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Ottiero Ottieri
(✶1924 †2002)
Ottiero Ottieri (Roma, 29 marzo 1924 – Milano, 25 luglio 2002) è stato uno scrittore e sociologo italiano.
Nato a Roma da genitori toscani, studia presso il Collegio Massimo dei Gesuiti. Dotato di una sensibilità straordinaria, inizia a scrivere molto presto, descrivendo le Dolomiti, all'età di quattordici anni, dalla terrazza di un alberghetto a Villabassa in Trentino. Per un certo periodo si dedica allo studio della letteratura greca; traduce e pubblica presso l'editore Capriotti l'Agamennone di Eschilo, preceduto da un saggio introduttivo.
Nel 1945, a soli 21 anni, si laurea in Lettere con una tesi sulle operette amatorie di Leon Battista Alberti; segue poi un corso di perfezionamento in letteratura inglese, proseguendo in varie traduzioni tra le quali un dramma elisabettiano di Cyril Tourneur, pubblicato nel volume Teatro elisabettiano di Sansoni; sul medesimo autore del dramma apparve un suo saggio su Inventario, nell'estate del 1950, dal titolo I personaggi negativi di Tourneur.
Ottieri inizia anche a collaborare a quotidiani e riviste tra le quali la Fiera letteraria e nel 1947 si aggiudica il Premio Mercurio per un racconto, L'isola, pubblicato sulla rivista omonima diretta da Alba de Céspedes. Insoddisfatto delle sporadiche collaborazioni a riviste e giornali, deluso dall'ambiente letterario romano, secondo lui chiuso ed elitario, agli inizi di febbraio del 1948 decide di partire per Milano, la città del lavoro, dell'impegno sociale e morale, dove spera di trovare ulteriori stimoli.
Nel libro La linea Gotica (1963), ricordandosi delle sensazioni provate al suo arrivo a Milano, scrive:
« [...] Ho lasciato la letteratura, la casa agiata dei miei, la nevrosi di figlio unico [...] Solo, appoggiato con la testa sul tavolino dello scompartimento, dalla stazione scendo su una Milano nera dentro una malinconia nera [...] Sono un intellettuale di sinistra, sono venuto per esserlo, come uno va a frequentare una scuola in un’altra città... Roma è il mio essere, Milano il mio dover essere.»
Ottieri, arrivato a Milano, incomincia a lavorare come assistente di Guido Lopez, capo dell'ufficio stampa della Arnoldo Mondadori Editore. Per la sua propensione innata verso lo studio in generale, segue con grande entusiasmo studi sociali e psicologici, conosce Cesare Musatti, frequenta assiduamente la sede del PSI milanese e inizia a collaborare al quotidiano Avanti!. Nel 1950, a Lerici, sposa Silvana Mauri, nipote di Valentino Bompiani, conosciuta nei primi difficili mesi milanesi; l'anno dopo inizia a dirigere la rivista mensile di divulgazione scientifica La Scienza Illustrata.
Dalla loro unione nascono nel 1953 Maria Pace Ottieri e nel 1960 Alberto Ottieri, attuale presidente di Ibs, di Messaggerie libri e di MyMovies.
Con questo lavoro conosce un mondo diverso, quello della tecnica correlata all'industria del primo dopoguerra, dei difficili rapporti umani fra l'operaio e la macchina inerenti al lavoro alienante della fabbrica. Ottieri ritiene psicoanalisi e politica strumenti congeniali al suo nuovo sentire, e inizia a considerare la psicologia moderna, la psicologia del profondo,” ...uno strumento per uscire dalla… incoscienza”.
Il manoscritto del suo primo libro Memorie dell'incoscienza, iniziato a scrivere nel 1947 (con alcune correzioni del 1952) e proposto dallo stesso Elio Vittorini, viene pubblicato nel 1954. Si tratta di un libro sui suoi trascorsi giovanili, che mette in evidenza un certo fascismo interpretato psicologicamente, come incoscienza, e come aspetto di un infantilismo politico che in Italia è stato ed è ancora molto diffuso. Racconta la vita in un paese toscano nel 1943, prima e dopo l'armistizio, e delinea in modo molto efficace rapporti sentimentali subiti secondo meccanismi crudeli ma inconsapevoli, e soprattutto di un fascismo intriso d'ignoranza e fuori da qualsiasi realtà oggettiva.
Nel 1953, da poco assunto all'Olivetti con l'incarico di selezionatore del personale, si ammala di una meningite improvvisa e per quattro mesi resta ricoverato nella clinica fiorentina del dottor Cocchi, l'unico, a quell'epoca, in grado di curare questo tipo di malattia. Una volta guarito, Adriano Olivetti (il quale aveva, e ha sempre tenuto in debita considerazione i suoi dirigenti provenienti dal mondo intellettuale: da Geno Pampaloni a Paolo Volponi, da Giovanni Giudici a Franco Fortini), dopo avere pagato ugualmente lo stipendio ad Ottieri, gli propone di riprendere il lavoro di selezionatore in un clima migliore di quello di Ivrea o di Milano, nella sede della nuova fabbrica di Pozzuoli.
Ottieri si trasferisce allora con tutta la famiglia a Pozzuoli e in questo contesto sociale diverso, nel 1957, scrive il secondo libro, Tempi Stretti, in cui descrive il mondo della fabbrica dal suo interno in un momento di trasformazioni e di difficili lotte. Il libro è pubblicato nella collana "Gettoni" di Einaudi, diretta da Vittorini e Calvino, presso la quale furono pubblicati numerosi titoli appartenenti al filone della letteratura industriale. I due però non apprezzarono il romanzo e non spesero ottime parole per quest'opera: per Vittorini dal romanzo si evinceva una «volontà documentaristica non realizzata» mentre per Calvino, all'opposto, il romanzo era davvero un ottimo documento della realtà industriale, ma mancava proprio di bellezza lirica, e soprattutto era un'ottima panoramica della vita dentro la fabbrica, «ma il romanzo è triste»
Nel 1959, ispirato proprio dall'esperienza come selezionatore del personale della Olivetti a Pozzuoli, esce Donnarumma all'assalto, il suo libro più celebre, pubblicato da Bompiani. Il vero imprimatur per la pubblicazione di questo romanzo (malgrado la delicatezza dell'argomento riferito a una vicenda reale e imbarazzante, interna alla nuova azienda sorta a Pozzuoli, nella quale Ottieri era un funzionario) venne proprio dal patron Adriano Olivetti, «più intelligente di alcuni suoi collaboratori», come acutamente annotò Geno Pampaloni. Lo strappo di Ottieri, che si rivolse di persona a quest'editore, fu causato da un'eccessiva svalutazione di Calvino nei confronti di Ottieri. Calvino non mostrò grande interesse per questo lavoro, e in una lettera - postuma alla pubblicazione da parte di Bompiani - rivolta all'amico Vittorini, sinceramente affermerà: «Ho cominciato Donnarumma con grande interesse. Sento del grande successo e - pur mordendomi le pugna - ne godo»
Il titolo, Donnarumma all'assalto, s'ispira a una vicenda interna al romanzo: un disoccupato senza qualifiche disposto a tutto pur di avere un posto nella luminosa fabbrica aperta al Sud dall'Olivetti. Ottieri coglie tra i primi la drammaticità del contrasto tra il progresso tecnico e materiale e l'arretratezza culturale del meridione d'Italia. Invero però la discussione interna è molto più che una semplice critica della dicotomia Nord-Sud, anzi Ottieri valuta gli operai del Sud uguali nell'operosità a quelli del Nord, ma nella sua trama convivono - accanto a racconti biografici - anche molti spunti saggistici di natura sociologica ed esistenziale, in linea con una matrice kafkiana:
«L’aziendalismo è l’amore umano, inevitabile ma orgoglioso, al proprio lavoro, al marchio di fabbrica; ma anche la rinuncia a capire, a confrontarsi con altri marchi di fabbrica e a partecipare una vita più larga. L’aziendalismo è il rifugio di una società cui non si crede, in cui non si spera più»
«Forse è inutile chiedersi se gli operai assunti in questa fabbrica, i vincitori della psicotecnica, ormai saranno felici comunque, o se comunque debbano cadere nella infelicità e nella delusione. Tuttavia ce lo chiediamo»
«Le biografie sono più forti del giudizio. Padre, invalido. Madre, casalinga. Tre fratelli: uno invalido (demente), uno studente, uno disoccupato. Una sorella, casalinga. Un altro fratello, quello che mi sta di fronte»
Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera
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