Stilo, stile e penna
Secondo il linguista Enzo La Stella la storia della scrittura si può riassumere nei tre vocaboli del titolo. Diamogli la "parola".
Inizialmente, e per molti secoli, si usò lo stilo o, latinamente, stilus, asticella appuntita da un lato per scavare un solco sulla tavoletta cerata e spatolata dall'altro per cancellare; da questo primitivo strumento deriva anche, per metafora, lo stile, prima nel senso di personale modo di scrivere e, poi, applicato anche ad altri campi della attività umana: stile architettonico, stile di vita e così via.
Più tardi la penna d'oca e la cannuccia (calamus, da cui calamaio) sostituiranno lo stilo, per cedere a loro volta il passo al pennino d'acciaio (sempre dalle penne degli uccelli), alla penna stilografica e, infine alla biro, così chiamata dal suo inventore, Làszlò Joseph Birò.
La penna che, a differenza dello stilo, scivola sulla carta o sulla pergamena senza graffiarla, ha bisogno di un liquido che lasci una traccia sul foglio, prima l'atramentum (composizione di nerofumo o nero di seppia o altri prodotti atri o scuri) e infine l'inchiostro (encaustum, bruciato), termine che sostituì il primo quando nuove tecniche richiesero il trattamento col fuoco degli ingredienti.
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