Mezzo e metà
Due parole, ancora, sull'uso corretto di mezzo perché la stampa, nonostante le nostre modeste prediche continua, imperterrita, ad adoperare il vocabolo in oggetto in modo errato; lo considera sempre aggettivo e lo concorda con il sostantivo cui si riferisce: due ore e mezza.
No, amici: due ore e mezzo. Questa la sola forma corretta (nonostante ci siano i soliti bastian contrari fra i vocabolaristi e i linguisti).
Perché due ore e mezzo è l'unica forma corretta? Perché in questo caso mezzo non è aggettivo, ma sostantivo neutro e sta per una metà (di un'ora). Si dirà correttamente, quindi, due ore e mezzo, vale a dire due ore e una metà di un'ora.
Quando mezzo è sostantivo, insomma, e, come detto, sta per una metà ed è posposto al sostantivo al quale è unito tramite la congiunzione e deve rimanere invariato: due etti e mezzo; cinque chili e mezzo; due settimane e mezzo; tre ore e mezzo.
Attenzione, però, amici lettori, a non confondere mezzo con metà, ché sono due cose distinte, come giustamente fa osservare Leo Pestelli nel suo preziosissimo libro.
«Metà è una delle parti uguali di checchessia, le quali, unite insieme, compongono un tutto; Mezzo, quel punto che è ugualmente lontano dagli estremi, il lettore ci perdoni il ricordo pedantesco; ma importava rinfrescare che Metà non è Mezzo. Abbiamo fatto una metà del cammino, è dunque ben detto; non così, come purtroppo si dice: Siamo a metà del cammino, perché essendo nel punto che segna le due metà della strada, siamo, come insegna Dante nel primo verso della Commedia, Nel mezzo del cammino o A mezzo il cammino. Così, rettamente: Vi attendo a mezzo febbraio, e non alla metà di febbraio».
Pedanteria? Giudicate voi.
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