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Guelfo Civinini
(✶1873 †1954)
In Italia
Il 14 luglio 1928, morì suicida Giuliana, la figlia di Civinini. Anch'essa era stata in Cirenaica come giornalista. Lo scrittore, distrutto dal dolore, si recò presso l'amico Luigi Federzoni che all'epoca era ministro delle Colonie e consegnando tutti i titoli di Stato che possedeva chiese che si facesse qualcosa per conservarne la memoria. Fu così istituito il premio "Giuliana Civinini per la migliore opera di letteratura coloniale.
Nel 1929, nominato Direttore Coloniale a Zavia, in Libia, fu presto rimosso dall'incarico per aver preso dei severi provvedimenti contro il dipendente di un gerarca che maltrattava gli indigeni. Civinini poi si trasferì da Roma a Firenze e nel 1930 riprese a collaborare al "Corriere della Sera".
Innamoratosi dell'Argentario fin dal 1931, si fece promotore della costruzione di una strada panoramica lungo il perimetro costiero, tanto che gli abitanti di Porto Santo Stefano, riconoscenti, gli offrirono la carica di Podestà, carica che, per vari motivi, dovette a malincuore rifiutare.
Sempre sull'Argentario nel 1934 comprò dal Demanio la Torre di Santa Liberata, riadattandola ad abitazione e compiendo anche degli scavi nel terreno sottostante che portarono alla luce i resti di una villa romana degli Enobarbi. Sono di questo periodo i libri che raccolgono racconti di ricordi d'infanzia (Odor d'erbe buone, Pantaloni lunghi) e d'Africa (Sotto le piogge equatoriali, Ricordi di carovana, Tropico e dintorni, Vecchie storie d'oltremare) e novelle ambientate in Maremma (Trattoria di paese, Gesummorto).
Nel 1933 ricevette il "premio Mussolini" per la letteratura, nel 1937 il "premio Viareggio" per Trattoria di paese. Risale al 1930 l'amicizia, protrattasi per alcuni anni, con una giovanissima Elsa Morante, che lo scrittore aiuterà ad affermarsi come scrittrice per l'infanzia. Nel 1935, quasi settantenne, riuscì a partire volontario per la guerra d'Etiopia, dove guadagnò una croce di guerra al valor militare. Anche qui, tra una pausa e l'altra dei combattimenti, scrisse numerosi articoli. In seguito alle leggi razziali e dopo il "Patto d'Acciaio" con la Germania, si era distaccato dal partito fascista e dall'ideologia mussoliniana, tanto che, insieme a Romano Romanelli fu sanzionato per giudizio pubblico contro Mussolini e in seguito, nel 1944 il governo di Salò vietò la vendita dei suoi libri in quanto di scrittore "non gradito".
Fu nominato Accademico d'Italia il 12 giugno 1939. Nello stesso anno fu nominato Ispettore Onorario per i Monumenti, Scavi ed Opere di Antichità e d'Arte per Monteargentario ed Orbetello. Morta la prima moglie, nel 1941 si risposò con Antonietta (Nietta) Germani ed ebbe ancora una bambina, Annalena. Con la nuova famiglia passò a Firenze tutto il periodo della seconda guerra mondiale e gli anni successivi fino al 1952.
Nel 1945, accusato di profitti illeciti dalla Commissione di epurazione, inviò un esposto elencando tutti i guadagni percepiti negli ultimi vent'anni. Due anni dopo fu costretto ad inviare un nuovo esposto.
«Data la mia condizione di vero e proprio nullatenente, l'addebito di una somma (le famose 400.000 lire) che è per me favolosa potrebbe anche lasciarmi indifferente e forse anche procurarmi, in mezzo alle difficoltà in cui mi dibatto, un momento di malinconico buonumore, se in tale addebito non fosse implicata un'imputazione di carattere morale, qual è quella di aver tratto dalla mia attività di scrittore e di cittadino un illecito lucro che profondamente mi ferisce e mi offende»(Esposto del 10 febbraio 1947 inviato da Civinini.)
Il 20 marzo 1948 fu chiamato a deporre davanti alla Commissione di epurazione. Il procedimento accertò l'inconsistenza delle accuse e assolse Civinini. Al termine del processo il presidente della giuria sfogliò a lungo la sua relazione, poi - fissandolo - gli disse che in un tempo lontano si erano già conosciuti quando le truppe italiane entrarono in Vittorio Veneto. Civinini confermò di essere entrato in città con le prime pattuglie di cavalleria, al che il magistrato replicò: "Appunto, erano pattuglie del mio squadrone: Lancieri di Firenze". Nel secondo dopoguerra scrisse vari articoli per la Terza pagina di numerosi quotidiani e altre raccolte di ricordi. Nel 1953 con il libro di memorie "Lungo la mia strada" vinse il "premio Marzotto".
Nel 1952 si trasferì con la famiglia da Firenze a Viareggio. Colpito da un ictus, si spense a Roma nel 1954.
Curiosità
L'opera letteraria di Civinini, secondo un giudizio dello scrittore e giornalista Massimo Grillandi, dopo aver pagato inizialmente con le poesie un tributo all'atmosfera "crepuscolare" del primo novecento, è piuttosto da collocare nell'ambito di un "verismo" rinnovato nel disegno e nella realizzazione da un senso della misura tutto personale. E Indro Montanelli definisce la sua penna "una delle più caste, e chiare, e pulite, e ricche d'ombre e venature che abbia avuto la nostra terza pagina".
Opere
Poesia
L'Urna, 1900
I sentieri e le nuvole, 1911
Cantilene, 1920 (per bambini)
Prosa
Viaggio intorno alla guerra, 1917
La stella confidente, 1918
Giorni del mondo di prima, 1926
Sotto le piogge equatoriali, 1930
Odor d'erbe buone, 1931
Ricordi di carovana, 1932
Pantaloni lunghi, 1933
Poi ci si ferma, 1934
Tropico e dintorni, 1935
Trattoria di paese, 1937, premio Viareggio
Scricciolo C., 1937 (per ragazzi)
Gesummorto, 1938
Vecchie storie d'oltremare, 1940
Alì moretto d'occasione, 1942 (per ragazzi)
Libro dei sogni, 1949
Racconti di ieri, 1951, premio minore Marzotto
Quand'ero re, 1951
Lungo la mia strada, 1953, premio Marzotto
Teatro
La casa riconsacrata, 1904
Il Signor Dabbene, 1906
Notturno, 1907
La marchesa Zabeth (trad. da Les deux trouvailles de Gallus di Victor Hugo), 1907
La regina, 1910
Il sangue, 1922
Rottami, 1929
Il matrimonio di Figaro (trad. da P.A. Caron de Beaumarchais), 1941
Rancore, 1948
Bibliografia
Guelfo Civinini, La casa dei sette pini e altri racconti, scelta e commento a cura di Massimo Grillandi, Milano, Edizioni scolastiche Mondadori, 1966, pp.207.
Giorgio Pillon, Te finirai male, finirai giornalista, in Candido, nº48, 27 novembre 1960, p.11 (1ª parte).
Giorgio Pillon, Lascia il "Corriere" sbattendo la porta, in Candido, nº49, 4 dicembre 1960, p.11(2ª parte).
Giorgio Pillon, Morì povero ma felice, in Candido, nº50, 11 dicembre 1960, p.11(3ª parte).
Felice Del Beccaro, CIVININI, Guelfo, in Dizionario biografico degli italiani, vol.26, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1982.
Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera
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