Perché le uova e non gli uovi?
Alcuni amici ci hanno chiesto il motivo per cui il plurale di uovo è uova e non come dovrebbe essere, uovi. I nomi maschili in -o non pluralizzano in -i? Come mai questo plurale strambo che non rispetta le regole?
Non è affatto strambo, amici, c’è sempre una spiegazione per tutte le cose, soprattutto per quanto attiene alla lingua. E la spiegazione ce la dà il padre del nostro idioma, il nobile latino. Alcuni nomi maschili in -ohanno il plurale in -a — cambiando anche di sesso — perché riflettono il plurale neutro latino dal quale provengono.
L’origine di questi plurali — che di primo acchito sembrerebbero strambi — va ricercata, dunque, nei plurali neutri latini da singolari in -um. Vediamo i più comuni: riso-risa; paio-paia; miglio-miglia; migliaio-migliaia; centinaio-centinaia; uovo-uova, per l’appunto. Nei tempi andati si aveva il plurale maschile ovie il femminile ove. Questi plurali si ritrovano, oggi, in alcuni dialetti, ma in buona lingua italiana sono assolutamente da evitare.
Un discorso a parte riguarda la mano, che ha entrambe le desinenze maschili (mano-mani) ma il genere femminile in quanto lo ha ereditato dal latino.
Vi sono, inoltre, alcuni maschili in -o con doppio plurale (-i, maschile; e -a, femminile) come, per esempio, braccio, che nella forma plurale può fare tanto bracci quanto braccia. Questi plurali, però, non si fanno a... braccio.
Invitiamo, quindi, i gentili lettori a consultare un buon vocabolario, uno di quelli “ vummaiuscolati”, prima di avventurarsi in un plurale errato.
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