Essere giù di corda
Questo modo di dire — di uso prettamente familiare — si adopera allorché si vuole mettere in evidenza uno stato di abbandono psicologico: «Lasciamo stare, Mariella, sono giù di corda; mio figlio, nonostante i miei sforzi per aiutarlo, non è riuscito a prendere quel benedetto pezzo di carta e ora, con molta probabilità, dovrà partire per il servizio militare (quando era obbligatorio) e non so se, una volta terminata la leva, avrà ancora la voglia e la pazienza di riprendere gli studi interrotti. Sono proprio avvilito».
Essere giù di corda significa, quindi, essere avviliti, abbattuti, esser vuoti dentro e non avere la forza di agire o reagire.
Ma cosa ha che vedere la corda con la suddetta locuzione? Semplicissimo. Si tratta — come avviene spesso per i modi di dire — di un traslato.
La corda, infatti, è quella che serviva (serve?) per dare la carica agli orologi a contrappeso. Quando questo (e la corda che lo regge) si trovava in basso l'orologio era scarico e per farlo funzionare nuovamente occorreva tirar sù la... corda.
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