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Niccolò Tommaseo
(✶1802   †1874)

«Le più ovvie e costanti bellezze della terra e del cielo, le più consuete dimostrazioni dell'umano affetto guardatele come visioni e voci dall'alto; e sarete continovamente ispirati.»
(Pensieri morali)

Niccolò Tommaseo, detto anche Nicolò (Sebenico, 9 ottobre 1802 – Firenze, 1º maggio 1874), è stato un linguista, scrittore e patriota italiano. Al suo nome sono legati il Dizionario della Lingua Italiana, il Dizionario dei Sinonimi e il romanzo Fede e bellezza.

Nato a Sebenico, in Dalmazia, dove in pochi anni, a seguito delle campagne napoleoniche, si erano avvicendate le dominazioni veneziana, francese e asburgica, al predominante sentimento italiano Tommaseo saprà affiancare un altrettanto genuino interesse per le culture popolari balcaniche, specialmente quelle illiriche e neogreche. La sua educazione, iniziata nel paese natale e proseguita a Spalato, fu di carattere umanistico e improntata, dai maestri Scolopi, a saldi principi religiosi.

Laureato in legge a Padova nel 1822, visse alcuni anni fra Padova e Milano lavorando come giornalista e saggista, frequentando altri personaggi in vista del mondo intellettuale cattolico come Manzoni e Rosmini. È di questo periodo anche l'inizio della collaborazione all'Antologia di Giovan Pietro Vieusseux.

Trasferitosi a Firenze nell'autunno del 1827, conobbe, tra gli altri, Capponi e divenne una delle più importanti voci dell'Antologia. Di questo periodo (1830) è anche la pubblicazione del Nuovo Dizionario de' Sinonimi della lingua italiana cui deve gran parte della sua fama. A causa delle proteste del governo austriaco contro un suo articolo in favore della rivoluzione greca, dovette autoesiliarsi a Parigi, mentre le rimostranze austriache portarono alla chiusura della rivista.

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Intorno al 1831 comincia ad occuparsi di poesia, influenzato anche dai Canti leopardiani che erano in parte già comparsi assieme alle sue opere nel "Nuovo Raccoglitore". Tommaseo, comunque, mal sopportava ed avversava Leopardi e le sue idee, scrivendo - in una lettera inviata a Gino Capponi nell'agosto 1833 - "Feci stanotte un sogno bellissimo [...] Poi, parevami di essere, quasi libero, nell'anticamera delle carceri; e v'era più gonfio in viso e più leggiadretto che mai, l'uomo che ha il genio del Tasso in fondo alla gobba, come il Tasso l'aveva in fondo al bicchiere". Quest'odio scaturiva dal fatto che non gradisse "la [di Leopardi] bestemmia fredda e la sventura noiosa"; d'altronde disse anche: "che io abbassi troppo il L.[eopardi] e il Giordani, può essere; ma vi confesso che le opinioni religiose e morali hanno gran peso nel giudicare, ch’io fo, degl’ingegni: l’uomo che neghi Dio e la bellezza, eziandio umana, del Cristianesimo, parmi natura gretta e dannata in questa vita a gelo perpetuo" (tratto dalla risposta del 13 ottobre 1836 ad Alessandro Poerio).

Negli anni parigini pubblicò l'opera politica Dell'Italia (1835), il volume di versi Confessioni (1836), da alcuni considerato una sorta di risposta ai Canti di Leopardi, il racconto storico Il Duca di Atene (1837), il Commento alla Divina Commedia (1837) e le Memorie Poetiche (1838).

Da Parigi si spostò in Corsica, dove con la collaborazione del magistrato e letterato bastiese Salvatore Viale, proseguì le ricerche di italianistica, contribuendo alla raccolta della copiosa tradizione orale còrsa e definendo la lingua isolana come il più puro dei dialetti italiani.

Si stabilì a Venezia dove continuò a pubblicare numerose opere, fra cui le prime due stesure del romanzo Fede e bellezza considerato il suo capolavoro, precoce tentativo di romanzo psicologico. Sempre di questi anni è la pubblicazione dell'importante raccolta dei Canti popolari toscani, corsi, illirici e greci (1841-42); questo è il documento più schietto col quale l'Italia mostrava, grazie a Tommaseo, di avere decisamente compreso l'importanza scientifica delle raccolte di poesia popolare. Altrettanto importante pubblicazione sono le Scintille (1842), esempio unico di cosmopolitismo culturale dell'epoca.

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Nel 1847, tornato nuovamente nel mirino della polizia asburgica, venne arrestato a seguito di alcune dichiarazioni sulla libertà di stampa, che rivendicavano il diritto di vedere applicate leggi che non la limitassero; fu liberato il 17 marzo 1848, insieme con Daniele Manin, durante l'insurrezione di Venezia contro gli austriaci. Alla successiva proclamazione della Repubblica di San Marco, ottenne il maggior numero di voti dopo Manin e prima di Giacomo Treves dei Bonfili, e assunse importanti cariche nel nuovo stato. Esiliato a Corfù nel 1849, dopo l'entrata degli austriaci in Venezia, si ammalò agli occhi (conseguenza della sifilide contratta durante il soggiorno parigino) ma trovò comunque il modo di scrivere numerosi saggi, tra cui Rome et le monde in francese, in cui da cattolico dichiarava la necessità della rinuncia della Chiesa cattolica al potere temporale. Risale a questo periodo anche l'insofferenza del Tommaseo verso la via "moderata" all'unità d'Italia, da raggiungersi tramite l'unione al Piemonte sabaudo.

Nel 1854, con la vista sempre più compromessa, si trasferì a Torino, poi a Firenze (1859), dove restò fino alla morte. A Firenze collaborò alla rivista periodica l'Imparziale Fiorentino, fondata nel 1857 da Michele Luci figlio del principe Poniatowski. La sua opposizione all'Italia riunita sotto i Savoia si andò radicalizzando, tanto da fargli rifiutare i riconoscimenti ufficiali, tra cui la nomina a Senatore del Regno. Ha scritto la lapide posta alla Casa Guidi dicendo che Elizabeth Barrett Browning ha fatto della sua poesia un "aureo anello" fra Italia e Inghilterra.

Negli ultimi anni, oltre a una ininterrotta pubblicazione di saggi, edizioni critiche e poesie, si dedicò al monumentale Dizionario della lingua italiana in otto volumi, completato solo dopo la sua morte avvenuta nel 1874.

Fra le numerose corrispondenze scritte che il Tommaseo intrattenne per diversi anni con personaggi del suo tempo, esiste un nutrito e variamente interessante epistolario, conservato alla Nazionale di Firenze, che raccoglie le lettere scambiate col medico, letterato e giornalista friulano Pierviviano Zecchini (o Zecchinis) (San Vito al Tagliamento, 2 ottobre 1802 – Chions, 18 giugno 1882) tra il 4 marzo 1841 e il 20 aprile 1874 (dieci giorni prima della morte del dalmata). Tale carteggio si trova trascritto e documentato in Carteggio inedito Niccolò Tommaseo – Pierviviano Zecchini, voll. I e II, Lucia Gaddo Zanovello, Università degli studi di Padova, Facoltà di Magistero, tesi di laurea in materie letterarie, anno accademico 1979-80, relatore prof. Marco Pecoraro (Archivio tesi di laurea, Palazzo Maldura, Padova). Lo Zecchini, coetaneo del Tommaseo, condivideva con questo numerose amicizie, l’amor patrio, della Dalmazia, del Veneto e per la poesia, inoltre aveva una visione della vita, della storia, della fede, della filosofia e della scienza molto simili allo scrittore. Entrambi ritenevano che l’amore e l’interesse per le tradizioni popolari fossero fondamenta di sano buon senso e determinanti per l’avvenire umano. Il sanvitese entrò rapidamente in amicizia col Tommaseo nell’occasione della ricerca di canti popolari toscani, corsi, illirici e greci e per facilitare la diffusione del volume già pubblicato da quest’ultimo sull’argomento.

La popolarità di cui godette è dimostrata anche dall'intitolazione a suo nome di moltissime vie, piazze e scuole in città italiane tra le quali la Scuola elementare Niccolò Tommaseo a Roma S.Paolo, il cui edificio è ora occupato dall'Università Roma Tre.

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Bibliografia

Pietro Paolo Trompeo, «Tommaseo, Niccolò» la voce nella Enciclopedia Italiana, Volume 33, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1937.
Aldo Borlenghi, L'arte di Niccolò Tommaseo, Milano, Meridiana, 1943.
Raffaele Ciampini, Vita di Niccolò Tommaseo, Firenze, Sansoni, 1945.
Mario Puppo, Tommaseo, Brescia, La Scuola, 1950.
Aldo Borlenghi, Niccolò Tommaseo e il romanticismo italiano, Milano, 1967.
Ettore Caccia, «Tommaseo, Niccolò» la voce nella Enciclopedia Dantesca, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970.
Arnaldo Di Benedetto, I racconti storici di Niccolò Tommaseo, in Ippolito Nievo e altro Ottocento, Napoli, Liguori, 1996.
Annalisa Nesi, «Tommaseo, Niccolò» la voce nella Enciclopedia dell'Italiano, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2011.

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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