cattolici che ne mettono invece in risalto la trascendenza:
- E. Chiocchietti, La filosofia di G. B. Vico, Vita e Pensiero, Milano 1935
- F. Amerio, Introduzione allo studio di Vico, SEI, Torino 1946
- L. Bellafiore, La dottrina della Provvidenza in G. B. Vico, Cedam, Bologna 1962
- A. Mano, Lo storicismo di G. B. Vico, Napoli 1965
- F. Lanza, Saggi di poetica vichiana, Ed. Magenta, Varese 1961

Il dibattito tra le interpretazioni laiche e cattoliche su Vico si è attenuato in periodi recenti dove lo studio del pensiero vichiano si è dedicato a particolari aspetti della sua dottrina:
- Maura Del Serra, Eredità e kenosi tematica della "confessio" cristiana negli scritti autobiografici di Vico, in "Sapientia", 2, 1980, pp.186–199.
    sulla concezione della storia ad opera della quale avviene la conciliazione tra immanenza e trascendenza del pensiero vichiano:
- A. R. Caponigri, Time and Idea, Londra-Chicago 1953, trad. it. Tempo e idea, Pàtron, Bologna 1969
    sulla estetica vichiana gli studi più notevoli sono quelli di
- G. A. Bianca, Il concetto di poesia in G.B.Vico, D'Anna, Messina 1967
- G. Prestipino, "La teoria del mito e la modernità di G. B. Vico", Annali della facoltà di Palermo, 1972
    sugli aspetti giuridici e sociologici:
- P. Fabiani, La filosofia dell'immaginazione in Vico e Malebranche, Firenze 2002
- B. Donati, Nuovi studi sulla filosofia civile di G. B. Vico, Firenze 1947
- L. Bellafiore, La dottrina del diritto naturale in G. B. Vico, Milano 1954
- D. Pasini, Diritto, società e stato in Vico, Jovene, Napoli 1970
- V. Giannantonio, "Oltre Vico - L'identità del passato a Napoli e Milano tra '700 e '800, Carabba Editore, Lanciano 2009.
- G. Leone, [rec. al vol. di] V. Giannantonio, "Oltre Vico - L'identità del passato a Napoli e Milano tra '700 e '800, Carabba Editore, Lanciano 2009, in Misure Critiche, n.2, La Fenice Casa Editrice, Salerno 2010, pp. 138-140; e in "Forum Italicum", Anno 2010, N.2, pp.581–582.
- Wehle, Winfried: Sulle vette di una ragione abissale: Giovambattista Vico e l'epopea di una 'Scienza Nuova'. In: Battistini, Andrea; Guaragnella, Pasquale (ed.): Giambattista Vico e l'enciclopedia dei saperi. - Lecce: Pensa multimedia 2007, pp.445–466. - (Mneme; 2) ISBN 978-88-8232-512-1 PDF
- Ferdinand Fellmann, Das Vico-Axiom: Der Mensch macht die Geschichte, Freiburg/München 1976

Opera omnia

Giambattista Vico, Opere per i tipi di Laterza, Bari 1914-40;
Giambattista Vico, Opere filosofiche a cura di P. Cristofolini, Firenze, Sansoni 1971

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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