Saltare e salire
Due parole due, su... due verbi "fratelli" che possono essere tanto intransitivi quanto transitivi e possono prendere entrambi gli ausiliari (essere e avere) a seconda del contesto: saltare e salire.
Cominciamo con il primo, che prenderà l'ausiliare avere se si considererà l'azione in sé stessa: la fanciulla ha saltato per tutta la giornata; l'ausiliare essere, invece, se si mette in evidenza l'azione del verbo in rapporto a un luogo di arrivo o di partenza: l'operaio è saltato dal tetto.
Alcuni lo usano come sinonimo del verbo culinario "rosolare": carne saltata in padella e simili. Con questo significato rispecchia il francese "sauter". Chi ama il bel parlare e il bello scrivere lo aborrisca.
E veniamo a salire. Per quanto attiene all'uso degli ausiliari valgono le medesime 'regole' riportate per il verbo fratello saltare: Giovanni ha salito senza mai riposarsi; l'operaio è salito sul tetto per ripararlo.
Un'ultima annotazione. Le forme con l'infisso "-isc-" (salisco, salisce, saliscono, salisca ecc.) sono popolari e da evitare in buona lingua italiana.
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