La locandina
Ci scrive Salvatore da Enna: «Gentile dott. Raso, mi sono imbattuto, per caso, nella sua meravigliosarubrica: l'ho messa subito nei preferiti. Le scrivo per una curiosità linguistica, che i vocabolari che ho consultato non hanno saputo soddisfare. Perché i manifesti che annunciano gli spettacoli teatrali o cinematografici si chiamano “locandine”? La locandina non è una piccola locanda? Cosa ha a che vedere con i manifesti pubblicitari? La ringrazio anticipatamente, se crederà opportuno rispondermi. Cordialmente».
Cortese Salvatore, perché non dovrei risponderle? La ringrazio, anzi, per avermi preferito. E vengo alla sua curiosità.
La locandina — come avrà letto nei vocabolari — è un «piccolo cartello affisso nei luoghi e sui mezzi pubblici per reclamizzare il programma di uno spettacolo»; nelle edicole, «manifesto che preannuncia alcune notizie di un giornale». Nulla che vedere, quindi, con una piccola locanda.
È una voce di origine romanesca (ed entrata di diritto nella lingua nazionale) derivata dagli avvisi che un tempo si affiggevano nei portoni delle case con la scritta latina «est locanda» (è da affittare), vale a dire c'è un appartamento che si può prendere in affitto; si diceva anche si appigiona.
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