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Marino Moretti
(✶1885 †1979)
Nella poesia intitolata A Cesena tutti i temi crepuscolari sono presenti, soprattutto la posizione nei confronti del tempo, delle cose che ti circondano e del passato che non si riconosce:
«Piove. È mercoledì. Sono a Cesena
ospite della mia sorella sposa,
sposa da sei, da sette mesi appena...
[...]
Piove. È mercoledì. Sono a Cesena,
sono a Cesena e mia sorella è qui,
tutta d'un uomo ch'io conosco appena,
tra nuove gente, nuove cure, nuove
tristezze, e a me così parla, così
senza dolcezza, mentre piove:
«La mamma nostra t'avrà detto che...
E poi si vede, ora si vede e come!...
Sì, sono incinta...Troppo presto, ahimè!
Sai che non voglio balia? che ho speranza
d'allattarlo da me? Cerchiamo un nome...
Ho fortuna: è una buona gravidanza...»
Ancora parli, ancora parli; e guardi
le cose intorno. Piove. S'avvicina
l'ombra grigiastra. Suona l'ora. È tardi.
E l'anno scorso eri così bambina!»
(A Cesena)
Moretti va inoltre ricordato, oltre che per le poesie del periodo giovanile, per quelle della maturità e della vecchiaia nelle quali, come dice Carlo Bo, il poeta si è sciolto maggiormente «annullando quelli che erano gli schemi iniziali riconducibili alla lezione crepuscolare e impostando la sua nuova lettura dentro il registro dell'ironia e di una filosofia dolorosa e quasi crudele».
La narrazione
Marino Moretti concepisce il romanzo o la novella come lo svolgimento di un tema semplice senza necessità di alcuna architettura al quale sia sufficiente l'alternarsi dei chiaroscuri per darne il giusto risalto.Ad un certo punto della sua carriera, dopo La vedova Fioravanti (1941), lo scrittore giunge ad una maggiore complessità di temi narrativi e ad una maggiore scioltezza formale. Lo stile diventa più analitico e complesso e le emozioni, più sommesse, comprendono pause riflessive venate da un'intonazione ironica. Lo scrittore inizia a servirsi del materiale dei ricordi e lo intreccia a motivi fantastici, combinando e contaminando le forme narrative con quelle del saggio o della divagazione lirica.
Temi e motivi
Il tema della provincia, a diversi livelli di approfondimento, è tipico dell'opera morettiana. Ci si trova di fronte ad un "provincialismo" delle prime opere che si rifà ad un'atmosfera crepuscolare dove viene messo in evidenza un mondo dai contorni un po' ristretti, sonnolento e a volte e anche uggioso. Tutto questo appare legato al gusto italiano del momento, con riferimento a Fausto Maria Martini che pubblica nel 1910 le "Poesie provinciali" e anche a coloro, come Rodenbach o Mateterlink che possono considerarsi affini al crepuscolarismo.In un secondo momento, come nei "romanzi della mia terra", l'analisi diventa più dettagliata nel descrivere soprattutto gli interni, dove certi elementi, che rappresentano il centro della vita domestica, assumono un ruolo simbolico, come il focolare (l'aròla) nel romanzo "Puri di cuore": "Grande la cucina quanto piccolo e modesto il tinello. Un gran cucinone con un'aròla non più alta delle seggiole, una rastrelliera rustica in tre file da cui gocciolavano i piatti e la terraglia rustica sul lavandino, una tavola quadrata nel mezzo, un canterano dalla patina nera con gli sportelli che ricordavano le porte delle chiese barocche e l'alzata a bocca di forno che si restringeva gradatamente in alto e reggeva piatti colorati e stoviglie."
Un maggiore ampliamento del tema avviene con l'interesse per quanto accade nel paese, l'accurata descrizione degli ambienti e soprattutto con la "tipizzazione" dei diversi personaggi che mette in evidenza la loro mentalità tanto legata alle abitudini di vita di quella terra e di quella cultura. E, come scrive Giuseppe Zaccaria, "In questo senso la narrativa morettiana affonda precise radici in una tradizione ottocentesca, quella del regionalismo e del verismo, anche se da questa tradizione tende, soprattutto nelle ultime opere, ad affrancarsi."
La lingua e lo stile
Il linguaggio della poesia e quello della prosa scorre parallelo nell'opera di Moretti con la conseguenza della scelta di una lingua molto vicina al parlato che si limita alla semplicità di una comunicazione piccolo-borghese fino a giungere alla cantilena infantile e alla cadenza ripetitiva con l'utilizzo di parole della quotidianità.Lo stile è pertanto da ricercare nei moduli crepuscolari ma anche in un usus scribendi molto personale con il ripetersi di termini e stilemi maggiormente elevati.
Tra gli elementi distintivi dello stile morettiano persistono le parole-cose che servono a determinare in modo preciso gli oggetti oltre l'uso costante di diminutivi, di sostantivi e aggettivi che vogliono indicare il grigiore, la noia, la malinconia.
Si aggiungono inoltre tutti quei termini tipici dell'infanzia legati al mondo della scuola, dell'amore materno e dell'uso domestico che ricordano l'ascendenza pascoliana.
«Presso un'arola o in mezzo d'una strada
nessun desio si fa più vivo in me;
triste son io, triste son io, perchéla tristezza è il mio pane e la mia piada».
/da all'Albergo della tazza d'oro in Poesie scritte col lapis)
La struttura e l'ideologia
Per quanto riguarda le situazioni espresse nei suoi romanzi, Moretti sceglie quelle più immediate e facilmente comprensibili dal comune lettore, sia che rappresenti il mondo popolare dei contadini o quello di ambienti borghesi, riprendendo gli schemi ottocenteschi che vanno dal bozzetto di carattere realistico alla ben delineata tipologia dei personaggi.L'ideologia dell'autore è già espressa nelle sue poesie dove si sofferma sulla crisi dei valori dell'uomo e sulla mancanza delle motivazioni umane per poter affrontare con serenità la vita.
«Chinar la testa che vale
se la vita è sempre uguale? - da Che vale?»
Ostinato e solitario, mite e tetragono, Moretti è, in definitiva, incapace di mercanteggiare i soccorsi mondani delle ideologie e delle retoriche contemporanee.
Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera
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