La lingua e la sua evoluzione
Gli appassionati di lingua sanno benissimo che ogni lingua è in perpetua formazione. Ogni secolo della nostra cultura e della nostra storia ha, infatti, lasciato un segno indelebile nel lessico, e gli studiosi di linguistica, per la precisione gli scienziati che si interessano della grammatica storica, sono in grado di stabilire — con la massima certezza — in quale periodo storico e alcune volte anche in quale anno e per quale occasione si è cominciato ad adoperare un determinato vocabolo relegando nella soffitta della lingua, nel contempo, le parole ritenute superate dai tempi e bollate, quindi, come arcaiche o desuete.
Un esempio per tutti: la tolda. Questa è, anzi era, il ponte superiore scoperto delle navi a vela; non ha senso, quindi, adoperare questo termine nell'èra dei sottomarini.
Nell'epoca in cui viviamo, dunque, il progresso ha dato la stura alla creazione di nuovi vocaboli, e tutti i giorni possiamo assistere alla nascita — a noi piace dire genesi — di qualche nome nuovo (i così detti neologismi). Anche in questo caso un esempio per tutti: la televisione (ormai, però, il termine ha perso l'appellativo di neologismo).
A questo proposito riteniamo molto interessanti i sostantivi coniati con i prefissi stra- e super-, per esempio; oppure con il suffisso -issimo, quest'ultimo, però, secondo le norme grammaticali, più adatto per la formazione del superlativo assoluto degli aggettivi. Una corazzata enorme, quindi, è una supercorazzata; un cannone di grosso calibro diventa un cannonissimo o un supercannone. La vita semplice dei paesi è chiamata strapaese; mentre quella tumultuosa delle grandi città diviene stracittà. Gli amanti, meglio amatori, del teatro conoscono benissimo la poltronissima, che non è altro che una poltrona più vicina al palcoscenico e ha un prezzo più elevato delle altre comuni poltrone. Ma vediamo ancora.
Per indicare il fiocco tessile ricavato dalla ginestra è stato inventato il ginfiocco; e per denominare la lana sintetica derivata dalla caseina è stato coniato il lanital. L'ultimo conflitto mondiale ha regalato alla nostra lingua il termine picchiatelli per designare gli aviatori che bombardano gli obiettivi nemici in picchiata (in gergo aviatorio la picchiata è la discesa molto veloce di un aereo secondo una traiettoria più o meno perpendicolare al suolo, ndr).
Occorre ricordare, però, per amore della verità linguistica, che picchiatello già esisteva nel nostro idioma ed aveva (ed ha) un'accezione diversa: pazzerello. Sempre dall'ultimo conflitto mondiale ci viene la quinta colonna, termini con i quali si indicano i fautori di una nazione in guerra i quali vivono ed operano a favore di questa nel territorio nemico.
È interessante vedere la genesi storica (oltre che linguistica) di quest'ultima espressione. Diciamo subito che la locuzione è di matrice iberica. Durante la guerra civile di Spagna quattro colonne del generalissimo Franco mossero all'assalto; con molta probabilità l'azione bellica non sarebbe riuscita senza l'apporto, efficacissimo, dei sostenitori del caudillo, restati nelle città occupate dai rossi.
Questi amici di Franco formavano, per tanto, un'altra colonna, chiamata quinta per distinguerla dalle altre quattro che davano l'assalto. L'espressione piacque moltissimo e trovò la sua fortuna linguistica tanto che restò (e resta) a indicare l'insieme dei sostenitori di un esercito anche quando quest'ultimo è composto di più di quattro colonne.
Potremmo continuare ancora, ma crediamo che questi pochi esempi siano sufficienti a mettere in evidenza la perpetua formazione di una lingua ma anche, e forse soprattutto, la sua evoluzione.
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