Superfluità ridicole
Vediamo qualche superfluità ridicola piluccando qua e là (giornali quotidiani e periodici). Cominciamo con il vedere che cosa si intende per superfluità.
Recitano i vocabolari: ciò che non è necessario; eccedenza rispetto a ciò che è necessario. Nel nostro caso, potremmo dire che la superfluità linguistica è un’eccedenza di parole. Vediamo, dunque. Tra virgolette l’eccedenza: Il figlio promise al padre, per non deluderlo, che avrebbe studiato con “costante” assiduità; la madre del giovane arrestato soffre di gravi cefalee “alla testa”, per questo è stata ricoverata all’ospedale “per malati”; il giovane, alla visita medica di leva, fu posto in congedo provvisorio a causa di una penosa podagra (gotta, NdR) “ai piedi”; il Vittoriano si distingue immediatamente per la sua “magnifica” grandiosità; quel ragazzo si affermerà subito perché scrive ottimamente “bene”; la villa è circondata da un “piccolino” giardinetto; l’herpes è una fastidiosa eruzione cutanea “della pelle”; il presidente del Consiglio è ritornato “di nuovo” tra i terremotati; gli alunni hanno portato con sé, per la gita, cinque pagnotte “di pane”; voglia gradire, signor direttore, i miei “rispettosi” ossequi.
Ci fermiamo qui, per non annoiarvi oltre, facendovi notare che, in alcuni casi, non si tratta di superfluità ma di veri e propri errori. Errori che gli amanti del bel parlare e del bello scrivere debbono assolutamente evitare.
A proposito di eccedenza, forse è bene ricordare che il relativo aggettivo, eccedente, non si può adoperare come sostantivo. Abbiamo letto su un giornale: « L'eccedente è stato dato in beneficenza ». Si dirà la somma eccedente o l'eccedenza.
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