Lo zeugma
Non vorremmo peccare di presunzione se diciamo che nessuno dei nostri lettori ha mai sentito parlare dello zeugma, anche se molto spesso, nel parlare o nello scrivere lo mette in pratica. Perché? Perché — come sosteniamo — molti sacri testi grammaticali snobbano questa figura retorica.
Lo zeugma è, infatti, una figura retorica che riunisce in dipendenza di un solo verbo più termini dei quali alcuni richiederebbero un verbo proprio. Prende il nome dalla voce greca ζεῦγος (zèugos, giógo) e significa aggiogamento, legame e in alcuni casi è un vero e proprio errore di grammatica.
Dante, il grande Dante, cade volutamente in questo errore quando riunisce alla dipendenza di un unico verbo due termini, ognuno dei quali vorrebbe altra dipendenza, là dove dice: «parlare e lagrimar vedrai insieme» (Inferno, XXXIII 9). Ora, secondo la logica grammaticale, avrebbe dovuto dire “vedrai lagrimare e udrai parlare”. Le lacrime, infatti, si vedono e il parlare si ode. Ma il Divino — come si sa — lo ha fatto per snellire la frase, e in lui lo zeugma non è un errore ma una forma di eleganza stilistica.
E a proposito di zeugma, ma forse è meglio dire di strafalcioni, ricordate — se volete parlare e scrivere correttamente — di non dare mai il medesimo complemento a due verbi diversi, ognuno dei quali deve reggere un complemento distinto. Non dite o scrivete, per esempio, «obbedite e rispettate i vostri genitori». Obbedire, solitamente, è un verbo adoperato intransitivamente, non può reggere, quindi, il complemento oggetto come lo ha, invece, il verbo rispettare. Non zeugmate, la sola forma corretta è: obbedite ai vostri genitori e rispettateli. Il primo verbo, infatti, richiede il complemento di termine, il secondo il complemento oggetto. Non rispettando questa “legge grammaticale” si cade in un errore che potremmo definire zeugma alla rovescia.
Così pure è errato dire, anche se si sente spesso, «era simpatico e ricercato da tutti». Si dirà, più correttamente, «era simpatico a tutti e perciò ricercato».
Un altro errore frequentissimo, e che si riscontra nei massinforma (giornali e radiotelevisioni), è quello di dare alla medesima parola (verbo) due complementi formati in modo diverso come, per esempio, «all’imputato piaceva vedere la televisione e di leggere». Sentite, oltretutto, la stonatura? L’unica forma corretta ed elegante è: «all’imputato piaceva la televisione e la lettura». Attenzione, però, e non ci stancheremo mai di ripeterlo: in grammatica non esistono regole assolute.
Molte volte ciò che è un errore, se commesso per mera ignoranza, può, al contrario, essere una forma di eleganza stilistica quando sia fatto ad arte da uno scrittore per ricavarne un certo effetto. Resta da stabilire una sola cosa: quali sono gli scrittori che si possono permettere di far testo? Quelli che un tempo dal salotto di Maurizio Costanzo pubblicizzavano il loro primo (e spesso unico) libro tra un consiglio per gli acquisti e l’altro, cioè tra una lavatrice e un dentifricio?
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