L'alternativa
Due parole sull'uso corretto di alternativa. L'argomento, forse, è stato già trattato e, nel caso, ci scusiamo per la ripetizione. Ma abbiamo notato che buona parte dei così detti mezzi di comunicazione di massa ignora il buon uso del termine e lo adopera a sproposito.
I grammatici sostengono, dunque, che per alternativa si deve intendere una scelta, o meglio una possibilità di scelta fra due termini e non come una delle possibilità che la scelta stessa concede. La frase, per esempio, l'alternativa è o morire o combattere è correttissima in quanto esiste un'«alternativa», vale a dire la possibilità di scegliere di combattere o di morire.
Se diciamo, invece, «non ha altra alternativa che morire» il discorso è agrammaticale, anzi insensato, perché non esiste possibilità di scelta. Che fare, quindi, in caso di dubbio sul corretto uso di alternativa? Seguire i consigli di alcuni grammatici: sostituire alternativa con dilemma. Se il discorso fila, cioè ha un senso, l'uso di alternativa è corretto, altrimenti no.
Vediamo con alcuni esempi pratici. Nella frase, vista prima, «l'alternativa è o morire o combattere» l'alternativa si può sostituire con dilemma e il discorso fila ugualmente: il dilemma è o morire o combattere. Nella seconda frase, invece, «non ha altra alternativa che morire» l'alternativa non si può sostituire con dilemma perché non ha senso dire, infatti, «non ha altro dilemma che morire». L'uso di alternativa, in questo
caso, è, dunque, spudoratamente scorretto.
I massinforma — come dicevamo — sono incuranti di queste norme (le conoscono?) e fanno un uso (e abuso) improprio, anzi scorretto, di alternativa. Ma sono in buona compagnia, dobbiamo dire, perché anche i vocabolari non sono da meno. Lo Zingarelli, per esempio, riporta: «Non avere altra alternativa; gli restava una sola alternativa». Provate a sostituire alternativa con dilemma e vedrete che i conti non tornano.
Il Sandron registra: «La sola alternativa che ci resta è la resa». Avverte, però, che l'uso è improprio. Noi sosteniamo, invece, che è maledettamente scorretto.
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