Errori e orrori
Giornalismo errori e orrori
di Carlo Picozza e Fausto Raso
Gangemi editore
126 pagine, 12€
II edizione ampliata, riveduta e corretta
Spesso, nello scrivere, ci assalgono dubbi: chirurghi o chirurgi? Essiccare o essicare? Perché testardaggine vuole la doppia g e immagine no? Ancora: diagnosi e prognosi hanno lo stesso significato? Multa e contravvenzione sono sinonimi? Notte di favola o da favola?
Frasi e parole simili le incontriamo spessissimo sui giornali e le ascoltiamo nei notiziari radiotelevisivi e non sempre, ahimè, sono corrette. Incertezze ortografiche, morfologiche e sintattiche possono, all’improvviso, tornare a galla anche in chi, per mestiere, combatte con la lingua quotidianamente.
Oggi il giornalista, anche se fa parte di un’ottima redazione ed è assistito da programmi di correzione automatica può trovarsi a navigare in solitaria o perché lontano dal giornale o perché unico redattore di turno nella chiusura delle pagine o anche perché nella stesura di un pezzo per il giornale o di un servizio per la tv o la radio, si misura prevalentemente con sé stesso come fa rilevare, giustamente, Lorenzo Del Boca, nella presentazione del manuale Giornalismo. Errori e orrori ed ecco allora che viene in aiuto un piccolo-grande libro di Carlo Picozza e Fausto Raso, frutto di annotazioni ed esperienza di tanti anni di lavoro.
Il prezioso volumetto aiuta a uscire da una momentanea incertezza e a colmare qualche lacuna . Questo lavoro, fanno notare gli autori, «è nato quasi per divertimento. E di notte. Quando, di turno, per la ‘chiusura’ del giornale, le pagine si leggono e rileggono per correggerne sviste ed errori. Poi la prospettiva si è allargata alla annotazione di strafalcioni e appesantimenti linguistici scovati su altri quotidiani, su periodici; colti alla radio o alla tv.»
Questo manuale, organizzato rigorosamente in ordine alfabetico per una più facile consultazione, viene proposto dall’Ordine nazionale dei giornalisti come aiuto didattico alle centinaia di candidati che ogni anno affrontano l’esame di abilitazione alla professione. Ma è un valido strumento di lavoro anche per chi fa il mestiere di comunicatore, di editing, di web-writing, ed anche per chi fa il mestiere di studente .
Sì, scrivere bene vuol dire farsi capire bene , anche quando si usa un semplice SMS, anzi lo è addirittura di più. Poche parole a disposizione senza alcuna altra espressività, sappiamo bene tutti che l’ironia sfugge completamente a questo nuovo strumento di comunicazione e allora diviene sacrosanto utilizzare precisamente i termini.
Sintassi, semantica e pragmatica usate opportunamente concorrono a quello che Sapir Whorf ci insegna e cioè che la lingua determina la rappresentazione della realtà. Che grande responsabilità è dunque lo scrivere!
Il manuale, insomma, utile a tutti e a volte anche divertente, è un prontuario delle cose da non dire e da non scrivere per non essere piantati in Nasso dall’italiano, per usare una metafora della mitologia greca: Nasso è l’ isola dove Teseo abbandonò Arianna e per deformazione popolare Nasso è diventata asso.
Il libro composto di 126 pagine è valorizzato dalle illustrazioni di Massimo Bucchi e dalla prefazione di Curzio Maltese.
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