Intorbidire e intorpidire
Ancora due verbi che, nell’uso, spesso si confondono: intorbidire e intorpidire. Come “collezionare” e “collazionare” sono verbi denominali perché derivati da nomi (o sostantivi). Per il loro significato e il corretto uso, questa volta, diamo la “parola” al “Treccani” in rete:
INTORBIDIRE v. tr. e intr. [der. di torbido] (io intorbidisco, tu intorbidisci, ecc.). – Variante di intorbidare, in passato meno com. di questa forma, oggi invece altrettanto frequente (e spesso preferita), soprattutto negli usi fig. e nell’intr. pron.: i. le cose, la mente, la situazione; gli occhi, sotto la fronte corrucciata, gli si erano intorbiditi (Stuparich).
INTORPIDIRE v. tr. e intr. [der. di torpido] (io intorpidisco, tu intorpidisci, ecc.). –
1. tr. Rendere torpido, diminuire la sensibilità e la prontezza di movimento del corpo o d’una sua parte: il freddo, l’inerzia intorpidiscono le membra. Fig., infiacchire, rendere lento, pigro, riferito in genere alle facoltà intellettuali: l’indolenza intorpidisce la mente, lo spirito, la volontà.
2. intr. (aus. essere) Divenire torpido, essere preso da torpore fisico o spirituale: famiglie aristocratiche che intorpidivano nell’eccessivo benessere; anche con la particella pron., soprattutto nel sign. proprio: stando fermo al freddo mi si sono intorpidite le gambe. ◆ Part. pass. intorpidito, anche come agg.: membra intorpidite; volontà intorpidita; avere il cervello intorpidito.
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