Il tànghero e il «tanghista»
Incredibile, ma vero. Tempo fa, le nostre povere orecchie, anzi, correttamente, i nostri poveri orecchi, ebbero la sventura di udire queste frasi: “Giulio, accendi il televisore, c'è il campionato internazionale di tango al quale partecipano tutti i migliori tàngheri”. Facemmo fatica a trattenere il sorriso per non offendere i nostri illustri ospiti. Il tànghero, con il rispettivo femminile (tànghera), chiariamolo subito, è la persona zotica, rozza, ottusa e villana: con te non si può discutere, sei proprio un tànghero! La sua origine, vale a dire l'etimologia, è sconosciuta. Il linguista Ottorino Pianigiani, però, avanza un'ipotesi che facciamo nostra: «Dal barb. latino ‘tànganum che corrisponde con l'antico francese ‘tangre', ostinato, resistente, affine al verbo francese ‘tangoner', stringere, e al modello tedesco ‘Zange', e deriva da una radice germanica ‘Tahn-', tener saldo, tener fermo (…)». Il tànghero, potremmo dire, è la persona “ferma sulle proprie posizioni”, quindi ostinata, e “tiene strette le sue idee”.
Per quanto attiene, invece, al ballerino professionista di tango - non avendo un nome specifico - proporremmo di chiamarlo "tanghista" (il tanghista, la tanghista). Il suffisso "-ista", infatti, si adopera per indicare la persona che svolge una certa attività: violino/violinista; camion/camionista; bar/barista ecc. Perché, dunque, non chiamare "tanghista" chi, per professione, balla il tango? Che ne pensano gli amici blogghisti? Attendiamo i loro cortesi commenti.
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