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Guido Guinizzelli
(✶1240 †1276)
«quand'io odo nomar sé stesso il padre
mio e de li altri miei miglior che mai
rime d'amor usar dolci e leggiadre;»
(Dante Alighieri, Purgatorio XXVI 97-99)
Guido di Guinizello di Magnano, più noto come Guido Guinizelli ma da alcuni citato come Guido Guinizzelli (Bologna, 1240 – Monselice, 1276), è stato un poeta e giudice italiano.
Poeta di grande novità rispetto alla precedente Scuola siciliana e a quella toscana, è considerato l'iniziatore e l'inventore del Dolce stil novo, la corrente letteraria italiana del XIII secolo di cui la sua canzone "Al cor gentil rempaira sempre amore" è considerata il manifesto ufficiale. Nella stessa, fondamentale canzone (Canzoniere, IV), quasi a rafforzare il delicato e innovativo concetto, il poeta bolognese aggiunge pochi versi più in là che "foco d'amore in gentil cor s'aprende": ecco insomma confezionato nella sua testuale pienezza l'incipit famoso di Francesca nel canto V dell'Inferno. In sostanza, bastano questi due endecasillabi per cancellare la presunta originalità del celebre, dantesco "Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende", originalità che qualche esegeta fanatico volle cogliere e difendere con mal riposta insistenza. Quantunque la sua biografia mantenga qualche zona d'ombra, Guinizzelli occupa un posto di assoluto rilievo nella storia della letteratura italiana; la sua produzione lirica fu molto apprezzata dai contemporanei e dallo stesso Dante Alighieri, che non esita appunto a dichiararlo, con ammirazione e commozione, padre suo e quindi maestro, nel canto XXVI del Purgatorio.
Vita
Guido Guinizzelli nacque a Bologna tra il 1230 e il 1240.Precisamente nel 1235 se è corretta - come ormai si ritiene - l'identità storica di Guido di Guinizello di Magnano, giurisperito, politico e ghibellino: le informazioni biografiche riguardo al poeta sono quasi inesistenti. Secondo questa identità storica, Guido sarebbe figlio di Guinizello di Magnano e di un'esponente della famiglia ghibellina dei Ghisilieri, ideologia politica che lo vorrà anche partecipe alla politica cittadina.Si è certi che, sempre nel 1265 o poco tempo dopo, Guido inviò un sonetto a Guittone d'Arezzo, chiamandolo padre. Negli anni a seguire, nel periodo compreso tra il 1266 e il 1270, esercitò la professione di giurisperito Terminata la carriera di giudice, viene nominato podestà, o magistrato a carico di Castelfranco Emilia.
Nel 1274, viene esiliato a Monselice, Padova, insieme alla sua famiglia a causa della sconfitta dei ghibellini ai quali si era legato, in particolar modo alla sconfitta della famiglia Lambertazzi, sopraffatta dalla fazione guelfa dei Geremei. A Monselice si reca anche con la moglie, Bice della Fratta, e con suo figlio, Guiduccio Guinizzelli.
La data di morte non è ancora certa: risale però al 14 novembre 1276 un documento notarile che affida alla moglie di Guido la tutela del figlio minorenne. Con tutta probabilità, infatti, Guido Guinizzelli morì in quello stesso anno, il 1276.
Opere
Il canzoniere di Guinizzelli si compone di 15 sonetti e 5 canzoni anche se, secondo l’edizione di Luigi Di Benedetto, alcuni di paternità incerta: il poeta è attivo tra il 1265 e il 1276, ma non si ha ancora una cronologia completa e affidabile delle sue opere. L'incertezza sulla cronologia delle opere infatti non permette una divisione accurata del percorso poetico dell'autore: con ogni probabilità si può definire una distinzione tra la prima giovinezza del poeta, di stampo guittoniano, e una seconda fase, che anticipa lo stilnovismo.La prima opera di certa datazione è il sonetto A frate Guittone, che ne attesterebbe l'adesione ai canoni guittoniani: rientrano nel primo periodo i sonetti, in settenari, Gentil donzella, di pregio nomata; Lamentomi di mia disaventura; Sì sono angostioso e pien di doglia; Madonna mia, quel dì ch’Amor consente e i componimenti Pur a pensar mi par gran meraviglia e Fra l’altre pene maggio credo sia.
Al secondo periodo, quello che si può definire come prestilnovista, appartengono le canzoni (in endecasillabi e settenari), i diversi sonetti il cui tema centrale è la lode dell'amata, quelli che anticipano le tematiche svolte in seguito da Guido Cavalcanti e quelli impostati sulla poesia comico-realista.
Opere salienti
Di seguito viene riportato un elenco delle opere più importanti scritte dal Guinizzelli:Lo vostro bel saluto e 'l gentil sguardo;
Io voglio del ver la mia donna laudare;
Lamentomi di mia disavventura;
Madonna mia, quel dì ch'Amor consente;
Tegno de folle 'mpres', a lo ver dire;
Al cor gentil rempaira sempre amore;
Fra l'altre pene maggio credo sia;
Chi vedesse a Lucia un var capuzzo;
Volvol te levi, vecchia rabbïosa;
Voi, ch'avete mutata la maniera (rivolta da Bonagiunta Orbicciani a Guinizzelli);
Omo ch'è saggio non corre leggero (in risposta a Bonagiunta Orbicciani);
Figlio mio dilettoso, in faccia laude;
Conoscer sé, a voler esser grande.
La poetica
«La poesia di Guido ha il difetto della sua qualità: la profondità diviene sottigliezza, e l'immaginazione diviene retorica, quando vuole esprimere sentimenti che non prova.»
(Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana)
Senza dubbio il ruolo culturale di Guinizzelli è quello di mediatore fra due sensibilità letterarie diverse. Un'altra caratteristica che spicca nella poesia guinizzelliana, e che sarà poi tipica dello Stilnovismo, è il gusto per il sottile ragionamento filosofico, nutrito della cultura della Scolastica: non per nulla Guinizzelli è di Bologna. La poesia di Guinizzelli costituisce infine un esempio perfetto di stile «dolce e leggiadro», cioè di uno stile limpido e piano in contrapposizione alla contorta e artificiosa oscurità guittoniana.
Bibliografia
Pietro Pelosi, Guido Guinizzelli: stilnovo inquieto, Liguori, Napoli, 2000 ISBN 88-207-3026-XG. R. Ceriello, I rimatori del Dolce stil novo. Guido Guinizelli, Guido Cavalcanti, Lapo Gianni, Gianni Alfani, Dino Frescobaldi, Cino da Pistoia, Biblioteca Universale Rizzoli, 2003.
Paolo Borsa, La nuova poesia di Guido Guinizzelli, Cadmo, Fiesole, 2007 ISBN 88-7923-363-7
Franco Quartieri, "Il debito di Dante col Guinizzelli" in "Analisi e paradossi su 'Commedia' e dintorni", Longo editore, Ravenna 2006, pp. 141, cap. IV. ISBN 88-8063-501-8
Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera
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