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Giulio Perticari
(✶1779 †1822)
La malattia e la morte a San Costanzo
Alle ore quattro del pomeriggio del 26 giugno 1822 Giulio Perticari moriva a San Costanzo, importante centro collinare in provincia di Pesaro e Urbino, ospite nella residenza del cugino Francesco Cassi, dove il conte era solito trascorrere alcuni periodi di riposo.
La morte del letterato suscitò scalpore in tutta la Penisola e di essa si insinuò essere la principale responsabile Costanza, la bellissima e giovane moglie, figlia di Vincenzo Monti e Teresa Pikler.
Tanto è stato scritto e pubblicato su questo argomento che, nel corso degli ultimi due secoli, ha tenuto viva l'attenzione del mondo accademico e letterario, considerando anche l'importanza e la fama delle persone coinvolte.
Nel teatro "Della Concordia" di San Costanzo è stato celebrato un vero e proprio processo, per appurare la veridicità delle accuse di veneficio mosse nei confronti della giovane contessa.
Nel 2013, in occasione della riapertura del palazzo nobiliare che ha fatto da cornice al luttuoso evento, è stato dato alle stampe un corposo volume dello storico Paolo Vitali, maggiore esperto degli avvenimenti che hanno caratterizzato gli ultimi giorni di vita del conte Perticari.
Nel volume, "Palazzo Cassi a San Costanzo", viene trattata in modo critico ed esaustivo l'intera vicenda, con il corredo di importanti ed inediti documenti di archivio, e viene fatta finalmente chiarezza su uno degli avvenimenti che suscitarono grande interesse in tutta Italia nella prima metà dell'Ottocento.
La salma del Perticari, dopo l'esame autoptico eseguito la mattina del 28, venne ricomposta e trasportata nella Collegiata di San Costanzo. In questa chiesa, situata all'interno della cinta muraria, rimase fino al 21 agosto del 1854.
"Erano le ore quattro pomeridiane del giorno 26 giugno dell’anno 1822 quando il buon Giulio nel bacio del Signore spirò.Fuori aveva cessato di piovere e il tempo per un attimo sembrò fermarsi mentre il suono cupo della campana dalla Torre scendeva verso il mare. Costanza, che nell'imminenza della morte era stata preda di un frenetico delirio e non trovava pace in nessun angolo della casa, entrando e uscendo di continuo dalla camera del marito, cadde all’improvviso in un profondo abbattimento......Il giorno 27 trascorre fra visite, preparazione delle esequie e l’allestimento di un ambiente idoneo per eseguire la sezione anatomica del cadavere. Le numerose Confraternite avevano sollecitato i propri iscritti perché si tenessero pronti per la funzione religiosa dell’indomani, che sarebbe stata preceduta dall’accompagno del feretro da Palazzo Cassi alla Collegiata. La mattina presto del giorno 28 i medici Giovanni Battista Graziadei, Placido Nebbia, Giorgio Regnoli e Clemente Paolini misero mano all’esame autoptico del cadavere.....Terminato l’esame la salma fu pietosamente ricomposta ed adagiata in una cassa a sua volta contenuta da una seconda. Nel piazzale antistante la residenza dei Cassi già aspettava il Capitolo con l’Arciprete insieme alle Confraternite, ai notabili del luogo in abito scuro e ad un grande concorso di popolo. Giunti in Collegiata il feretro venne posto su un catafalco al centro della navata ricoperto da grandi drappi neri e circondato da alti lumi. Iniziò quindi la Messa per i defunti. Finite le funzioni i congiunti del Perticari tornarono a Palazzo, dopo essersi accomiatati dalle autorità ed aver assistito alla sepoltura in una cappella a fianco dell’altare di San Giuseppe, mentre i poveri di San Costanzo, beneficiando di un'antica tradizione, ricevevano doni in memoria del conte scomparso" (dal volume di Paolo Vitali, "Palazzo Cassi a San Costanzo", Fano 2013).
Il 6 giugno 2015, nel corso della "Giornata Nazionale di Studi Perticariani", il dottor Vitali ha reso noto che Giacomo Leopardi, nella primavera del 1825, durante un viaggio verso Milano si fermò a Pesaro per far visita al cugino conte Francesco Cassi.
Nell'occasione i due si recarono a San Costanzo, nella Chiesa Collegiata, per deporre un fiore e piangere sulla tomba del conte Perticari. Subito dopo il Leopardi proseguì per Bologna.
Nell'estate del 1854 i resti di Giulio Perticari furono riesumati e trasportati a Pesaro nella chiesa dei Padri Riformati.
Scritti
Degli scrittori del Trecento e dei suoi imitatori. Libri due ... , Milano, per Nicolò Bettoni, 1828
Opere del conte Giulio Perticari, 2 volumi, Milano, G. Silvestri, 1831
Lettere e carteggi
Lettere di Giulio Perticari, Livorno, Giovanni Mirabilli, 1835
Italo Pascucci, Una lettera inedita di Ludovico Di Breme a Giulio Perticari sul Grand commentaire e sulla questione della lingua, Torino, Soc. editrice internazionale, 1947
Italo Pascucci, Folklore ottocentesco, la Cantilena di Menicone Frufolo e una lettera inedita di Giulio Perticari al fratello Giuseppe, Faenza, Lega, 1973
Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera
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