Ripugnevole, perché no?
«Pregiatissimo dottor Raso,
un amico mi ha indirizzato al suo blog per risolvere un dubbio linguistico. L'insegnante di mio figlio (I liceo scientifico) ha sottolineato con la fatidica matita blu un ripugnevole che mio figlio ha adoperato in un componimento. Secondo il docente ripugnevole non esiste, la sola forma corretta è ripugnante. Ha ragione l'insegnante? In effetti tutti i vocabolari che ho consultato non attestano l'aggettivo in oggetto. La ringrazio anticipatamente per la cortese risposta che vorrà darmi e la saluto cordialmente.
Ovidio P.
Macerata»
Gentile Ovidio, ripugnevole, effettivamente, non è attestato nei vocabolari dell'uso, che registrano solamente ripugnante. Non mi sento, però, di condannare (e qui mi attirerò gli strali di qualche linguista) ripugnevole, formato con ripugnare e il suffisso -evole.
Leggiamo dal Treccani:
«-évole [lat. -ĭbĭlis]. — Suffisso derivativo di aggettivi che hanno per lo più senso attivo, benché non manchino esempî di senso passivo, ed esprimono l'attitudine, la capacità, la possibilità o la necessità di quanto predicato dal verbo che funge da base: biasimevole, girevole, incantevole, lacrimevole, onorevole, piacevole, scorrevole. Per estensione, il suffisso è usato non di rado per trarre aggettivi da nomi: compassionevole, favorevole, ragionevole. Le varianti dotte sono -abile e —ibile».
L'aggettivo contestato dal docente si trova, inoltre, in alcune pubblicazioni. Clicchi sul collegamento in calce.
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