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Vincenzo Monti
(✶1754   †1828)

Negli ultimi anni di vita, a partire dal 1816 e fino alla morte, ritornò sul poema in tre canti in endecasillabi sciolti La Feroniade, iniziato già nel periodo romano per esaltare i progetti di bonifica delle paludi pontine, e ora ripreso con ossessiva cura formale, ma comunque non concluso e stampato postumo nel 1832. La Feroniade è anche un modo di affermare una sua estraneità alla storia e al presente, proprio da parte di uno scrittore che aveva costruito la sua carriera sulla partecipazione della letteratura alle trasformazioni politiche.

Monti perse gradualmente l'uso della vista e dell'udito, e nell'aprile del 1826 subì un attacco di emiplegia che paralizzò la parte sinistra della sua persona. L'attacco si ripeté nel maggio 1827, e l'agonia dell'ultimo anno fu alleviata, oltre che dai cari, anche dalle visite di Alessandro Manzoni.

Chiesti i sacramenti, morì in pace. Così Paride Zajotti ci narra il suo ultimo momento di vita, il 13 ottobre 1828, a Milano:

«La mattina del 13 a sette ore e qualche minuto il Monti mandò senz'affanno un facile sospiro, e chinò lievemente la testa; tutti stavano immoti e tacevano: un grido della figlia ruppe quel tetro silenzio. Vincenzo Monti era passato.»

Fu sepolto a San Gregorio fuori Porta Orientale, ma la sua tomba andò dispersa. Nella Cripta della Chiesa di San Gregorio Magno in Milano (attuale Porta Venezia) è custodita la lapide funebre (insieme a quella di altri personaggi illustri) che era posta sul muro di cinta del cimitero di San Gregorio. La sua casa natale di Alfonsine, in Romagna, è attualmente adibita a museo.

È stato intitolato a suo nome il noto Liceo classico di Cesena.

Critica

Vincenzo Monti è stato molto criticato per i continui cambiamenti di credo politico (su tutti valga il giudizio espresso dal De Sanctis che lo bolla come «il segretario dell'opinione dominante»). Cesare Cantù ha voluto definire la famosa lettera al Salfi "inescusabile documento". Tuttavia le posizioni sono state discordi e si è spesso riconosciuta una coerenza nell'attaccamento alla patria, cui sacrificò le sue opinioni di facciata. Ancora, un paladino della critica fascista come Vittorio Cian ha addossato tutta la responsabilità alla sete mondana della moglie Teresa Pikler, che avrebbe indirizzato il succube marito verso il potente di turno.

I suoi repentini mutamenti di posizione non furono ben visti da Giacomo Leopardi, che lo definì «poeta veramente dell'orecchio e dell'immaginazione, del cuore in nessun modo», anche se certamente le basi della formazione giovanile leopardiana, neoclassica, non possono essere disgiunte dalla lezione montiana. Nello stesso Zibaldone, in fondo si parla per lui anche di "volubilità armonia mollezza cedevolezza eleganza dignità graziosa o dignitosa grazia del verso", specialmente "nelle Cantiche".

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Del Nostro fu più volte criticata l'ispirazione poetica, dovuta per lo più al bisogno di denaro, ma gli si riconoscevano grandi doti di poeta. Su una posizione abbastanza critica fu Ugo Foscolo, che ironizzò su Monti chiamandolo "gran traduttor dei traduttor d'Omero", in quanto aveva tradotto l'Iliade senza sapere il greco, ma rielaborando semplicemente in maniera poetica le traduzioni precedenti, soprattutto latine. Tra loro, nonostante tutto, si era stabilita qualche affinità di pensiero. Foscolo difese spesso Monti all'interno di polemiche letterarie, e ammirò sopra tutte le opere montiane La Feroniade. Questo poema fu unanimemente apprezzato, e il Giordani arrivò a dire: "Oh quanto è maggiore d'ogni altra sua cosa! Veramente questa lo manifesterebbe il primo de' poeti viventi in Europa".

Foscolo ebbe spesso, come visto, opinioni contrarie al Monti, in specie laddove questi elogiava Bonaparte, né si dimentichi il ruolo profondamente diverso esercitato dai due nella storia della letteratura italiana. Il secondo, più inquieto e ribelle, tese a una forma di intellettuale nuovo, cui era estraneo Monti, ancora legato alla vecchia immagine dell'uomo di cultura e meno percorso da spiriti anticonformisti, che non facevano parte della sua natura.

Tra i contemporanei, Monti godette di particolare favore presso Stendhal, che in merito alla produzione tragica ebbe l'ardire di definirlo "Racine d'Italie". Vanno ricordati anche gli elogi di Vittorio Alfieri e Giuseppe Parini in merito alla Bassvilliana. Il primo fu "entusiasta appassionato" del poema mentre l'abate disse: "Costui minaccia di cader sempre colla repentina sublimità de' suoi voli, ma non cade mai". Alfieri apprezzò anche le tragedie montiane, in particolare l'Aristodemo, quella che più si avvicina al suo spirito per profondità drammatica.

Secondo Giuseppe Mazzini, Monti rappresenta l'ultimo esponente della corrente neoclassica, ormai soppiantata da quella romantica. Il poeta romagnolo avrebbe avuto, sempre secondo Mazzini, solo epigoni che non vale la pena ricordare, eccezion fatta per il bresciano Cesare Arici.

In seguito, all'interno di una critica spesso discorde, si sono levate, a lode convinta del poeta, le voci di Tommaseo (che definì "immortali" i Pensieri d'amore) e di Giosuè Carducci, che apprezzò in particolar modo i temi classicheggianti e il linguaggio arcadico. Carducci curò, tra il 1858 e il 1885, varie edizioni delle poesie montiane, e sul suo esempio lo studioso reggiano Alfonso Bertoldi, allievo di Carducci all'Ateneo bolognese, diede alla luce, anche in collaborazione con Giuseppe Mazzatinti, due edizioni delle poesie e una, monumentale e completa, dell'Epistolario, comprendente lettere scritte tra il 1771 e il 1828. Bertoldi fu il primo a restituirci nella loro interezza i carteggi del poeta. Inoltre, con la cura propria della critica positivista, diede notizie molto precise sulle varie opere, anteponendo a ciascuna un cappello introduttivo in cui, oltre all'occasione che aveva generato il componimento specifico, forniva un breve quadro della situazione storica. Il lavoro bertoldiano è stato il modello degli studi del secolo successivo. Si è vista una particolare fioritura delle opere critiche negli anni a cavallo del 1930, per celebrare il centenario della morte di Monti.

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Opere principali

Tutta l'Iliade - Tutta l'Iliade su Internet
1776 - La visione di Ezechiello
1779 - Prosopopea di Pericle (ode), Saggio di poesie
1781 - La bellezza dell'universo (poemetto)
1782 - Cantate per la nascita del Delfino, Il Pellegrino Apostolico, Sciolti a Sigismondo Chigi, Pensieri d'amore
1783 - Versi
1784 - Al signor di Montgolfier (ode), Feroniade (poema incompiuto)
1786 - Aristodemo (tragedia)
1787 - Galeotto Manfredi (tragedia)
1788 - Sulla morte di Giuda (sonetti), Alla marchesa Malaspina della Bastia (ode)
1793 - Bassvilliana (poema incompiuto), Invito di un solitario a un cittadino
1797 - La Musogonia (poema incompiuto, iniziato nel 1793), Prometeo (poema incompiuto), Il fanatismo, La superstizione, Il pericolo (poemetti), Per il congresso di Udine (canzone)
1799 - Nell'anniversario del supplizio di Luigi XVI (inno)
1800 - Per la liberazione dell'Italia (canzonetta), Dopo la battaglia di Marengo, traduzione dell'opera di Voltaire La Pucelle d'Orléans - La pulcella d'Orleans
1802 - Mascheroniana (poema incompiuto), Caio Gracco (tragedia)
1803 - traduzione: Satire (Persio)
1805 - Il beneficio
1806 - Il bardo della Selva Nera (poema incompiuto)
1808 - I Pittagorici (dramma)
1809 - La spada di Federico II, La Palingenesi politica
1810 - Ierogamia in Creta, traduzione: Iliade (Omero)
1811 - Le api panacridi in Alvisopoli
1815 - Il mistico omaggio
1816 - Il ritorno di Astrea
1822 - Per un dipinto dell'Agricola, rappresentante la figlia dell'Autore (sonetto), Per le quattro tavole dell'Agricola (canzone)
1825 - Sermone sulla mitologia (poemetto), Le nozze di Cadmo e d'Ermione (poemetto)
1826 - Pel giorno onomastico della mia donna Teresa Pikler
1817-1826 - Proposta di alcune correzioni ed aggiunte al Vocabolario della Crusca

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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