Pillole di (buona) lingua

Chi ama la lingua non segua l'esempio di taluni scrittori che fanno seguire il verbo preferire dalla preposizione di e un altro verbo all'infinito: preferisco di non esprimermi al riguardo; preferisco di dormire invece di andare a passeggio.
L'uso "corretto" respinge la preposizione di: preferisco non esprimermi... Premesso che la
lingua non si "fa a orecchio", non sentite come quella preposizione stoni... agli orecchi? Alcuni, addirittura, e questo è un vero e proprio errore, adoperano il verbo suddetto come una sorta di comparazione facendolo seguire dall'avverbio piú: preferisco piú l'automobile al treno.
Si dirà, correttamente, preferisco l'automobile al treno; oppure, mi piace di piú l'automobile che il treno.
*
È invalso l'uso, "non ortodosso", di adoperare la locuzione rispetto a... come termine di paragone o di contrapposizione.
Chi ama il bel parlare e il bello scrivere non la usi, anche se c'è l' "imprimatur" di alcuni vocabolari. Una città, per esempio, è piú o meno bella di un'altra (non rispetto a un'altra); cosí come non si dirà che i sindacati rispetto agli industriali rivendicano piú investimenti; si dirà, "correttamente": i sindacati, nei confronti degli industriali, rivendicano piú investimenti.
*
Le persone che amano scrivere e parlare correttamente dovrebbero prestare molta attenzione — a nostro avviso — sull'uso del verbo impegnare, adoperato molto spesso in modo improprio (con la "complicità" — sempre a nostro avviso — di alcuni vocabolari permissivi).
Questo verbo, dunque, composto con il prefisso "in-" e il sostantivo "pegno", propriamente significa dare qualcosa in pegno (anche metaforicamente): il Tizio ha impegnato tutti i mobili di casa per pagare il debito; ha impegnato il suo onore (uso metaforico) in questa faccenda.
Non è adoperato correttamente — come molti fanno, alla testa i mezzi di comunicazione di massa — nel significato di "attaccare battaglia" (i soldati hanno impegnato una feroce battaglia); nel significato di "prenotare un tavolo" (ho impegnatoun tavolo per domani sera); nel significato di "occupare una corsia" e simili (l'automobile ha impegnatola corsia di emergenza).

"Avvenire" e "a venire" - a nostro modo di vedere - non sono la "stessa cosa"; non si potrebbero adoperare indifferentemente. "A venire" è una locuzione con valore aggettivale; "avvenire" è un sostantivo. Scriveremo, dunque, l'"avvenire" dei giovani e gli anni "a venire", cioè gli anni futuri, che devono venire.

09-05-2018 — Autore: Fausto Raso